C’è bisogno di trovare i modi per affrontare il tema della guerra. Si può partire dalla immagini fisse e mute che, a differenza dei filmati, aiutano a soffermarsi su ciò che si vede e sentire ciò che accade dentro. Si può inventare una cerimonia. Si può parlare e scrivere tanto… Occorre che insegnanti, ma anche dirigenti scolastici, educatori, genitori, associazioni favoriscano un intenso scambio di esperienze
Scuole aperte al mondo
Rita CocoMalgrado diversi problemi, la scuola resta uno dei pochi luoghi nei quali vivere l’educazione interculturale come processo di reciprocità e collaborazione tra persone con storie, origini ed età diverse. L’esperienza delle scuole aperte partecipate si dimostra utile anche in questa direzione. Suggestioni dal Festival delle Migrazioni promosso in Calabria
Gli anni rubati e il dono del tempo
Alessandro GhebreigziabiherNulla può ricambiare il tempo che viene sottratto. Quello, ad esempio, rubato alle ragazze e alle donne afghane che non possono studiare. Il tempo senza relazioni dei bambini e delle bambine durante la pandemia. Ogni attimo di ogni giorno di chi vive in un paese in guerra, ma anche ogni singolo istante di coloro che si mettono in cammino, rischiando spesso la vita, per cercare un angolo del mondo migliore nel quale vivere. E ancora il tempo vissuto da ragazze e ragazzi che cercano di riprendere in mano la propria vita nei luoghi di cura. Tutto questo tempo non si può compensare. Ma qualcosa possiamo fare: donare, in tanti modi diversi, parte del nostro a chi è stato vittima del furto
A vent’anni non si può essere delinquenti incalliti
Beppe BagniNel carceri italiane, nelle quali si continua a vivere in condizioni disumane, anche ragazzi di vent’anni si tolgono la vita. L’ultimo caso è accaduto a Sollicciano, Firenze. Dopo il decreto Caivano gli istituti di pena minorili esplodono per le custodie cautelari tanto che i diciottenni possono essere detenuti nei carceri degli adulti
Se le istituzioni guardano il dito e non la luna
Daniele NovaraDa tempo è in corso un vero attacco contro gli adolescenti. Si moltiplicano le proposte di ridurre l’età della punibilità giudiziaria. C’è sempre meno spazio per investire nella prevenzione educativa, nel sostegno reale alle scuole e agli insegnanti, nell’aiuto educativo ai genitori e alle realtà sociali impegnate nei territori. Intano i costi di molti centri estivi diventano proibitivi
L’invenzione del futuro di Danilo Dolci
Franco LorenzoniI pensieri e le azioni di uno dei maggiori animatori di lotte nonviolente hanno molto da insegnare, ancora oggi, a chi creda all’educazione come terreno di emancipazione sociale. Le inchieste sociali, la scuola come luogo capace di collaborare con il mondo, l’esercizio di chiedersi sempre chi decide e come si decide, l’utilizzo di media indipendenti, la costruzione collettiva della conoscenza restano fondamentali nella lotta contro tutte le forme di povertà
Scuola e incidenti sul lavoro
Ludovico ArteLa morte di Satnam Singh interroga anche studenti, insegnanti e società civile. La scuola è chiamata sempre di più ad aprirsi al racconto di storie che costringono a pensare e a immaginare mondi diversi: le storie delle lotte dei diritti dei lavoratori, le storie degli studenti che vivono in famiglie con difficoltà economiche e sono costretti a lavorare, le storie di schiavitù moderna, le storie dei tanti e tante invisibili che vivono accanto a noi
Spezzare il legame tra povertà economica ed educativa
T.E.Se ne parla poco eppure la povertà assoluta in Italia riguarda più di 1,3 milioni di bambini e adolescenti. Una ricerca di Save the children spiega come la povertà incide sulle opportunità educative: per rompere quel legame resta fondamentale aprire le scuola al territorio e aprirla oltre l’orario curricolare
Vivere in una società più aperta
Franco LorenzoniImparare in tanti modi diversi a pensare insieme, cioè imparare ad ascoltare ma anche a dare e a ricevere attenzioni e fiducia, è complicatissimo: i bambini e le bambine, le maestre e i maestri lo sanno più di altri. Ma quando scopriamo la ricchezza di questa straordinaria azione collettiva possiamo contribuire a creare una società più democratica, una società più aperta, più intelligente e meno ingiusta, perché capace di offrire maggiori possibilità a tutte e tutti. Dare respiro alle ipotesi e ai pensieri di bambine e bambini fin dalla primissima infanzia è fondamentale per affrontare e cercare di attenuare i danni delle povertà educative
Scuola e territorio
Giovanni Del BeneLa scuola è, o dovrebbe essere, un punto di riferimento culturale, sociale e relazionale del territorio. Dobbiamo imparare a prenderci cura e a vivere le strutture architettoniche scolastiche come luoghi polifunzionali, perché possono operare ogni giorno non solo come biblioteche pubbliche ma, a cominciare dalla palestre e dai cortili, come spazi per attività curricolari ed extra curricolari al servizio di tutti i cittadini. La contaminazione scuola e territorio è già presente in molte aree del paese
L’angosciante lezione del Beccaria
