L’Università Paris III – Sorbonne Nouvelle ha assegnato a fine novembre un dottorato honoris causa, per rendere omaggio al “suo eccezionale percorso politico e scientifico e al suo impegno per la democrazia e la giustizia sociale” a Dora María Téllez, storica e comandante della rivoluzione sandinista nicaraguense, attualmente sequestrata da oltre 500 giorni nelle tremende prigioni di El Chipote per volontà del regime di silenzio e terrore di Daniel Ortge e Rosario Murillo. Commentando la notizia, Raúl Zibechi si interroga sul perché oggi non stiamo assistendo a una vasta campagna per la sua libertà e per la denuncia del regime di Ortega-Murillo. La desolante risposta è che, salvo rarissime eccezioni, la sinistra e le forze politiche progressiste, non solo latinoamericane, non sono interessati. La ragione, insiste Raúl, è che guardano solo al potere; scommettono tutto sul potere e per amore del potere sacrificano etica e dignità. Tutto ciò ha una sua logica: se il potere è tutto, il resto ha poca importanza, poiché è subordinato all’obiettivo principale
Qualche tempo fa, Mónica Baltodano ha commentato la situazione attuale del Nicaragua spiegando che la repressione della dittatura di Daniel Ortega e Rosario Murillo è persino peggiore di quella di Anastasio Somoza, contro il quale i sandinisti avevano preso le armi. Confesso che l’affermazione di Mónica mi ha lasciato molto perplesso, e ho pensato che fosse esagerata. Ma quando abbiamo seguito il caso di Dora María Téllez, siamo riusciti a mettere insieme i vari tasselli della questione.
Lo scorso fine settimana suo fratello, Óscar Téllez Argüello, ha riferito che Dora María avrebbe ricevuto il dottorato honoris causa dall’Università della Sorbona, a Parigi, in Francia, come riconoscimento di una vita dedicata alla difesa della giustizia sociale e della democrazia. Dal carcere, Dora María ha inviato un messaggio in cui dice che il dottorato, che il giornalista Carlos Fernando Chamorro ha ritirato a suo nome, è dedicato ai prigionieri politici impegnati per la libertà nel suo paese.
Mia sorella, dice suo fratello Óscar, esprime loro, oltre alla sua gratitudine, la sua ferma determinazione a continuare la lotta nonostante le torture e le condizioni carcerarie disumane a cui sono sottoposte le prigioniere politiche. Spera che questo riconoscimento serva a fare luce e a creare sempre più consapevolezza sull’importanza di denunciare ogni giorno con sempre maggior forza le atrocità della dittatura Ortega-Murillo, che ha sottoposto un intero popolo a un regime di assoluto silenzio e terrore.
Dora María è imprigionata a El Chipote dal giugno 2021, accusata di tradimento della patria. Nella cella «non c’è abbastanza luce, nemmeno per vedere il dentifricio sullo spazzolino», ha spiegato Chamorro circa le condizioni in cui sopravvive Téllez, 67 anni (Chamorro, “Nicaragua, l’audacia e la risata invincibile di Dora María Téllez”).
Accettando il dottorato a nome della prigioniera, Chamorro ha invitato i movimenti di sinistra e i governi dell’America Latina ad alzare la voce contro il regime nicaraguense e ha detto: «Una dittatura non può essere giustificata con il pretesto della “sinistra”».
Qui sta il nocciolo del problema. Se oggi non stiamo assistendo a una vasta campagna per la sua libertà e per la denuncia del regime di Ortega-Murillo, è proprio perché la sinistra e il progressismo non sono interessati. Perché guardano solo al potere; scommettono tutto sul potere e per amore del potere sacrificano etica e dignità. Tutto ciò ha una sua logica: se il potere è tutto, il resto ha poca importanza, poiché è subordinato all’obiettivo principale.
