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Stato di emergenza

Alessandro Ghebreigziabiher
14 Aprile 2023

Nelle ultime settimane gli arrivi di migranti sulle coste italiane si sono intensificati. Il termometro mediatico della tradizionale grande abbuffata di numeri, percentuali e statistiche segna rosso. Sappiamo, con qualche certezza e qualche approssimazione, che nello scorso anno ha toccato quota 105mila e che nel 2023 saremmo a poco più di 30mila. Apriti cielo, visto che ai porti va necessariamente assestato qualche giro di vite. Con la bandiera rossa dell’allarme rosso “Invasione in corso” al povero governo più di destra del dopoguerra non restava che proclamare lo Stato d’Emergenza, che gli conferisce, per ora per sei mesi, un certo margine di “discrezionalità” sulle norme e i controlli. In una delle sue Storie e Notizie, Alessandro Ghebreigziabiher fa commentare la notizia dai suoi esperti di fiducia, quelli che arrivano

foto Msf

Buone notizie, ci vogliono proprio le buone notizie dalle nostre parti, sapete, amici italiani? Ci mancano come il pane. Anzi, come l’acqua. Ma che dico? Come tutto, il che dovrebbe rendere l’idea ovunque, soprattutto da voi, già.
Di quale notizia parlo? Che avete dichiarato lo Stato di emergenza per noi immigrati. Che paese, caspita. Che paese generoso e accogliente.
No, perché mi sono preso il tempo di informarmi il giusto e ho letto che da voi si tratta di una speciale condizione giuridica attuabile qualora si verifichino eventi eccezionali. Si parla di epidemie come quella del Covid, oppure alluvioni e terremoti. Difatti la maggior parte delle volte che avete utilizzato tale strumento è stato quasi sempre per far fronte a devastanti calamità ambientali.
Altrimenti, perché dare poteri straordinari a un governo democraticamente eletto? La parola chiave in questa frase è l’avverbio, esatto? Una condizione peraltro invidiabile dal nostro punto di vista.
Ma stavolta è per una buona causa, altruista e morale, se posso aggiungere, perché per almeno 6 mesi intendete darvi da fare con tale inconsueto volume di impegno per aiutarci.
Che dire, grazie, grazie davvero.
Anche perché, paradossalmente, noi altri in uno stato perenne di emergenza, più o meno istituito da governi che il più delle volte fanno a modo loro comunque, ci siamo nati, ci viviamo ogni giorno ed è soprattutto per questo che veniamo da voi.
Che singolare coincidenza di emergenze di natura opposta, vero?
Non ditemi che non avevate colto anche voi il singolare sincronismo di antitetici destini.
Eppure è sufficiente fare riferimento alle principali nazioni di provenienza di noi altri in questi ultimi anni, le cui estreme necessità vi hanno commosso a tal punto dall’attuare lo stato di cui sopra.
Come l’Egitto, le cui polizie arrestano di continuo e subito dopo fanno sparire coloro che osano criticare le istituzioni. Ma sì che lo sapete, che scemo che sono, uno di costoro, Patrick Zaki, studiava a Bologna, per non parlare del povero Giulio Regeni. E poi ci sono le esecuzioni arbitrarie e il mancato rispetto dei diritti umani da parte delle forze militari, le condizioni disastrose nelle carceri, gli iniqui tribunali cosiddetti d’urgenza senza appello, e la limitazione delle libertà per associazioni e ONG.
A proposito, ci è giunta voce che quest’ultima l’abbiate fatta anche voi. Dev’essere una fake news. Non è possibile per della gente di buon cuore come voi, sarebbe incoerente, ecco.
A ogni modo, stessa situazione vale per la Tunisia, altro paese d’origine di molti di noi al nostro arrivo sulle vostre coste, dove vengono segnalate gravi violazioni dei diritti umani, limitazioni della libertà di parola, violenze contro le donne e restrizioni arbitrarie durante lo stato di emergenza del Paese, ma al contrario del vostro.
Idem nel Bangladesh, dove malgrado le promesse di facciata, le autorità hanno lanciato una  campagna di minacce e intimidazioni contro i difensori dei diritti umani e le famiglie delle vittime di sparizioni forzate. Inoltre, circa 1 milione di rifugiati Rohingya si è visto ridurre ulteriormente i mezzi di sussistenza.
Come non parlare poi dei nostri fratelli siriani. Nel 2022, i civili hanno dovuto affrontare un altro anno di abusi e difficoltà perpetuati dal governo e da altre parti in conflitto, nonché funestati dalla peggiore crisi economica e umanitaria che il paese abbia dovuto affrontare dall’inizio del conflitto nel 2011. O anche della popolazione afghana, nel cui paese i talebani, una volta ripreso il potere nell’agosto 2021, hanno continuato a imporre numerose leggi e politiche che violano un’ampia gamma di diritti fondamentali delle donne, tra cui la libertà di movimento, il diritto al lavoro e ai mezzi di sussistenza e l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria.
In breve, da un terribile e infinito stato di emergenza all’altro, ma di quelli buoni, ispirati da una sincera affezione per l’umanità in difficoltà.
D’altra parte, senza fare polemiche in un’occasione piacevole come questa, dovrebbe essere doveroso da parte di una delle nazioni che si sono macchiate del colonialismo nella versione iniziale e in tutte le successive, neo e post.
In ogni caso, non diamo nulla per scontato, noi.
Perciò, con tutto il cuore, ancora grazie Italia…

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fonte: Storie e Notizie n. 2134

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