Una città educante ha bisogno di biblioteche che sanno rivolgersi anche ai non lettori, che si aprono alla partecipazione dei cittadini, che si propongono come luoghi dove si trova sempre qualcosa da fare o qualcuno con cui parlare. Biblioteche come beni comuni, luoghi di relazione capaci di suscitare meraviglia
Ragazzi e spazio pubblico
Paolo MoscogiuriUn muretto, una scalinata, un albero oppure una panchina. Perché quei luoghi di incontro sono stati importanti e in qualche caso lo sono ancora? Come possiamo trasformare gli spazi pubblici, nel tempo dell’ossessione del controllo, quella che fa vietare il gioco e gli schiamazzi dei cortili e nei giardini o stendere un asciugamano in tante spiagge, in luoghi delle relazioni, del piacere, dell’ovvio e dell’inatteso?
Vivere nell’attenzione
Franco LorenzoniUno dei segreti di Barbiana è stato vivere nell’attenzione con un lungo tempo dedicato all’apprendimento. Oggi ci sono territori in cui l’85% dei bambini non ha il tempo pieno. Per questo in molte città si sperimentano alleanze tra volontariato educativo, enti locali, associazioni in grado di sostenere la scuola prolungando e ampliando l’offerta formativa oltre l’orario e oltre i muri della scuola
La società come luogo di conoscenza
Giovanni FioravantiL’apprendimento è un processo continuo che non tollera d’essere relegato alle sole aule scolastiche e alle loro forme rituali di istruzione. La società come luogo pedagogico, di cui scriveva John Dewey agli albori del secolo scorso, è ora la Terra intera con la potenza del pluralismo delle sue comunità e delle sue culture. Per questo oggi bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno bisogno prima di tutto di contesti di apprendimento che supportino processi esplorativi nei quali apprendere insieme in modo attivo. È tempo di considerare l’intera società, come luogo di conoscenza, come un luogo di apprendimento diffuso
Il verbo condividere si studia a scuola e nel territorio
Gianluca Cantisani“Scuole Aperte Partecipate In Rete” è un progetto nazionale, nato per valorizzare l’amministrazione condivisa nelle scuole, che lega quattordici città e oltre trenta tra scuole e realtà sociali, inclusa l’Associazione genitori Di Donato. Del resto, i vent’anni di esperienza di amministrazione condivisa nella scuola Di Donato-Manin (a cominciare dal suo cortile) di Roma, all’Esquilino, restano un patrimonio prodigioso dal quale prendere spunto
Cosa abbiamo paura di perdere?
Andrea SolaQuando si ragiona sul bisogno di ripensare in profondità la relazione tra bambini e città o la scuola prevale l’idea di infanzia come condizione di minorità, inferiorità costitutiva: insomma bambine e bambini sono incapaci di comprendere davvero ma soltanto di assimilare passivamente. È questa immagine dell’infanzia, in una società adultocentrica che non favorisce la partecipazione, che abbiamo paura di mettere in discussione
Abbiamo bisogno di parole
Andrea GuerrizioQuando i temi del servizio civile e della difesa nonviolenta trovano spazio nelle scuole superiori, tra i ragazzi e le ragazze prevale per lo più un senso di disorientamento. Tuttavia, quando si discute delle contraddizioni di una società imbevuta di violenza quei concetti favoriscono punti di vista ricchi di senso. Scuole e territori sono chiamati prima di tutto a un paziente sforzo per riscoprire con studenti e studentesse parole e significati di mondi nuovi
Percorsi spezzati
Maestri di stradaIl lavoro degli educatori alle periferie del sapere e delle città è fatto di percorsi spezzati: percorsi cominciati e interrotti dalla violenza, dal degrado, dall’insipienza del potere. Piuttosto che una linea di pensiero ci restano tra le mani frammenti di fibra… Il sogno è per noi la macchina per intrecciare il canapo, produrre senso nel deserto dei significati, trasformare la fatica in una impresa meravigliosa
Il mondo a venire con l’educazione diffusa
Paolo MottanaIntrodurre l’educazione diffusa nella società non significa solo portare bambini e ragazzi fuori dalla scuola per apprendere. Significa afferrare il mondo come oggi si presenta in tutte le società occidentali e rovesciarlo da capo a fondo. Il loro sguardo, ancora non intaccato dal ricatto del denaro, non può non influire sull’andamento della vita di ogni giorno. Le loro domande possono essere un incentivo ad accorgersi della nostra fretta, della nostra stupidità, della nostra violenza
La conoscenza e la strada delle città
Giovanni FioravantiDobbiamo smettere di pensare la conoscenza come un insieme di saperi o una riserva di erudizione da esibire. La conoscenza è prima di tutto la capacità di imparare ad apprendere e di utilizzare i saperi per cambiare il mondo. Per crescere, quella capacità ha bisogno di tempo, di esperienze, di tanti spazi differenti, ben oltre le mura scolastiche: per questo occorre percorrere la strada delle città che apprendono, qualcosa che riguarda anche gli adulti, e qualificare tanto l’apprendimento formale quanto gli apprendimenti non formali e informali. Chi insegna ai giovani di oggi come considerare il mondo nuovo che ci travolge?