Il 31 marzo finirà lo stato d’emergenza da covid, dicono. Intanto il 24 febbraio è iniziato lo stato d’emergenza da guerra. Rispetto al primo: non finirà veramente sino a quando esisteranno i Green pass e saranno obbligatori per entrare in un cinema o andare a lavorare. Rispetto al secondo: ce n’è q’un debut e non finirà. La fase 2 della Terza Guerra Mondiale entra nel vivo (e tra i morti).
La fase 1, quella “a pezzi” come amava chiamarla il papa, era già in corso da almeno due decenni. Cosa abbiamo fatto noi in Iraq, Libia, Afghanistan se non invadere degli Stati sovrani, così come oggi fa Putin con l’Ucraina? Il trionfo del capitalismo occidentale contro l’impero sovietico non ha voluto conoscere mediazioni; ora viviamo la revanche dell’orgoglio russo, così come accaduto dopo la Pace di Versailles per mano tedesca. La guerra rinasce sempre da quel che noi abbiamo chiamato pace.
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Difficile prevedere tutto quel che potrebbe accadere da oggi in poi, ma – da buon catastrofista della prima ora – ci provo comunque.
Primo effetto: l’omicidio di migliaia di poveri ucraini (poveri) e di qualche centinaio di soldati russi (sfigati). Non si fermerà a breve, e sarà comunque Putin a decidere quando e come. Non certo le Nazioni unite né l’Unione europea (o “superMario” o “Giggino”…). Nè tanto meno imbelli appelli al dialogo o cortei pacifisti d’antan.
Secondo effetto: come previsto e annunciato, alla catastrofe sanitaria e climatica si uniscono ora quella militare ed energetica, in un circolo emergenziale che proseguirà per anni (decenni). Proseguiremo a vivere nella paura quotidiana, nell’angoscia di morte dettata dai potenti feudatari, come in un Medioevo prossimo venturo ormai alle porte.
Terzo effetto: si sta per scatenare la guerra sul territorio europeo. Usa, Gran Bretagna, Nato e Ue non resisteranno al riflesso condizionato di reagire come sanno e come si sono addestrati a fare da tempo: con le armi che hanno prodotto, acquisito e venduto per centinaia di miliardi di euro (e per poterne, come sempre, proprio attraverso la guerra, produrne e venderne ancora di più nel prossimo futuro). La guerra non è un evento, è un sistema. E struttura l’esistenza stessa degli Stati.
Quarto effetto: anche noi infine (e non solo sempre gli altri), entreremo in guerra e nella guerra. Verremo mobilitati in massa, così come contro il virus, per la sicurezza delle nostre nazioni, in nome della democrazia e della libertà (che perlomeno non saranno più “da esportare”). I feudatari nazionalisti si garantiranno così il sostegno e l’unità di una popolazione altrimenti divisa, diffidente e dispersa. Il conformismo gregario già sviluppato durante la pandemia rappresenterà la miglior base su cui potersi appoggiare comodamente.
Quinto effetto: la Russia è cyber-militarmente potentissima e ha in Occidente molti più appoggi, coperti e palesi, di quel che potremmo sospettare. Gli attacchi terroristici degli anni scorsi ci appariranno dei piccoli episodi teppistici. Poi ci ricatta col gas: il che provocherà divisioni ancora più profonde nelle nostre società e nelle nostre decisioni politiche. Sarà capace di stravolgere ulteriormente e totalmente la nostra vita, anche se alla fine venisse sconfitta in guerra.
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