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Una catastrofe annunciata

Linea d'Ombra
30 Dicembre 2020

Ora drammatiche per centinaia di profughi in Bosnia. Un riferimento illuminante su quello che accade sulla “rotta balcanica” da molto tempo è l’associazione Linea d’Ombra di Trieste, secondo la quale quella in Bosnia è una catastrofe annunciata. “Continuiamo a mandare donazioni in denaro alle nostre interlocutrici di Bihac, Kladuša, Kljuc – scrivono quelli di LdO – Continuiamo a stare quotidianamente in piazza, a Trieste, dove ora arrivano pochi migranti, che aiutiamo ad andare dove desiderano…”

Tratta da unsplash.com

Noi dell’Associazione Linea d’Ombra seguiamo quel che di terribile succede in Bosnia dal nostro osservatorio triestino della piazza della Stazione e parlando con alcuni operatori in Bosnia con i quali siamo in contatto e naturalmente informandoci in tutti i modi possibili.

Abbiamo anche una visione di prospettiva temporale. Siamo andati per la prima volta in Bosnia nel “lontano” giugno del 2018 (ben prima della fondazione dell’associazione Linea d’Ombra). Ci è perfettamente chiara la curva della catastrofe da quando la situazione, soprattutto nel cantone terminale di Una Sana, era tollerata da popolazione e autorità e avrebbe potuto essere facilmente gestita, avendo però una visione chiara su questo passaggio di un numero non esagerato di persone rispetto alle dimensioni dell’Unione Europea: poco più di 21.000 fra il 2018 e il 2019. Così non è stato, malgrado la non indifferente quantità di denaro che l’Unione Europea ha fatto scivolare in Bosnia (80 milioni di euro), malgrado l’intervento dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha gestito malissimo i campi. Una catastrofe annunciata.

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Una catastrofe dovuta prima di tutto alla volontà dell’Ue di accogliere soltanto una piccola parte di migranti, quelli utili a riempire i vuoti di forza lavoro, attraverso la cinica selezione dei più forti: chi ce la fa a fare il game sfuggendo o resistendo alle polizie, soprattutto alla ferocia della polizia croata, potrà aspirare a un lavoro sottopagato, magari in nero o a forme di schiavitù nell’agricoltura. Degli altri – la maggioranza si deve occupare la Bosnia, con soldi dati dall’Ue e prima di lei la Grecia e prima ancora la Turchia, dopo l’accordo miliardario del 2016.

La Bosnia è praticamente un protettorato internazionale, con tre etnie in discordia perenne tra loro, un governo centrale impotente, dieci governi cantonali con larga autonomia: un caos istituzionale. Si vede benissimo in questi giorni di caos tragico, sofferto nel freddo balcanico da migliaia di persone, come il governo centrale non sappia imporsi ai locali. Ci sono poi di mezzo anche i comuni, come quello di Bihac, che non vuole la riapertura del campo di Bira, chiesto dal governo centrale e dall’Oim. E anche una parte della popolazione.


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Tutto questo giro vorticoso di soldi, di complicità, inettitudine, indifferenza, egoismi nazionali e locali è una macchina trituratrice che funziona da cinque anni, che in Grecia ha già avuto e continua ad avere paesaggi da lager, in Bosnia ha continuato a peggiorare fino all’incendio del campo provvisorio di Lipa, che ha scatenato un piccolo putiferio mediatico: come se non fosse prevedibile un gesto di rottura.

Noi non siamo più andati in Bosnia – ovviamente – dalla fine del febbraio di quest’anno. Allora era ancora aperto il Bira, l’epidemia non era arrivata sui fiumi bosniaci a rendere la situazione insostenibile.

Continuiamo a mandare donazioni in denaro alle nostre interlocutrici di Bihac, Kladuša, Kljuc. Continuiamo a stare quotidianamente in piazza, dove ora arrivano pochi migranti, che aiutiamo ad andare dove desiderano. Ma riprenderanno ben presto a scendere. Non c’è dubbio!

E noi, appena possibile, riprenderemo ad andare in Bosnia.


Comments

  1. Silvia says

    31 Dicembre 2020 at 15:09

    Non c’è tempo per piangere, ma solo per avere l’IMMAGINAZIONE di cosa si può fare, in pratica, per queste persone. Sono ignorante sui problemi dei rifugiati o migranti. Propongo in tempi record: contattare un ente o un privato dotato di milioni di euro, che possa andare nella zona critica, con attrezzature mobili per dare un ricovero contro il freddo. Per i pasti e l’attività sanitaria, attivare il medesimo o Croce Rossa, Medici senza fontiere, Emergency. La Bosnia Erzegovina non dà il permesso? Bene, forzare l’eventuale blocco e denunciare lo Stato al Tribunale internazionale per i diritti umani. Farsi restituire i milioni di euro erogati incautamente dall’Unione Europea (con gli interessi maturati!). Serviranno a risarcire, eventualmente, il grande benefattore. Si ha bisogno di grandi entrate, facciamo come la Santa di Calcutta che chiedeva a chiunque grande milionario, soldi per il suo progetto. Sono veramente interessata, anzi soffro un pò con i migranti. Datemi notizie, io posso ospitare a Girizia 3 persone.

    Rispondi

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