Una storia di oltre vent’anni di vita nei territori, maturata per la voglia di cambiare il mondo di un piccolo gruppo di ventenni. Quella della cooperativa sociale Folias di Monterotondo è una storia cominciata intorno a un luogo abbandonato, recuperato e restituito ai cittadini, “Il Cantiere”, per ospitare iniziative sociali e culturali promosse per e con i ragazzi. Una storia cresciuta su cinque assi: agire sulle cause dei problemi sociali per rimuoverle dal basso, partendo dalla vita di ogni giorno delle persone comuni; mettere al centro dei problemi sociali, la parte costruens, cioè la capacità di individuare soluzioni anche nelle situazioni più complesse; proporre un’idea di lavoro diversa da quella tradizionale; coltivare sul serio la partecipazione; pensare al lavoro cooperativo come occasione per puntare sul lavoro di gruppo. Oggi il volto di Folias è dato dai suoi presidi sociali: dal Cantiere al centro per bambini Piccole canaglie, dalla Riciclofficina alle attività per persone in condizioni di povertà e per persone con disabilità, dalle attività di formazione rivolte ai migranti (corsi di pasticceria, agricoltura, panificazione) alle attività nelle scuole, fino al Monterocktondo, festival per band emergenti. Chi frequenta gli spazi gestiti da Folias e conosce i suoi servizi pensa alla politica non come qualcosa che si possa ridurre a quel che accade nei cortili dei Palazzi, magari assomiglia molto di più a un Cantiere o a un mural

di Gianluca Carmosino
“Uomini che camminano lungo i binari della ferrovia diretti da qualche parte dove non c’è ritorno… Una zuppa bollente sul fuoco sotto un ponte. La fila per un ricovero che fa il giro all’angolo. Benvenuti nel sistema del nuovo mondo: famiglie che dormono nelle loro macchine… Niente casa, niente lavoro, niente pace, niente riposo…”
Ghost of Tom Joad, (Bruce Sprengsteen, 1995) [1]
Monterocktondo, festival per band emergenti, è molto più di una festa di quartiere gestita da un gruppo di giovani volontari che negli anni, attraverso il sostegno del Centro di aggregazione giovanile “Il Cantiere” della cooperativa sociale Folias, si sono formati sui temi dell’organizzazione di eventi. Si tratta di un modo diverso con cui a Monterotondo, comune di quarantamila abitanti a nord di Roma (costituito dal vecchio borgo e da Monterotondo scalo con il suo profilo più popolare), con cui tentare di ricomporre le relazioni sociali e con cui dichiarare amore per la musica come strumento di aggregazione giovanile.
Sarà forse anche per queste ragioni che quelli di Folias due anni fa hanno inviato un breve messaggio a Bruce Sprigsteen, prima del suo concerto al Circo Massimo:
«Caro Bruce, siamo un gruppo di lavoratori sociali italiani e chiediamo con tutto il nostro amore di cantare il magnifico “Ghost of Tom Joad” stasera al Circo Massimo. Ci piacerebbe fosse un tributo per ricordare al mondo l’importanza del nostro lavoro. È una canzone che ci rappresenta e che ben descrive la lotta dei poveri, ma ci dice anche quanta passione mettiamo ogni giorno per lottare contro l’indifferenza della società nel garantire un posto in cui vivere, un lavoro dignitoso o un aiuto a migranti, persone con disabilità, tossicodipendenti o poveri. Noi lottiamo ogni giorno e lavoriamo con le persone per difendere la nostra libertà e il diritto di avere una vita dignitosa, ma questa società ha relegato la povertà umana all’ultimo dei suoi interessi e il nostro lavoro è scarsamente riconosciuto e tutelato. La tua musica porta con sé il sogno e il dolore, ma ci fa sempre sperare in una vita migliore, dove non c’è spazio per tutti. Vogliamo continuare a sognare che un altro mondo è possibile. Grazie Boss, sei uno di noi. Firmato, le donne e gli uomini delle cooperative sociali italiane».
La risposta è stata splendida, limpida e decisamente inaspettata. «Ho avuto una richiesta dagli operatori sociali italiani. Sempre in prima linea per i lavoratori. Questa è per loro», ha detto the Boss prima di intonare il pezzo. «Tutto questo è stato incredibilmente emozionante», hanno commentato gli operatori e le operatrici di Folias.
