«L’unico reato che abbiamo commesso è aver osato chiedere asilo in Svizzera», dice uno dei migranti del film Vol spécial, del regista di Fernand Melgar. Il migrante che parla si chiama Geordry ed è stato recluso in uno dei 28 centri di espulsione della Svizzera, in quanto «clandestino». Lo straordinario documentario, già presentato al Festival di Locarno e ora distribuito in Italia da Zalab, ha appena vinto il Grande Premio del Lampedusa Film Festival.
Ogni anno, in Europa, circa 600.000 persone «illegali», bambini inclusi, sono detenute per un semplice illecito amministrativo. Per la prima volta in Europa, una troupe è potuta entrare per nove mesi in uno di questi centri, a Frambois (Ginevra) per raccontare soprattutto cosa accade quando vengono espulse, cioè quando la loro vita viene distrutta.
Centinaia di persone vivono sospese, in attesa di un «vol spécial», gestito dall’Ufficio federale della Migrazione. Quelli che si rifiutano di partire sono sono imbarcati con la forza, legati con cinghie e nastro isolante sulla bocca, ammanettati e costretti a indossare elmetti e pannolini. Queste condizioni di rimpatrio, che hanno già provocato diversi morti, sono al centro di molte proteste: Ad alcuni dei rimpatriati può capitare di tornare in un paese che da anni non è più il loro. Come a Geordry, la cui storia è raccontata nel film, tornato in Camerun, incarcerato poco dopo il suo atterraggio e torturato per aver sporcato l’immagine del suo paese. Le autorità camerunesi sono infatti entrate in possesso dei documenti della sua richiesta d’asilo.
Melgar, già regista della pluripremiata La Forteresse (2008) è riuscito a raccontare cosa vuol dire disumanizzazione e razzismo istituzionale.
Guarda
Breve presentazione del film
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Intervista al regista Melgar (in lingua francese con sottotitoli in italiano)
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