Dora María li mette a disagio. Per la sua dignità. Per la sua perseveranza. Perché non si è arresa, né svenduta, né ha avuto incertezze. La sinistra, tuttavia, non si sente a disagio di fronte al regime perché non vuole guardarsi in quello specchio, né in qualsiasi specchio che le ripresenti la sua ossessione per il potere. Quella sinistra che grida al colpo di Stato ogni volta che subisce una sconfitta politica e che accusa la destra dei propri limiti, preferisce voltarsi dall’altra parte quando si tratta del Nicaragua e delle prigioniere e dei prigionieri politici torturati in nome di una rivoluzione, che esiste solo nella sua immaginazione.
Le sinistre del mondo hanno un enorme debito teorico e politico perché non hanno mai guardato in faccia lo stalinismo, come se quel regime non fosse emerso dalle viscere stesse della rivoluzione russa. Capire come si arrivò a quel regime feroce e criminale capeggiato da Stalin, ovviamente richiede il guardarsi allo specchio e trarne conclusioni serie che non possono consistere nell’addossare tutte le colpe al nemico, come si è soliti fare in quel settore.
Il progressismo di oggi non è solito accettare critiche, poiché accusa chi le formula di essere la destra. Per lo stesso motivo, non può nemmeno fare autocritica. Senza questo esercizio collettivo, è impossibile promuovere il cambiamento. Non conosco nessun presidente progressista latinoamericano che abbia detto dove ha sbagliato, quali sono stati gli errori o le deviazioni, ma accusano sempre gli altri (che siano la destra, l’impero o i movimenti che li hanno sostenuti) per i clamorosi fallimenti che raccolgono.
Alcuni presidenti della regione chiedono la libertà di Dora María Téllez. Penso che sia necessario. Ma non basta, dobbiamo condannare e isolare il regime di Ortega-Murillo, per la repressione e i crimini che compie, perché, anche se dice il contrario, esercita una radicata alleanza con gli Stati Uniti e la destra nicaraguense. Non farlo significa essere complici.
In un articolo recente, Baltodano ha denunciato che sono stati chiusi tutti gli spazi e le libertà, che migliaia di nicaraguensi perseguitati hanno dovuto andare in esilio, che quasi 3.000 organizzazioni sono state chiuse, il che dimostra in maniera lampante la volontà del regime di difendere a ferro e fuoco il potere (“Nicaragua: Fraudes electorales y aniquilamiento del Poder Local”). Per questo motivo nelle elezioni municipali di novembre il FSLN (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) non ha avuto veri avversari e si è dichiarato vincitore nei 153 municipi del paese, nonostante un’astensione di oltre l’80 per cento.
L’ossessione per il potere, l’afferrarsi al controllo dello Stato, la repressione del dissenso e l’assenza di autocritica immobilizzano questa sinistra che si dichiara democratica, con il suo passato stalinista.
Sappiamo bene che la destra è peggiore, forse anche molto peggiore. Però, da sempre, chi si traveste con la pelle dell’agnello è più pericoloso del lupo.
Fonte: “Las izquierdas ante Dora María Téllez”, in La Jornada
Traduzione a cura di Camminardomandando.
Patrizia dice
Chi ha condiviso, sebbene a distanza, la lotta del movimento sandinista e ha gioito con entusiasmo alla sconfitta del dittatore Somoza; chi ha letto il bellissimo romanzo “la donna abitata” di Gioconda Belli commuovendosi nelle ultime pagine per l’eroismo della protagonista, combattente per la libertà del popolo nicaraguense, non può che disgustarsi per quanto avviene in Nicaragua sotto il governo di chi si credeva lottasse per la giustizia e la libertà, e non può che condividere, amarissimamente, le considerazioni di Zibechi
Maria Teresa Messidoro dice
Perfettamente d’accordo con tutto ciò che ha scritto Raul.
Una riflessione che andrebbe fatta ovunque.
Ma ora occorre impegnarsi perchè Dora Maria e gli altri prigionieri siano messi in libertà