La notizia dei provvedimenti restrittivi nei confronti di 37 giovani, per lo più di origine migrante, tra cui 13 minorenni, indiziati di devastazione e saccheggio commessi nel centro di Torino il 26 ottobre ai danni di alcuni esercizi commerciali ha trovato il capo espiatorio nel quartiere Barriera di Milano. Una lettera dei giovani di Barriera, che Acmos incontra da molti anni, racconta invece di un territorio complesso ricco di fragilità ma anche di “realtà, associazioni e singoli che creano opportunità e curano spazi di aggregazione e socializzazione per tutti i suoi abitanti”. Qui Maurizio Ambrosini ragiona sui rischi di scegliere la strada dell’ordine pubblico e sul bisogno di rafforzare scuola ed educazione exstrascolastica, qui invece Marco Revelli ricorda come sotto il tappeto di vetri infranti in quella protesta cova un serbatoio di benzina sociale, di frustrazione e risentimento, cresciuto sotto traccia non nei mesi della pandemia ma nei decenni del declino urbano, della morte sociale delle periferie, nella decomposizione dei gruppi sociali. Molti di questi temi sono al centro dell’inchiesta “Torino ha bisogno di riprendere fiato” dedicata alla città della Mole ma che parla a molte periferie urbane, pubblicata su Territori Educativi

Lettera dei giovani per Barriera di Milano
“Siamo un gruppo di ragazzi nati e cresciuti in Barriera di Milano e che non si sentono definiti dagli stereotipi che da molto tempo vengono utilizzati per descrivere il nostro quartiere ed i suoi abitanti. Abbiamo perciò deciso di provare a prendere la parola e raccontare cos’è per noi Barriera.
È vero: il nostro quartiere è molto popoloso, eterogeneo, ricco di fragilità e delle problematiche che a queste si accompagnano, non bisogna nasconderlo. Ma proprio perché complesso, per raccontarlo è necessario prenderne in considerazione tutte le peculiarità, e descriverlo sotto tutti i punti di vista che lo caratterizzano. Se narrato in questo modo, il nostro quartiere non risulterà così diverso da altre zone di Torino: composito e vitale come la città in cui viviamo. Come la società in cui viviamo.
Allora perché sempre Barriera? Perché sempre Lei al centro delle cronache? Perché i capri espiatori fanno comodo, e Barriera di Milano lo è ormai da tempo. Le sue fragilità e la presenza di famiglie straniere hanno reso facile farlo diventare La zona pericolosa e problematica per antonomasia, abitata da delinquenti e fannulloni. In una parola: dagli irrecuperabili.

È perfino superfluo dire che queste descrizioni non rappresentano la Barriera che conosciamo e viviamo tutti i giorni: un quartiere ricco di realtà, associazioni e singoli che creano opportunità e curano spazi di aggregazione e socializzazione per tutti i suoi abitanti. In breve, persone che si prendono cura le une delle altre.
Insomma, nel bene e nel male, Barriera di Milano è Torino e Torino è Barriera di Milano. Purtroppo, però, la “Città” sembra troppo spesso dimenticarsene”.