In una recente intervista Luciana Bruni, medico della Società scientifica di nutrizione vegetariana. ha spiegato bene come se si decide di smettere di mangiare carne bisogna anche cambiare abitudini, «ci si mette in gioco, si diventa partecipi, protagonisti di un cambiamento», come avviene quando si partecipa in modo costante a un Gruppo di acquisto solidale. Di sicuro, la chiave del cambiamento personale e collettivo (dunque profondamente politico) con il suo carico di conseguenze ambientali, etiche, nutrizionali e sociali è abbracciata da un numero crescente di persone. Del resto, le diete vegetariane risultano non solo nutrizionalmente adeguate in tutte le fasi di sviluppo dell’uomo, ma sono anche molto più salutari (per le persone e per l’ambiente) di altre diete, dal momento che sono valide per la prevenzione e il trattamento di diverse malattie importanti e in grande espansione come il diabete, l’ipertensione, l’obesità, alcuni tipi di cancro. E quando si comincia a vivere questo cambiamento (un suggerimento, iniziate in primavera o estae, i frutti dell’orto vi aiuteranno) si scoprono tante di quelle alternative alimentari da restare spessi stupiti.
Dietro la scelta vegetariana in realtà c’è un modo ben preciso di vedere le relazioni sociali e quelle con l’ambiente. Siamo di fronte insomma a un vero pezzo di società della decrescita e dell’altra economia. Non si tratta solo di pensare e vivere una relazione differente col mondo animale. Ridurre o eliminare il consumo di carne significa incidere in un cambiamento che riguarda la tutela del bene comune acqua (per produrre un chilo di carne vengono consumati mediamente 15.500 litri di acqua) e del bene comune aria (la produzione industriale di carne è uno dei fattori maggiormente responsabili del riscaldamento globale). E c’è un altro elemento che fino a poco tempo fa veniva spesso dimenticato: consumare carne significa ormai spendere molti più soldi, a causa dell’aumento del prezzo della benzina che incide nel lavoro degli allevatori. Consumare carne insomma, con la crisi, rischia di essere una scelta elitaria. C’è invece un aspetto che forse andrebbe ripensato nel mondo dei vegetariani: a volte si ha l’impressione di avere a che fare con persone (certo non tutte) che vivono la scelta in modo integralista, disprezzando chi ancora non la condivide, come se quella fosse l’unica e più importante scelta per il cambiamento sociale. Il mondo dei vegetariani all’esterno appare ancora troppo chiuso, una nicchia (sempre più grande) con la quale non è sempre facile relazionarsi.
Questi e altri temi saranno, in vari modi, al centro della decima Festa nazionale dei Vegetariani in programma domenica 13 maggio, dalle 9,30 alle 20 alla Città dell’altra economia (ex matatoio di Testaccio), il cui titolo quest’anno è «Il destino di un popolo dipende da cosa mangia». «La presenza del popolo dei vegetariani nei pressi di un luogo simbolo di sofferenza e morte per gli animali – si legge nel sito web dedicato alla festa – vuole aspirare idealmente a neutralizzare le vibrazioni di violenza e di terrore che ancora permangono in questo sito….». Come ogni anno l’organizzazione dell’evento vuole dare massima visibilità alle associazioni aventi medesime affinità nell’ambito della cultura universalista, del vegetarismo, dell’animalismo, nella protezione degli animali, dell’ambiente, nella lotta a ogni forma di violenza (tra le altre, ci saranno Lav, Lac, Movimento Vegetariano No alla Caccia, Oipa, Paninoteca ambulante vegana).
Protagonisti della festa saranno diversi artisti che si esibiranno in varie discipline: esercizi yoga e tai chi, arti marziali, tecniche di medicina naturale, canti (armonizzazioni vocali blues, gospel e pop dei Rusty Bluesy Ensemble alle ore 13), danze popolari (alle 19), teatro, recitazione di poesie in tema, conferenze ma anche spettacolo di teatro e burattini (alle 16). Una parte della manifestazione si svolgerà all’interno della struttura nella quale saranno proiettati filmati a cadenza alternata con dibattiti in tema, oltre ad eventi musicali. Nell’area riservata alla Festa saranno presenti espositori e artigiani con i loro prodotti vegan e «cruelty free», inoltre sarà possibile pranzare presso il ristorante Bio-osteria con un ricco menù appositamente preparato per l’occasione.
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio. Da un paio di anni il piccolo collettivo ha abbracciato la scelta vegetariana.
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