Quanti bei ricordi, vero? La Rai di Mike e Topo Gigio, di Pippo e Raffaella, e poi Tribuna Politica, Enzo Biagi, Bruno Vespa e via via fino a Fabio Fazio. Che tempi! Era il servizio “pubblico” radiotelevisivo, sì, insomma la Tv di Stato. Quella che lottizzata dai partiti è stata sempre, aggredita, sfruttata, violentata e fatta a pezzi a seconda degli interessi del potente o dell’amico di turno. Stiamo parlando – come ricorda una voce assai fuori dal coro nostalgico, quella di Alessandro Ghebreigziabiher – di una delle istituzioni italiche in cui vige quasi da sempre il più alto tasso di nepotismo e clentelismo. Solo che adesso ci sono le destre al potere, quelle più estreme perfino di Berlusconi (che peraltro è ancora lì) e si prendono anche il servizio “pubblico” che non è più tale da un pezzo. Ma la parola chiave, precisa Alessandro, non è potere e neppure “pubblico”, bensì “anche”
C’era una volta la RAI.
La Radio Televisione Italiana, la TV di Stato, la rete nazionale, una mamma per molti.
Fa sorridere sentire che c’è chi si lamenta in questi giorni della sua lottizzazione…
Ma è uno scherzo o cosa?
La suddetta madre è dal secolo scorso che è stata aggredita, sfruttata, violentata e fatta a pezzi a seconda degli interessi del potente o dell’amico di turno.
Stiamo parlando di una delle istituzioni nostrane in cui vige quasi da sempre il più alto tasso di nepotismo e clientelismo.
Solo che adesso ci sono le destre al potere e ora si prendono anche il servizio pubblico che non è più tale da un pezzo.
Ma la parola chiave non è potere e neppure pubblico, bensì “anche”, signore e signori.
Vogliamo parlare della stampa, soprattutto quella cosiddetta mainstream? Mi fate capire quale redazione tra i maggiori quotidiani ha un orientamento che non sia vicino al centrodestra? No, perché se la conoscete ditemelo che mi abbono subito. Inoltre, i dati indicano che la gente legge sempre meno i giornali e si informa per altre vie, tutt’altro che informanti, se mi si lascia passare l’infelice ripetizione. E chi ci ha guadagnato da tutto ciò? La sinistra, forse? Quale sia la sinistra, poi, è tutto un altro tragico discorso.
Vogliamo invece parlare del mondo dell’editoria in generale? A parte tutto ciò che in qualche modo è riconducibile alla grande famiglia Berlusconi, quale spazio e incidenza ha una produzione culturale alternativa all’attuale narrazione postfascista in un mercato peraltro che ci vede agli ultimi posti come numero di lettori? E quale frangia politica ha raccolto i frutti di tutto questo?
Vogliamo parlare del mondo dello spettacolo? I teatri sono sempre più vuoti, così come i cinema, e chi riesce ad andare avanti lo deve ai fondi che arrivano dall’alto. Nel frattempo le multinazionali dello streaming da anni monopolizzano sempre di più l’offerta e hanno praticamente in mano gli spettatori in tutto il pianeta. E chi se non le forze capitaliste e liberiste ha approfittato di tale sconvolgimento?
Vogliamo parlare di ciò che un tempo era internet? Soprattutto nei paesi con un livello di istruzione più basso, più vecchi e con un digital divide preoccupante come il nostro, per molti navigare sul web significa praticamente aprire i social network. È lì che in tanti costruiscono il proprio modo di vedere il mondo. E chi, infine, se non le destre li ha occupati letteralmente con le proprie “bestie” infami per alimentare bieca ignoranza, cieco odio e utile disumanità?
L’amara verità è che da molto prima di oggi la gente che ora ci governa si era già presa quasi tutto. Il risultato delle recenti elezioni o ciò che fa notizia adesso non sono altro che una conseguenza di una totale occupazione, più che una lottizzazione, che ha origini lontane.
Ma nel passaggio precedente ho detto “quasi” e non a caso.
C’è ancora qualcosa che non riescono a raggiungere, neppure a sfiorare, ed è esattamente da lì, dove vive la reale e concreta alternativa che si può e si deve continuare a lottare.
Il nome esiste già e ha funzionato solo in parte perché va finito il lavoro.
Un tempo si chiamava resistenza…
giuseppe dice
Resistere, resistere ma con efficacia. À la Bastille! In ogni luogo, oltre le chiacchiere, le prediche e i piagnistei. Magari passsndo per l’educazione? Non è mai troppo tardi diceva qualcuno mentre FACEVA!