Comunità territoriali
C’è una storia di oltre vent’anni di vita nei territori, maturata per la voglia di cambiare il mondo di un piccolo gruppo di ventenni, dietro una lettera di quel tipo. Una storia cominciata intorno a un luogo abbandonato di Monterotondo Scalo, recuperato e restituito ai cittadini, “Il Cantiere”, per ospitare iniziative sociali e culturali promosse per e con i ragazzi. “Una storia rimasta fedele a una certa idea di lavoro sociale nonostante oggi ci chiedano e ci impongono di fatto di essere soltanto un’impresa e un progettificio…”, spiega Salvatore Sasà Costantino, tra i fondatori della cooperativa.
Una storia costruita su cinque “assi portanti”, niente affatto fragili. La prima: agire sulle cause dei problemi sociali per rimuoverle dal basso, partendo dalla vita di ogni giorno delle persone comuni e dalla loro capacità di costruire relazioni. La seconda: mettere al centro dei problemi sociali, la parte costruens, cioè la capacità di individuare soluzioni anche nelle situazioni più complesse e conflittuali. La terza: proporre un’idea di lavoro diversa da quella tradizionale, nella quale la passione dei lavoratori, è accompagnata dall’applicazione piena dei contratti di lavoro – a cominciare ad esempio dal Piano conciliativo dei tempi di lavoro – sempre fortemente condivisi e pensati come strumenti in grado di migliorare le condizioni di lavoro. La quarta: coltivare sul serio la partecipazione, all’interno della cooperativa mettendo in discussione la netta distinzione tra soci e direzione e cercando costantemente il coinvolgimento dei lavoratori, all’esterno, costruendo relazioni solide e solidali con altri attori sociali locali. La quinta: pensare al lavoro cooperativo come occasione per puntare sul lavoro di gruppo, negli interventi sociali come nella progettazione e nell’amministrazione.
Con queste bussole di riferimento, la prima sfida di Folias resta offrire alcune risposte concrete alla crisi dello spazio pubblico che attraversa le città, favorendo la partecipazione e la nascita di comunità territoriali, ma anche forme di autogestione di attività e spazi da parte dei cittadini. In questo modo ad emergere in forme diverse è prima di tutto un’idea diversa di lavoro, in cui prevale il lavoro come fare, cioè come attività creativa e collettiva che si contrappone al lavoro alienato.
La street art di TELLAS a Monterotondo Scalo – Day 3, 4 e 5 – OSSIGENO METROPOLITANO
Fra pochi minuti al via le due intense giornate di MONTEROCKTONDO 2018. Siamo già infatti al Sottopasso Stazione Ferroviaria Monterotondoper abbellire insieme le fioriere e piantare nuovi alberelli.Qui intanto, in un minuto, attraverso la lente speciale di @Eugenio Battaglini, a cui vanno tutti i nostri complimenti, l'atmosfera, i colori e la bellezza di altre tre giornate appena concluse.Lo street artist TELLAS sta in queste ore per concludere la sua grande opera, e alle 18 vi porteremo a visitare tutti i nuovi grandi murales dello Scalo, guidati da Rosa Ciacci – Qwatz, platform for contemporary art – ROME****"OSSIGENO METROPOLITANO" Workshop per Street Artist Under 35 | 24-29 Settembre 2018 promosso da Cooperativa Sociale Folias presso il Centro di Aggregazione Giovanile Il Cantiere – Monterotondo Scalo in collaborazione con Qwatz, platform for contemporary art – ROMEDay 3, 4 e 5 | Docente: TELLASIl laboratorio, è organizzato nell'ambito del Progetto RIGenerAzioni: musica&street art al MONTEROCKTONDO 2018, Con il sostegno del Mibac e di SIAE | Iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani per la cultura”, rivolto a giovani artisti under 35, per promuovere pensiero e cultura positiva, attraverso opere inedite sul tema dell’intercultura e della coesione sociale.Riprese e Montaggio Video: Eugenio Battaglini
Pubblicato da Folias Cooperativa Sociale su Sabato 29 settembre 2018
Le Piccole canaglie e la Riciclofficina
Oggi Folias è costituita da diciotto soci-lavoratori, undici lavoratori e una decina di collaboratori. Tre anni fa la crisi, accentuata dall’effetto di Mafia capitale che ha presentato il conto anche a molte cooperative sociali che di quel sistema erano vittime, aveva dimezzato il fatturato. Tutti ricordano bene l’assemblea “Salva Folias”: sembrava dovesse essere l’inizio del rito di chiusura, invece si è trasformata in un forte momento di partecipazione e di solidarietà per mantenere in vita questa esperienza anche a costo di ridursi, tutti e tutte, lo stipendio di un terzo. Naturalmente, ora che la “tempesta” è alle spalle, c’è grande soddisfazione non solo per aver salvato numerosi posti di lavoro e i servizi di welfare territoriale (che riguardano moltissime persone in situazioni di povertà e giovani in cerca di futuro), ma per come è stato raggiunto quell’obiettivo ambizioso. Qui il filo che lega teoria e prassi, per quanto sottile, è difficile da spezzare.
