Ogni sera, da diversi anni, Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, insieme a diversi volontari (spesso provenienti da altre città), sono in strada a Trieste per condividere qualche parola, molti sguardi attenti, un po’ di cibo (e qualche medicazione per i piedi) con i migranti della rotta balcanica arrivati dalla Slovenia e diretti nel nord Europa o in Francia. Ogni sera mondi lontani si intrecciano e aprono crepe nel sistema-mondo fatto di guerra ai poveri e razzismo istituzionale.
In realtà ogni giorno Gian Andrea e Lorena cercano anche di far emergere un alfabeto diverso in rete per raccontare come, malgrado tutto, si formano frammenti di relazioni di fratellanza e solidarietà che prefigurano il tipo di società per la quale in ogni angolo del mondo e in modi differenti tanti e tante lottano. Venerdì 29 dicembre, ad esempio, hanno diffuso due fotografie accompagnate da queste parole: “Un ragazzo migrante mandato fuori dall’ospedale di Trieste, dopo le cure indispensabili, in camicia e senza scarpe… È stato ricoverato quasi in fin di vita per intossicazione da monossido di carbonio, venerdì le sue dimissioni. Non ha nulla con sé, non ha un cellulare, non può avvertire nessuno che lo venga a prendere”, ma anche “Il gruppo di Treviso delle Cucine Resistenti”. La rabbia e la speranza.
Diversi articoli di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir sono leggibili qui e qui.
Rita dice
Sono bravissimo a Trieste dove arrivano tanti immigrati e nessuno ne parla. Grazie per l’attività che fate
Massimo dice
GRAZIEEEEEE PER TUTTO
QUELLO CHE FATE
Mauro dice
Grazie Lorena e Gianandrea di resistere alla disumanità.
Roberto Aiello dice
Complimenti e grazie mille