Non servono eserciti nelle periferie. Per Carlo Cellamare, docente di urbanistica e direttore del Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’abitare” presso La Sapienza, a Tor Bella Monaca come a Scampia non bastano interventi di riqualificazione edilizia e urbanistica. Serve riconoscere la presenza di esperienze attive sui territori: associazioni, gruppi informali, reti di mutualismo, cooperative, singoli abitanti, insegnanti. Serve sostenere le scuole che si aprono alla città. Servono iniziative culturali e sociali. Ma serve anche un racconto differente per contrastare la stigmatizzazione di certi quartieri
Le tre solitudini di ragazze e ragazzi, insegnanti e famiglie
Franco LorenzoniChi cerca di migliorare la qualità culturale del territorio e di ricomporre le relazioni sociali è un alleato per coloro che nella scuola si battono contro ogni forma di discriminazione, consapevoli che la scuola deve sforzarsi di essere un luogo di costruzione culturale lenta. Di certo occorre proteggere i tentativi di costruzione di comunità educanti locali che stanno dando risultati interessanti contro l’abbandono scolastico
La scuola deve fare tutto?
Loris AntonelliSiamo sicuri che quella che viviamo è un'”emergenza educativa”? Siamo certi che Parco verde di Caivano è un caso unico? Siamo convinti che la scuola, così come è pensata e organizzata, deve o può fare tutto per rispondere ai problemi che precipitano ogni giorno su bambini/e e adolescenti? Come possiamo costruire ovunque comunità educanti per sottrarci alla trappola dell’emergenza?
L’educazione diffusa può salvare la città
Giuseppe CampagnoliIn ogni città esiste un patrimonio non utilizzato di saperi da mettere in comune con bambini e bambine, ragazzi e ragazze. È quello di tante botteghe e laboratori, musei e gallerie, teatri, luoghi di musica e arte, biblioteche e librerie… L’educazione diffusa può aiutare a ripensare l’apprendimento, favorire la partecipazione al bene comune, fermare l’espulsione dei cittadini dai centri storici
La soluzione è seminare
Maria González ReyesNon piove mai. Così le famiglie e la scuola avevano stabilito turni per irrigare le fragili piantine che avevano seminato, senza chiedere permesso, su un pendio senza vita nella piazza accanto alla scuola dove ogni giorno tante bambine e bambini si fermano a giocare. Solo che ogni volta che andavano lì con l’acqua, trovavano la terra già bagnata. Piccola storia su quel che può insegnare il lavoro con la terra e una sorprendente relazione tra una scuola di Madrid e il suo territorio
La bellezza e l’arte rompono gli schemi precostituiti
Cesare MorenoL’incendio della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto a Napoli, ha riaperto – probabilmente soltanto per l’eco delle rivolte nelle banlieue – una discussione sulla vita di ogni giorno di tanti ragazzi e ragazze. Si tratta di una discussione spesso molto povera, dal momento che viviamo un tempo nel quale i giovani non sono considerati. Per spezzare questo orizzonte, la ricerca del bello vissuta con loro resta una priorità, ma il bello va portato prima di tutto dove le persone vivono
Scuole di prossimità
aa.vv.Le piccole scuole di prossimità nelle aree interne e montane sono trattate come costi da tagliare. E se diventassero agenti di rivitalizzazione dei territori, a cominciare dal bisogno di affrontare qui e ora il cambiamento climatico, in una concezione di scuola aperta? Un gruppo di insegnanti, dirigenti scolastici, architetti, genitori, ricercatori ha cominciato a camminare insieme intorno a questi temi con alcune proposte
Città e biblioteche
Antonella AgnoliUna città educante ha bisogno di biblioteche che sanno rivolgersi anche ai non lettori, che si aprono alla partecipazione dei cittadini, che si propongono come luoghi dove si trova sempre qualcosa da fare o qualcuno con cui parlare. Biblioteche come beni comuni, luoghi di relazione capaci di suscitare meraviglia
Ragazzi e spazio pubblico
Paolo MoscogiuriUn muretto, una scalinata, un albero oppure una panchina. Perché quei luoghi di incontro sono stati importanti e in qualche caso lo sono ancora? Come possiamo trasformare gli spazi pubblici, nel tempo dell’ossessione del controllo, quella che fa vietare il gioco e gli schiamazzi dei cortili e nei giardini o stendere un asciugamano in tante spiagge, in luoghi delle relazioni, del piacere, dell’ovvio e dell’inatteso?
Vivere nell’attenzione
Franco LorenzoniUno dei segreti di Barbiana è stato vivere nell’attenzione con un lungo tempo dedicato all’apprendimento. Oggi ci sono territori in cui l’85% dei bambini non ha il tempo pieno. Per questo in molte città si sperimentano alleanze tra volontariato educativo, enti locali, associazioni in grado di sostenere la scuola prolungando e ampliando l’offerta formativa oltre l’orario e oltre i muri della scuola