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Vivere nella Terra dei Fuochi

Miriam Corongiu
24 Ottobre 2013
“Si, vivo nella Terra dei Fuochi, lo scoop periodico di tutti i quotidiani, tra inceneritori vecchi e di prossima costruzione, discariche abusive, corruzione e camorra…. Uno studio del 2004 pubblicato su The Lancet Oncology ha definito “triangolo della morte” l’area della provincia di Napoli compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, popolata da circa 600.000 abitanti. In quest’area, lo studio apprezza un indice di mortalità per patologie tumorali molto più alto che nel resto d’Italia. E cosa fa la regione Campania? Dice che per le bonifiche ambientali si è stimato ci vorranno 80 anni. Mi ci sono voluti solo alcuni giorni per leggere accuratamente vari studi e rapporti sulla situazione dei rifiuti in Campania. Soltanto tre mesi per perdere mio padre. Occorrono pochi minuti ai camion delle imprese del Nord, dell’Austria e della Germania, per sversare i rifiuti pericolosi nelle cave abusive e anche nelle discariche legali…. Se c’è una strada per cambiare è quella delle decrescita. Non solo come percorso personale di risveglio delle coscienze ma, ad esempio, come raccolta differenziata, che in molti comuni del napoletano ha già raggiunto percentuali altissime”.

di Miriam Corongiu

tfSi, vivo nella Terra dei Fuochi, lo scoop periodico di tutti i quotidiani, tra inceneritori vecchi e di prossima costruzione, discariche abusive, corruzione e camorra. E malattie mortali.

E sono anche costretta ad ascoltare le ignominiose offese di un Adinolfi qualunque, che tweetta a vanvera di un popolo di cui non sa nulla. Lasciamo pure perdere Adinolfi, che non merita uno straccio di commento, ma non posso far finta di non sentire le assurde considerazioni del ministro Balduzzi prima e della Lorenzin poi.

Alla Lorenzin vorrei chiarire, anche se con ritardo, che i Fuochi di questa Terra non sono quelli degli accendini e delle sigarette, ma quelli che si appiccano di notte e di giorno per bruciare i rifiuti tossici che è troppo costoso smaltire legalmente. Forse, se volesse parlare seriamente dell’argomento, potrebbe partire proprio da qui, magari confrontandosi con il suo collega Orlando e magari approfondendo anche la questione degli incentivi Cip6. Ci provi.

Lungimiranza e sapienza? Stato? Destra e sinistra sono ugualmente inette, quando non perniciose.

L’emergenza rifiuti in Campania è durata ben 16 anni, dal febbraio 1994 al dicembre 2011: un po’ troppo per essere un’emergenza da gestire con poteri straordinari, pari a quelli conferiti in caso di calamità naturali o stato di guerra. Il tutto in deroga alle normative vigenti e utile solo a dichiarare le discariche siti di rilevanza strategica, come se fossero basi militari, in modo che qualunque manifestazione o fotografia potesse essere ritenuta illegale.

In 16 anni, opposte parti politiche si sono avvicendate al governo della regione, da Rastrelli a Caldoro, senza cambiare di una virgola lo status quo e idem si dica per il governo centrale. Segno che gli interessi sono bipartisan e che la miopia, vera o fittizia che sia, non conosce bandiera. Nel frattempo, qui ,si muore.

Due dati da snocciolare per rendersi conto della situazione.

Uno studio del 2004 pubblicato su The Lancet Oncology da Kathryn Senior e Alfredo Mazza[1], ricercatore del CNR di Pisa, ha definito “triangolo della morte” l’area della provincia di Napoli compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, popolata da circa 600.000 abitanti. In quest’area, lo studio apprezza un indice di mortalità per patologie tumorali molto più alto che nel resto d’Italia e collegato agli sversamenti illegali di rifiuti tossici nella regione.

L’inceneritore di Acerra, situato in località Pantano, già dichiarata nel 1987 area ad elevato rischio ambientale e nel 2001 luogo natale di pecore malformate e morte poi per cancro[2], sorge, imponente e maestoso, nel marzo del 2009, a 5 anni dallo studio scientifico internazionale, dopo vicende politiche e amministrative più che nebulose e dopo che i cittadini, in quell’agosto, vennero caricati dalla polizia. Il sindaco di Acerra fu arrestato perché manifestava con loro.

Il registro tumori in Campania? L’Istituto Pascale, il più grande e attrezzato centro oncologico del sud, e il combattivo dott. Marfella ne fanno richiesta dal 2006. Quello che abbiamo (ASL NA4), su base regionale e non provinciale, ha enormi difficoltà economiche e i nuovi progetti rimangono chiusi nei cassetti della giunta regionale[3]. A Caivano, di recente sono stati 300 i morti, il 70% dei quali per tumore, ma ce lo dice il direttore del Cimitero, parlando con don Patriciello, il parroco del paese. Eh si, perché qui le stime si fanno contando a mano le tombe e a portare risultati sono i preti, non le istituzioni.