Sono quattro le aree tematiche di intervento della cooperativa: formazione, inclusione, comunità educative (storicamente quella più ampia), amministrazione. Ognuna di queste aree è chiamata oggi a far fronte a numerosi problemi che caratterizzano il lavoro sociale, sempre più aggredito dall’alto. “Si tratta di restare al tempo stesso molto operativi ma anche di non rinunciare a leggere ciò che accade. Purtroppo molti pensano alle cooperative sociali solo come enti che vincono i bandi – aggiunge Sasà -, dunque realtà pagate che in quanto tali non possono prendere parola meno ancora proporre conflitti… Ecco, noi cerchiamo di camminare su altri sentieri”.
Nel 2010 gli operatori e i collaboratori di Folias hanno anche scritto un libro Niente da riparare (2), un modo per intrecciare azione e pensiero critico, e che testimonia una esperienza sempre più consolidata nel territorio.
Il volto di Folias è dato dai suoi presidi sociali di Monterotondo Scalo, come “Il Cantiere”, “Piccole canaglie” (centro diurno per minori), la “Riciclofficina”, a cui si affiancano le attività di inclusione sociale (per persone in condizioni di povertà, persone con disabilità), i progetti di mediazione sociale e le attività nelle scuole nei vicini comuni di Mentana, Fonte Nuova, Guidonia, Tivoli, Palestrina e Poggio Mirteto.
Molti richieste sono le attività di formazione rivolte a migranti e rifugiati: corsi di pasticceria, agricoltura, panificazione. Uno dei temi che più di altri negli ultimi tempi è al centro di idee e iniziative è la “rigenerazione urbana promossa con i cittadini”: è in questo scenario è nata la straordinaria esperienza di street art intorno a “Il Cantiere”, quando per festeggiare i ventuno anni di vita, Folias ha voluto fare un regalo a Monterotondo Scalo: un graffito realizzato da Millo (nome di arte di Francesco Camillo Giorgino), sulle pareti esterne del centro di aggregazione giovanile “Il Cantiere”. Lo street artist italiano di fama internazionale è abituato a creare disegni che si distinguono per l’uso del bianco e nero attraverso linee che incorporano elementi di architettura: il suo lavoro in questo caso ha coinvolto gli abitanti e i giovani del quartiere per molti giorni in una grande festa di strada.
Folias è quindi una storia fortemente collettiva, un “noi siamo” che si ricostruisce in tante forme ogni giorno. Ha scritto Ernst Bloch in Spirito dell’utopia (Bloch, 1923) (3):
“Io sono. Noi siamo. È abbastanza. Ora dobbiamo cominciare. La vita è nelle nostre mani. Barcolla insensatamente, ma noi stiamo fermi e vogliamo diventare il suo pugno e le sue mete”.
Ripensare il lavoro e la politica
Tra i nuovi servizi proposti da Folias che meritano una segnalazione – perché dicono molte cose a proposito di una società diversa – c’è “Con te mamma”: prevede interventi domiciliari di sostegno alle neo-mamme nei primi mesi dopo il parto, in modo particolare per coloro che si trovano sole e prive di aiuti da parte della famiglia allargata, proprio quando maggiori sono le novità da affrontare e i cambiamenti nella vita personale, relazionale e di coppia. L’intervento, spiegano dalla cooperativa, non ha finalità assistenziali, ma mira a rafforzare le risorse delle donne e ad attivare processi di consapevolezza e autostima, come elementi fondamentali per l’avvio di una buona relazione genitoriale.