Associazione AntingoneLe violenze e le torture riguardanti l’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano non sono solo un terrificante problema penale. Quanto accaduto riguarda tutti, a cominciare da chi si occupa di ragazzi e ragazze. C’è da ripensare l’idea di pena in profondità, c’è da mettere subito al centro nelle carceri minorili percorsi educativi socializzanti, c’è da costruire una relazione tra istituti e territorio
Ragionando sulla dispersione scolastica
Raimondo GiuntaRagazzi e ragazze non concludono gli studi o lo fanno con grandi fatiche per diverse ragioni: ad incidere sono fattori economico-sociali, culturali, motivazionali e valoriali. Per questo la lotta contro la dispersione scolastica è difficile. Servono alleanze sul territorio, perché da sola la scuola non ce la fa. Associazioni ed enti locali sono chiamati a giocare un ruolo decisivo
A scuola nessuno è straniero
Ludovico ArteIl sistema scolastico dovrebbe evitare di creare ghetti di qualsiasi tipo. E invece a volte li crea. La responsabilità è di alcune “scuole bene”, che tendono a escludere ragazzi con percorsi difficili. Poi ci sono proposte istituzionali, come il tetto per gli alunni stranieri nelle classi, che tanti e tante non vogliono e individuano e sperimentano già strade alternative per aprire sempre di più le scuole al territorio e al mondo
Il valore della co-progettazione condivisa
Pasquale Bonasora“Al cuore dell’Amministrazione condivisa”, il nuovo rapporto curato da Labsus, racconta di importanti legami di fiducia che prendono forma nei territori. Pensare e progettare insieme e utilizzare in tanti modi diversi strumenti come i patti di collaborazione significa contribuire a costruire una nuova cultura politica, nella quale i cittadini non sono più considerati utenti passivi. Una strada che apre scenari inediti per le comunità e per le istituzioni di prossimità, sulla quale hanno cominciato a camminare diverse esperienze di scuole aperte partecipate
Scuole aperte, comuni e comunità
Sabrina Gastaldi e Valentina ScavoneSe la scuola viene vissuta come luogo educativo e come presidio di comunità si rafforza l’impegno contro le diseguaglianze e la povertà educativa. Con questo approccio si è aperta anche nell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani una importante riflessione. In questo momento, dice l’ANCI, occorre mettere sempre più in rete esperienze e saperi per favorire il dialogo tra territori, servizi comunali, scuole, istituzioni culturali, società civile e associazioni genitori
Una visione di futuro
Pasquale BonasoraL’amministrazione condivisa, di cui sono parte le esperienze delle scuole aperte partecipate, riconsegna prima di tutto senso al concetto di democrazia non solo perché riguarda la vita di ogni giorno nei territori, ma perché nega il dominio della competizione quale misura delle relazioni sociali. Un’interessante fotografia dagli Stati generali dell’Amministrazione condivisa
Sul terzo gradino
Giuseppe BagniLe storie dei ragazzi che lasciano gli studi o vivono condizioni di segregazione scolastica – invitati a passare da istituti e indirizzi ritenuti prestigiosi ad altri considerati meno impegnativi -, ricordano che serve prima di tutto creare interesse per l’apprendere. Insegnanti ed educatori dovrebbero mettersi accanto a quei ragazzi. È il desiderio di conoscenza l’energia collaterale indispensabile, altrimenti è come ostinarsi sui rubinetti quando manca l’acqua nell’acquedotto
Società aperte
Giovanni FioravantiViviamo il tempo di una società e di una scuola senza bussole. Per il Censis siamo affetti da sonnambulismo. Ora che è minacciata la convivenza mondiale sarebbe urgente orientarci con un’educazione alla mondialità per imparare a comprendere la realtà, rimuovere la patina etnocentrica che riveste i contenuti dei sistemi formativi, riconoscere le interdipendenze che creano il bisogno di varie forme di solidarietà e di partecipazione al bene comune. Per creare qui e ora società e scuole aperte al mondo
Città aperte
Gianluca CarmosinoUn pista di ricerca emersa dal convegno promosso sulle scuole aperte da quattro amministrazioni comunali – Roma, Bergamo, Milano e Bologna – il 29 febbraio è stata la spinta a ragionare di scuole aperte e allo stesso tempo di “città aperte”. Un momento di confronto su come queste esperienze, inevitabilmente diverse tra loro, affrontano la povertà educativa e ricostruiscono legami comunitari. Una cosa è certa: le città e le scuole hanno bisogno di partecipazione
Stare a fianco dei giovani
Giovanni FioravantiLa partecipazione alla vita di un territorio può favorire processi educativi importanti, ma l’educazione stessa è partecipazione, coinvolgimento, relazione. Per gli adulti è imparare ad affiancare bambini e ragazzi senza sostituirsi a loro, essere sempre disposti a dare una mano se richiesti
Chi ha giocato in cortile alzi la mano
Claudio TosiLa dimensione del gioco spontaneo vissuta, oggi sempre meno, nei cortili, e la condizione che si sviluppa nelle pluriclassi con alunni di età differenti consentono di vivere in profondità la relazione tra diversi. Barbiana lo aveva già messo in luce. Oggi tante comunità dell’Appenino assaporano ancora quella dimensione, fatta soprattutto di esperienze e di legami tra conoscenza e territorio. Quella dimensione può aiutarci a ripensare l’idea di scuola e perfino il principio di uguaglianza?
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