E cosa fa la regione Campania? Dice che per le bonifiche ambientali si è stimato ci vorranno 80 anni.

80 anni.

Mi ci sono voluti solo alcuni giorni per leggere accuratamente vari studi e rapporti sulla situazione dei rifiuti in Campania e trarne le giuste conclusioni.

Soltanto tre mesi per perdere mio padre.

Occorrono pochi minuti ai camion delle imprese del Nord, dell’Austria e della Germania, per sversare i rifiuti pericolosi nelle cave abusive e anche nelle discariche legali, quelle dove per cambiare un’etichetta sulle ecoballe, basta mescolare 10kg di arsenico a 10 tonnellate di RSU, in modo che l’arsenico non venga affatto registrato. Perché le procedure, quelle europee, lo consentono (“teoria del codice prevalente” del Catalogo Europeo dei Rifiuti).

Qualche mese per censire tutti i terreni contaminati (la Magistratura sa perfettamente quali sono) e interdirli alla coltivazione, presidiandoli poi perchè lo siano davvero, per evitare esportazioni nocive in tutta Europa e per salvaguardare gli agricoltori che non si arrendono e che ancora possono contare su terreni intatti.

tf2Ha ragione Franco Ortolani, ordinario di Geologia alla Federico II di Napoli, Dipartimento Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, a dire che qui la bonifica dovrebbe essere soprattutto antropica e che 80 anni sono il tempo che ci vuole per far arricchire i soliti noti, non a rendere di nuovo felix il nostro territorio che di anni, per tornare vivo, ne necessiterebbe tecnicamente molti meno.

Se c’è una strada è quella delle decrescita.

Non solo come percorso personale di risveglio delle coscienze, di amore per ciò che di buono è stato cancellato e di corretta rivalutazione della nostra storia politica ed economica.

In una terra dove il km 0 è un’altra forma di condanna, dove è a rischio, secondo le stime della Coldiretti, la più grande risorsa economica e di impiego della Campania con 13 dop, 8 igp, 4 docg, 15 doc, 10 igt e 335 prodotti tradizionali[4], dove i bambini muoiono e dove l’autismo è in crescita dilagante a causa dell’inquinamento[5], dove si costruiscono scuole materne su fondazioni ricolme di rifiuti tossici (ad Acerra) e nuovi inceneritori (a Giugliano si combatte in questi giorni), la soluzione, se c’è, non può più essere solo demandata alla coscienza civica delle singole persone.

In molti comuni del napoletano, la raccolta differenziata ha raggiunto percentuali più alte che nel resto d’Italia, ma se per alimentare l’inceneritore di Acerra, secondo il progetto della FIBE che lo ha costruito, occorrono 8000 tonnellate al giorno di RSU, è lecito chiedersi dove vadano a finire i nostri sforzi. Negli 8.000.000 di ecoballe, stipate in ogni angolo della regione, c’è finito di tutto.

Ben venga, quindi, la 1a conferenza nazionale su Decrescita, Sostenibilità e Salute (Roma, 28 ottobre) che consentirà al movimento di entrare nel Palazzo e di farsi ascoltare. La rete, quella fatta di impegno e trasparenza, è un imperativo categorico se volete salvarci. Se vogliamo salvarci.

Perché la Campania muore, ma si sbaglia, e di grosso, chi pensa che questo sia un problema solo nostro, perché ovunque, in tutto il pianeta, «I rifiuti non esistono più, esistono solo merci. Merci da commercializzare[6].»

E quando ogni cosa è vista solo in termini di profitto, anche la vita umana cessa di essere preziosa.

Note

[1] Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte” italiano collegato alla crisi dei rifiuti).

[2] www.laboratoriocampano.it

[3] “Campania, lo scandalo del registro tumori inesistente”, di Enzo Ciaccio in Lettera 43, 6 settembre 2013

[4] “Terra dei Fuochi, SOS Coldiretti. A rischio migliaia di aziende”, in La Repubblica, 7 ottobre 2013

[5] Blog di Antonio Marfella, Dirigente Responsabile della SSD di Farmacoeconomia dell’IRCCS Fondazione Sen G Pascale e membro della Commissione regionale Emergenza Rifiuti nel 2008 – 20 luglio 2010

[6] “Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano” di Alessandro Iacuelli, (Rinascita edizioni, 2007), p.176

Fonte: decrescita.com

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