Da una settimana non smettono di spalare fango e di dare una mano a chi ha perso familiari o amici, ma anche case e attività lavorative. Oggi però hanno dedicato un po’ di tempo per gridare tutta la loro rabbia contro chi dall’alto continua a parlare di catastrofe naturale. Erano in tanti e tante al Frydaysforfuture di Ancona. Scrive lo Spazio Autogestito Arvultùra di Senigallia: “Fango e merda oggi li abbiamo restituiti a chi nega la crisi climatica e invece di accelerare verso la transizione ecologica, usa la tragedia della guerra russo-ucraina per riportare al centro della produzione l’energia fossile e attivare rigassificatori…”

Avevano detto che avremmo portato l’alluvione fin sotto i palazzi del potere regionale, ad Ancona, e così abbiamo fatto. Una azione collettiva alla quale hanno partecipato le trecento persone, soprattutto giovani, presenti al corteo di #fridaysforfuture.
Fango e merda oggi li abbiamo restituiti a chi nega la crisi climatica e invece di accelerare verso la transizione ecologica, usa la tragedia della guerra russo-ucraina per riportare al centro della produzione l’energia fossile e attivare rigassificatori in terra e trivellazioni in mare.


L’alluvione che ha devastato la nostra città insieme all’entroterra delle province di Ancona e Pesaro, non è una catastrofe naturale ma il risultato catastrofico delle politiche di estrazione e di cementificazione del territorio. Non è la pioggia a fare stragi e la sete di profitto. Il problema non è il clima, è il sistema.
Andiamo a grandi passi verso una tropicalizzazione del clima che vorrà dire estati più calde, mari più caldi e piogge più rare ma più intense. Vogliamo vivere in attesa della catastrofe o vogliamo cambiare? Abbiamo bisogno della messa in sicurezza del territorio a partire dal fiume Misa; abbiamo bisogno di sistemi di prevenzione e intervento efficaci ed efficienti; abbiamo bisogno di soldi da redistribuire a quelle famiglie, a quei negozi a quelle aziende che in poche ore hanno visto la propria vita essere presa dalla fiumana, ritrovandosi oggi senza più nulla. E purtroppo questo non vale solo come metafora, visto che speculazioni, incuria e ritardi hanno avuto come risultato la morte di undici persone.

Quello di oggi è stato un segnale, un gesto di rabbia, un modo per iniziare a dire basta. Torneremo alla regione Marche sabato 15 ottobre, a un mese dall’alluvione con un corteo che vogliamo rendere il più partecipato possibile. Traiamo da questa tragedia le forze per costruire una mobilitazione per la giustizia climatica e sociale.
[Spazio Autogestito Arvultùra di Senigallia]
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