Un altro servizio nuovo è “Spazi Parlanti di Autoaiuto”, nato in collaborazione con l’Alveare Coworking, il Centro interculturale Miguelim Asinitas, il Cies, l’associazione di volontariato Città delle mamme e un gruppo informale di donne, Le Smamme. In questo caso l’obiettivo è supportare i nuclei familiari, soprattutto quelli più fragili, nel difficile compito della cura e dell’educazione dei figli, attraverso la creazione di gruppi di auto aiuto con cui diffondere la cultura della solidarietà e della comunità educante, rafforzando la rete formale e informale presente nei territori.
Più del 90 per cento delle entrate della cooperative arrivano dal “pubblico”, il resto dalla formazione privata (per figure come l’Assistente educativo culturale e Mediatore interculturale), dai centri estivi, dal 5 per mille e da occasionali raccolte di donazioni.
Cooperare da queste parti significa creare comunità di auto aiuto tra persone alle prese con la propria fragilità ma anche avviare relazioni di fiducia, condivisione di idee e progetti, messa da parte di gelosie e competitività con altre realtà sociali, in controtendenza alle relazioni prevalenti del terzo settore: per questo Folias ha scelto, ad esempio, di aderire al “Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza” (Cnca) e collabora in molte iniziative con cooperative come “Parsec”, “Il Cammino”, “Il Pungiglione”, fino alla rete europea “Tandem plus”.
Raccontare una cooperativa come Folias è un esercizio che aiuta a restituire alla parola “politica” un significato ampio e ricco di dignità: esperienze come questa dimostrano che il fare sociale può ancora essere una strada da percorre da tutti coloro che che vogliono costruire adesso il mondo che desiderano. Un’esperienza, non un modello, che genera cambiamenti profondi nei territori all’insegna di una logica che non insegue l’accumulazione (la crescita, la conquista di potere…) ma la fiducia, la condivisione e la resistenza nel tempo e che al tempo stesso ripensa l’idea di lavoro. Naturalmente alla cooperativa non ignorano il ruolo delle istituzioni: “Se il mercato è libero che ruolo ha la politica istituzionale? Servono prima di tutto pratiche e regole per i soggetti più fragili – spiega Sasà – Oggi più che mai abbiamo bisogno di politiche attive del lavoro, nuove misure di welfare, pensate insieme alle cooperative sociali e ai cittadini, ma anche proposte come il reddito di cittadinanza”. Una cosa è certa: chi frequenta gli spazi gestiti da Folias e conosce i suoi servizi pensa alla politica non come qualcosa che si possa ridurre a quel che accade nei cortili dei Palazzi, magari assomiglia molto di più a un Cantiere o a un mural.
Nota
Le informazioni per far nascere questo articolo sono state raccolte prima e perfino durante una partita di calcio promossa dalla cooperativa Folias insieme a un gruppo di rifugiati e rifugiate a Monterotondo martedì 11 luglio 2018 (più o meno mentre il ministro dell’interno insultava Alex Zanotelli per il digiuno promosso contro le politiche migratorie del governo gialloverde). È possibile gestire le cooperative sociali in molti modi, è possibile accompagnare e raccontare dal basso alcune realtà sociali in tante forme differenti.
Bibliografia e sitografia
[1] Sprengsteen Bruce, Ghost of Tom Joad: singolo pubblicato nel 1995 ed estratto dall’album omonimo. Nel titolo e nel testo viene citato il protagonista del romanzo Furore (The Grapes of Wrath), scritto da John Steinbeck nel 1939 (riedito da Bompiani nel 2013).
[2] A cura di Funaro Silvia e Latella Roberto, 2010, Niente da riparare, Exòrma edizioni, Roma.
[3] Bloch Ernst, 2010, Spirito dell’utopia, Bur, Milano, sesta edizione.
Questo articolo è stato pubblicato nel Rapporto sui Diritti Globali 2018 (Ediezze), che è possibile trovare o ordinare in qualsiasi libreria.
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