Ringrazio e sostengo Comune-info per la libera e indipendente informazione, per tutti i cammini intrapresi e i percorsi tracciati e da tracciare per trasformare il mondo in un posto più libero, giusto e solidale, libero da paure, guerre e fascismi, con e in memoria di Marco.
Prendo spunto da una storia di cronaca delle ultime ore. L’epilogo di una storia di libertà, una delle tante, più volte raccontata e citata anche da Comune.
Ora sì che Assange è libero! Dopo il giudizio di un tribunale federale statunitense nelle isole Marianne in cui comunque si è dovuto dichiarare colpevole di cospirazione, condannato con una pena equivalente agli anni già scontati nel carcere londinese di massima sicurezza, e dopo essere stato in isolamento a lungo nell’ambasciata dell’Ecuador per un totale di 14 anni. Una vittoria, frutto di una mediazione, che però non cancella il reato. La minaccia per il giornalismo libero rimane e continuerà a preoccupare chi si batte per le libertà e i diritti civili. “Per la prima volta in cento anni di storia dell’Espionage Act, gli Stati Uniti hanno ottenuto una condanna per semplici atti giornalistici. Queste accuse non avrebbero mai dovuto essere avanzate” (David Greene, direttore della Electronic Frontier Foundation Civil Liberties). La battaglia legale però non è finita: il prossimo passo sarà la richiesta della grazia alla Casa Bianca per cancellare il riconoscimento di colpevolezza.
Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, ha rischiato 175 anni di carcere per aver rivelato i crimini di guerra degli Usa in Iraq e in Afghanistan, le violazioni dei diritti umani nella prigione di Guantanamo, la corruzione governativa e altri segreti del lato oscuro dell’occidente che non disdegna di mettere in campo un potere militare distruttivo e mortale nel nome della democrazia.
In particolare il caso che ha fatto più clamore è stato quello della pubblicazione dei documenti militari riservati sui crimini di guerra degli Stati Uniti, forniti da Chelsea (nel 2010 Bradley) Manning, analista dell’intelligence Usa condannata a 35 anni di prigione nel 2013 e rilasciata nel 2017 per aver ricevuto la grazia da Barack Obama.
Alcuni spezzoni dei video diffusi da WikiLeaks e altre immagini che richiamano la vicenda sono anche nella mia “Bella ciao digital”:
La liberazione di Assange è la vittoria di un movimento fatto da milioni di persone in tutto il mondo. “Il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite” (dichiarazione di Wikileaks).
Anche se, a dire il vero, decisiva è stata probabilmente la convenienza elettorale di Biden, che tra l’altro non poteva anche rischiare di compromettere i rapporti con l’Australia, alleato fedele e strategicamente utile per gli Stati Uniti in quel quadrante di mondo in cui è presente anche la Cina. E comunque anche alcune amministrazioni locali italiane hanno contribuito attribuendo ad Assange la cittadinanza onoraria, in quanto simbolo del diritto alla libertà di stampa e di espressione, tra cui Roma, Napoli, Reggio Emilia, Bologna e Foggia.
Questa storia è simbolica di una persecuzione sistematica della libertà di stampa che viene messa in atto un po’ ovunque. Un fenomeno che anche in Italia si è rafforzato soprattutto negli ultimi anni a mezzo di querele, richieste di risarcimenti, censure, diffamazione, rimozioni e attraverso tentativi di leggi bavaglio che ricordano i peggiori anni bui del nostro passato.
La battaglia per la liberazione di Assange è una battaglia di tutt3, una battaglia per la libera informazione, la trasparenza, il libero giornalismo che riguarda la libertà di ognun3 di noi.
Una speranza per chi non si arrende e non si rassegna. Un esempio che ci dà la forza di continuare ad essere vigili, sempre, comunque e dovunque, perché le battaglie di libertà e di pace, temo, non finiranno mai.
[Felice Zingarelli, “FelynX FX”]
Tutte le adesioni alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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