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Vivere a Castel Volturno

Daniele Moschetti
01 Gennaio 2020

Nell’immaginario di tanti Castel Volturno resta un insieme fatto di case abusive, rifiuti, commercio di droga, camorra e mafia nigeriana. Per scoprire un racconto più complesso di questa cittadina – nota anche per l’alto numero di migranti e per l’amministrazione comunale commissariata tre volte negli ultimi vent’anni -, basta fare un salto tra chi costruisce ogni giorno un territorio diverso, come ad esempio i missionari comboniani, l’associazione Black and White e il suo fantastico doposcuola, la sartoria solidale Action Women di donne nigeriane che collaborano con donne di Napoli

È difficile descrivere in poche parole la complessità della storia e della realtà del territorio di Castel Volturno, in provincia di Caserta. Negli ultimi cinquant’anni i cambiamenti sono stati enormi, passando da uno sviluppo turistico ed edilizio straordinario all’insegna dell’illegalità e di una cementificazione da record negli anni Sessanta, all’arrivo di tante persone da altri luoghi della Campania (terremoto e bradisismo degli anni Ottanta), alla presenza numerosissima di migranti soprattutto dell’Africa subsahariana (in particolare Nigeria e Ghana) e da paesi dell’est (Ucraina e Polonia) dagli anni Novanta. E sopratutto l’onnipresenza della camorra e malavita organizzata, prima solo locale e poi anche mafia nigeriana, presenti entrambi dove c’è occasione di grandi affari: tratta delle persone, gestione della prostituzione, caporalato, spaccio di droga, appalti edilizi, smaltimento di rifiuti etc..

Qui il degrado ambientale non ha risparmiato nulla: aria, fiumi, mare, natura, pinete, terreni, strade, abitazioni. Castel Volturno nell’immaginario di tanti italiani è stato ridotto a un paese con montagne di rifiuti per le strade; prostitute lungo la Domitiana, case diroccate e abusive; tanti africani nel territorio; facilità di reperimento della droga… I mezzi di comunicazione sociale nazionali e locali (tv, radio, giornali, riviste e social network) sono spesso tendenziosi e manipolatori soprattutto a scopi politici o economici, incapaci o non interessati a sottolineare le eccellenze e gli sforzi di tante persone e comunità che lottano per migliorare le cose belle che pure ci sono. Molti progressi sono stati fatti su vari fronti anche se nello smaltimento dei rifiuti Castel Volturno rimane tra gli ultimi comuni della provincia di Caserta per la raccolta differenziata (dati del 2018: 35 per cento). Purtroppo aumentano i roghi tossici all’aperto sul territorio e non è stato fatto nulla per rimuovere e/o bonificare le tonnellate di rifiuti tossici sepolti nel territorio infestato del basso Casertano e alto Napoletano, la cosiddetta e nota “Terra dei Fuochi”. Il rischio di cancro e tumori è altissimo in queste zone e non c’è famiglia che non abbia avuto o abbia qualcuno malato. Questa zona della Campania ha un tasso di rischio maggiore del 20 per cento di tumori rispetto a tutta la regione e quindi anche del Paese intero.

Il piccolo paese non c’è più

Castel Volturno, il piccolo paese di contadini e allevatori di bufale, è diventato in fretta e disordinatamente una cittadina di circa 40.000 abitanti, e alle persone di origine italiana (20.000) se ne sono aggiunte molte di origine straniera, appartenenti a 78 etnie (5.000 con permesso di soggiorno regolare e da 10-15.000 senza permesso, o con permesso scaduto o nel processo di rinnovarlo). Da molti anni questo territorio è caratterizzato da una marcata multietnicità e multiculturalità (e multireligioso, in questo angolo della Campania ci ci sono altre quattro parrocchie cattoliche, due moschee e una quarantina circa di chiese pentecostali, con buone relazioni di reciprocità).

La facilità di trovare alloggio in una casa in pessime condizioni e spesso abusiva (praticamente la maggioranza delle costruzioni non ha avuto alcuna manutenzione per anni) e la possibilità di sopravvivere nell’illegalità, sono ancora fattori che attirano tanti migranti. Inoltre le politiche disastrose, restrittive e repressive degli ultimi anni continuano ad alimentare gli arrivi e la clandestinità. Soprattutto a minare sempre più la salute mentale di molti migranti.

Il comune si affaccia sul mare stendendosi per ventisette chilometri sul litorale e ha una superficie di settantadue chilometri quadrati. Una stupenda pineta mediterranea si stende tra il mare Tirreno, la spiaggia e la vecchia strada romana Domitiana. Oltre all’antico borgo del centro storico, si è sviluppato in decine di viali che vanno dalla strada principale alla spiaggia. Con queste caratteristiche, il territorio è difficile da governare e da gestire; per i servizi di cui la popolazione ha bisogno e per le forze di sicurezza che sono davvero irrisorie; per una presenza così massiccia e complessa di popolazione, di illegalità diffusa sia per i cittadini italiani che per stranieri.

Il comune è stato commissariato tre volte

Le amministrazioni comunali passate hanno cercato di fare qualcosa, ma sono state caratterizzate da incompetenza, inefficacia, mancanza di personale e infrastrutture, dissesto economico e anche molta corruzione. Il comune è stato commissariato per ben tre volte, dagli anni Novanta al 2012 per collusione e infiltrazione di camorra in atti dell’amministrazione. D’altra parte amministrare questo comune rappresenta una enorme sfida per chiunque, al di là dell’appartenenza politica, perché’ tante criticità si sono accumulate negli anni e mai risolte. Semmai si sono accumulate di anno in anno.

Molti migranti, soprattutto africani, si sono stabiliti qui da decenni. I loro figli stanno crescendo qui e sono pienamente inseriti nei percorsi scolastici; questi ragazzi e giovani sono Italiani di fatto anche se non lo sono per la legge. I disagi per la comunità degli immigrati continuano ad essere innumerevoli, ma derivano principalmente dalla difficoltà a regolarizzare i documenti e trovare un lavoro stabile che permetta una vita dignitosa e più regolare. Questa seconda difficoltà è condivisa anche da buona parte della comunità italiana, soprattutto per i giovani.

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Ribellarsi facendo con Black and White

Daniele Moschetti, missionario comboniano, dopo anni in Kenya, Sudan e Usa oggi vive a Castel Volturno (presso Santa Maria dell’Aiuto, parrocchia ad personam, cioè non “geografica” e per gli immigrati) insieme ai comboniani Sergio Agustoni (proveniente dall’America latina) e Carlo Castelli (Africa). Tra le iniziative più importanti dei comboniani ci sono quelle dell’associazione Black and White, a cominciare dal doposcuola – per bambini e bambine di origine migrante e non – presso la Casa del Bambino, promosso da quatto operatori a Destra Volturno. Nella stessa sede è presente la sartoria solidale Action Women di donne nigeriane che collaborano con altre donne italiane di Napoli. A chi gli chiede cosa fanno i conboniani a Castel Volturno, Daniele risponde con le parole di Tonino Bello, vescovo pacifista: “I missionari sono dei mendicanti che incontrano altri mendicanti e dicono loro dove hanno trovato da mangiare”. È possibile sostenere Black and White mettendo a disposizioni tempo e saperi oppure con una donazione: IBAN IT 38 M 02008 74920 000103136517. (Questo testo, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto da una lettera di Daniele Moschetti).

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