Fin dall’inizio della chiusura e del confinamento i decreti del governo e la comunicazione dei media avevano battuto la grancassa senza esitazioni: “Potete uscire solo per andare al supermercato più vicino!”, “Terremo aperti solo i supermercati!”. Nessuna alternativa. Il solo modo di sopravvivere all’inedia doveva essere la grande e sicura distribuzione. E invece no: dopo due mesi tremendi, possiamo dire che dove c’è un’economia di prossimità, basata su reali relazioni dirette e solidali, si può resistere, nonostante tutto. C’è perfino una capacità di adattamento piuttosto inaspettata. Dieci punti di partenza per non tornare alla logica del business as usual e riprendere a progettare gli orientamenti utili ai cambiamenti profondi nel sistema

È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie
Einstein
Ciò che ho potuto apprendere in questi mesi di lockdown dall’osservatorio privilegiato del movimento dell’economia solidale è che lì dove c’è una economia di prossimità, basata su relazioni dirette e solidali, si può resistere nonostante tutto. Sebbene i decreti del Governo di contenimento del contagio abbiano favorito la grande distribuzione organizzata, i GAS non si sono fermati ma hanno trovato modalità differenti di distribuzione.
Abbiamo imparato che una agricoltura che si basa su legami di prossimità, solidarietà e sostenibilità ha avuto una capacità di resilienza e resistenza, una rapidità di adattamento inaspettata.
Il lockdown ci ha obbligato a ripensare le nostre abitudini e stili di vita; ha rimodulato le nostre priorità e la percezione di ciò che è un bene (diritto) fondamentale da garantire a tutti e tutte, come il cibo o l’accesso alle cure se si è malati; ha messo in evidenza l’importanza delle economie territoriali e dei servizi di prossimità, come un sistema sanitario territoriale pubblico.
Cosa fare quindi affinché tutto non sia reindirizzato verso il consumismo e modelli produttivi insostenibili e fuori dai contesti locali, nella logica del business as usual?

Ecco un decalogo, personale, di azioni possibili, strategie, orientamenti, cambiamenti sistemici. Una bozza, da ampliare insieme:
- Non perdere la consapevolezza acquisita che solo insieme possiamo farcela. Lottare per non indietreggiare rispetto a ciò che di buono abbiamo imparato in questi mesi di emergenza;
- Supportare le economie territoriali e di prossimità che sono orientate alla costruzione di comunità solidali e che fanno/sono infrastrutturazione sociale. Il valore sociale diffuso sostenuto dall’economia solidale dovrebbe essere architrave per impostare e consolidare una prossima ripartenza[1];
- Imparare ad auto-produrre: solo con l’esperienza si comprende appieno una filiera produttiva e cosa c’è dietro il bene prodotto;
- Lavorare insieme affinché le buone pratiche solidali e di prossimità diventino sistema e siano priorità nelle agende delle istituzioni e della politica, aprendo dibattiti pubblici, partecipando ai tavoli istituzionali e facendosi promotori di politiche pubbliche in linea con questi temi;
- Ripensare i sistemi di produzione e di cura in una logica territoriale e orientata al bene pubblico, dove centrale è la comunità nelle prese di decisione e nella sua gestione in quanto percepiti come beni comuni;
- Ragionare in una logica di complessità e non più lineare, senza dimenticare le interconnessioni e interdipendenze tra le azioni dei singoli individui, il contesto naturale e i processi nazionali e internazionali;
- Non lasciare indietro nessuno, prendendosi carico delle fragilità e dei soggetti più vulnerabili; e della nostra stessa fragilità;
- Lottare per uno sviluppo che metta al centro la cura della natura e dell’ambiente e riconosca i diritti della natura e degli altri esseri che abitano il mondo, che l’esperienza della pandemia ha dimostrato essere abitato da una unica umanità;
- Auto-organizzarsi, prepararsi, pianificare e attivare le energie positive di una comunità, costruendo alleanze trasversali, con le istituzioni, il settore economico, la società civile, etc.;
- Avere coraggio, avere cuore, e lottare perché il ritorno non sia come prima, in quanto la normalità era il problema.
[1] Appello RIES
*Virginia Meo, OltreMercatoSalento e componente del consiglio direttivo della RIES- Rete Italiana Economia Solidale
Molto vero e interesssante. Una voce per il cambiamento da tener presente. Mi farebbe piacere sapere di più su questa rete per poter partecipare attivamente. Cercherò in rete, ma se avete informazioni di prima mano vi ringrazio.
Molto interessante
Facciamo di questi pensieri una pandemia!!!
Brava!
Informatemi se possibile sulle iniziative da prendere o come poter partecipare. Sono molto interessata a gruppi d’acquisto
Pienamente d’accordo