A noi persone comuni molte situazioni appaiono semplici e spesso il nostro percorso nel progettare una qualsiasi azione è lineare e tiene conto degli elementi che abbiamo a disposizione in quel momento. Quando si amministra una grande città come Roma queste «linee guida», che solitamente determinano il nostro agire nella quotidianità, sembrano spesso dissolversi di colpo: è il caso, tra gli ultimi, delle progettualità di sviluppo che in questi ultimi anni sono state immaginate, progettate e proposte per il litorale romano, tra il Municipio XIII (Ostia) e il comune di Fiumicino.
Se solo pensiamo a quel progetto di rilancio totale denominato “Ostia Waterfront” e che prevede la «riqualificazione del lungomare di Ostia», cominciamo ad entrare meglio nei meccanismi di pensiero di chi governa un territorio. In questo progetto che interessa un’area di circa 115 ettari per circa 1 milione di metri cubi di nuovo cemento, sono previsti un “mare di interventi” che si possono raggruppare in alcune macro-aree: passeggiata razionalista (spazio aperto dedicato al tempo libero con servizi collettivi, pubblici e privati); città dell’acqua (collocata a monte del canale dei Pescatori prevede l’organizzazione di attività per lo sport e il tempo libero legate all’acqua, come il surf e la pedana); città dei giochi e della scienza (situato in corrispondenza della stazione di Castelfusano e dell’accesso alla Riserva del Litorale, sarà un nuovo polo della cultura e del tempo libero, in grado di attirare eventi di carattere culturale e divulgativo); città del benessere (allestita in prossimità della stazione metro Cristoforo Colombo, sarà una zona destinata a ricettività, shopping, fitness e benessere integrato con trattamenti termali); parco acquatico (con l’organizzazione di operazioni di rinaturalizzazione, ripascimento e salvaguardia attiva della spiaggia e delle dune); area centrale di Ostia (con l’introduzione di attività direzionali, commerciali, residenziali, attrezzature ricettive e congressuali per manifestazioni culturali, spettacoli e convegni); riqualificazione dell’idroscalo (collocato alla foce del fiume Tevere); riqualificazione degli stagni di Ostia (con la realizzazione di attrezzature e servizi collettivi).
Andare a scavare nelle pieghe di tutte queste voci significa trovare anche una possibile discoteca da 4.000 posti e scoprire che qui dentro è stata ricollocato ciò che anni fa si voleva realizzare con la davvero fantasiosa idea di costruire cinque isole galleggianti al largo di Ostia tra loro collegate.
Per comprendere fino in fondo quanto sia duttile e ampia la fantasia di un certo tipo di amministratore rispetto ad altri occorre anche dire che una simile opera sistemica non basta: ad affiancarla ci sono una serie di altri progetti dei quali elenchiamo solo più clamorosi che interessano tutta l’area e che fanno capire chiaramente cosa si sta preparando su questo territorio: ampliamento dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino con un progetto della durata di trent’anni di lavoro, cementificazione di ulteriori 1.300 ettari di terreno agricolo pregiato con costruzione di una quarta pista che si svilupperà sui campi di Maccarese anche all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano per un costo ad oggi stimato di 12 miliardi); il progetto del porto turistico di Fiumicino che prevede quattro darsene principali per 1.445 posti barca, probabile ed ennesima occasione, come denuncia, tra gli altri, il Wwf, per costruire «opere accessorie quali strutture abitative, ricettive, commerciali e sportive»; infine, il progetto di una pista da sci all’interno sempre della Riserva del Litorale che è stato poi riconvertito, così sembra, in una struttura di minigolf e parcheggi.
Come vedrebbero invece la questione le «persone comuni»? Ipotizziamo di norma un amministratore che, spinto dalla ricerca del benessere per i propri concittadini, voglia realizzare qualche opera che ne migliori la condizione. Cosa farebbe, secondo noi? Semplice: esaminerebbe e valuterebbe le peculiarità e le particolarità territoriali di un luogo, basando su queste caratteristiche le idee possibili da realizzare tenendo conto sia della salvaguardia del territorio e dell’ambiente sia del beneficio che i residenti potranno in futuro avere da queste opere. Tra le tante, alla fine, sceglierebbe il progetto che meglio risponde a queste caratteristiche. E quali sono le peculiarità del litorale romano di Ostia e di Fiumicino? Facile: il mare e la spiaggia, importanti scavi antichi, la pineta, la Riserva Naturale Statale e insediamenti abitativi consolidati nei quali già vivono tante persone. Cosa si potrebbe fare per alzare un po’ il benessere di tutti senza intaccare ulteriormente il patrimonio naturale residuo del luogo? È su questa domanda che si smarriscono le certezze di base di “persone comuni” e subentrano i voli immaginifici di amministratori che spiccano il volo della «fantasia».
A questo tipo di amministratori potrebbe essere utile un riassunto delle maggiori cause della scomparsa delle spiagge, anche ad Ostia e Fiumicino, pensate un po’: la distruzione di ambienti dunali, dighe e canalizzazioni dei fiumi, la costruzione di porti e banchine, la scomparsa della Posidonia oceanica quando si toccano i fondali. Non sarebbe il caso di tenerne conto sul territorio di Fiumicino e Ostia quando si progetta il futuro?
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