Sabato 25 maggio in decine di paesi si svolgono manifestazioni di protesta contro Monsanto, la più importante impresa transnazionale nel campo delle biotecnologie agrarie, a cominciare dalla produzione di semi geneticamente modificati.
Il problema coinvolge anche l’Italia, dove per ora non è possibile coltivare piante geneticamente modificate (anche se il nuovo presidente della Commissione Agricoltura in senato, Roberto Formigoni, vuole aprire l’agricoltura italiana agli ogm, leggi «Formigoni è un ogm») ma negli allevamenti italiani è possibile alimentare il bestiame con mangimi contenenti ogm.
Negli ultimi mesi a livello mondiale la multinazionale ha messo in campo in modi diversi pressioni senza precedenti soprattutto negli Usa e in India. In aprile Barack Obama ha convertito in legge un disegno che è stato ribattezzato «Legge Protezione Monsanto»: di fatto è stata legalizzata l’assenza di controlli sugli ogm. In India, invece, l’uomo più ricco del mondo, Bill Gates, sta finanziando una ricerca per imporre banane ogm a milioni di indiani (ma anche di ugandesi, la globalizzazione liberista non conosce frontiere): il business di Monsanto e altre corporazioni ha dichiarato in questo modo guerra alla biodiversità al momento concentrata nelle mani e nei saperi delle donne. Per questo Vandana Shiva ha presentato la campagna mondiale contro le banane ogm e il parassita Bill (ne parliamo qui: «I parassiti delle banane»).
Ribellarsi facendo
Cosa fare di fronte a tutto questo? Le iniziative dei movimenti che in tutto il mondo lavorano sui temi della sicurezza alimetare possono essere divise in tre grandi gruppi. Il primo gruppo raccoglie le pratiche di milioni di persone e di reti, pratiche riguardanti l’autoproduzione, vale a dire orti urbani, orti in balcone e in giardino, ma anche acquisti (diretti o attraverso gruppi solidali) di cibo biologico di produzione locale. Il secondo gruppo di iniziative riguarda invece eventuali azioni di pressione sui politici. Il terzo gruppo, infine, è l’impegno a informarsi e a informare (un primo punto di riferimento a livello mondiale sono ad esempio gli articoli di Silvia Ribeiro, nell’archivio di Comune-info trovate «La guerra del mais» e «La fine del mondo, gli uomini e le donne di mais» ma anche Vandana Shiva, Raj Patel, Josè Bovè e, per le questioni italiane, Luca Colombo, solo per fare qualche nome).
Questa è la pagina facebook sulla giornata del 25 maggio con le indicazioni sui diversi eventi divisi per paesi e città.
https://www.facebook.com/events/147274678766425/
Questo invece è un video appello di Vandana Shiva (cliccando la finestrella Sottotitoli, in basso a destra nel video, trovate anche quelli in italiano).
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=dfUMHhrQamw[/youtube]
Città invisibile è un piccolo collettivo che sbircia tra i temi sociali, della decrescita e del pensiero critico.
Lascia un commento