Non bastavano le destre sovraniste che attaccano da anni le presunte ingerenze dei giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, lunedì scorso ci si è messa anche Report con una trasmissione che ha frullato insieme ergastolo ostantivo, 41 bis, mafia, facili sentenze e una serie di luoghi comuni che lasciavano piuttosto sconcertati. Non c’è stato il minimo riferimento, per fare solo un esempio, all’articolo 27 della Costituzione che affida alle pene una finalità rieducativa. Particolarmente grave, poi, il fatto che nella trasmissione nessuno abbia ricordato che non tutti non solo vogliono ma nemmeno possono pentirsi e così guadagnarsi la libertà: c’è chi ha poco da dire e chi può avere paura delle ritorsioni. Nella trasmissione è stato ridicolizzato il diritto al silenzio, un diritto processuale fondamentale. Essere silenti, ricorda Patrizio Gonnella, non significa necessariamente essere omertosi: può significare essere, ad esempio, terrorizzati dal rischio che vengano ammazzati figli, fratelli, mogli. Cosa che nelle chiacchiere da bar o alla buvette di Montecitorio può anche non interessare ma che a un’informazione autorevole come quella di Report non è davvero facile perdonare

Di fronte alla complessità di un’istituzione come il carcere, al dolore delle storie recluse, a questioni che richiederebbero analisi piuttosto che sentenze, ci vorrebbe cautela. Quella cautela in poenam di cui ha scritto e parlato papa Francesco a proposito dell’uso della galera. Lo scorso lunedì è andata in onda una puntata di Report che trattava di regime 41 bis, di trame nere nelle carceri, di ergastolo ostativo e varie altre cose. Lo spettatore ignaro dei fatti, del diritto, della storia penitenziaria e criminale del paese ne esce sconvolto: sembra, ripeto sembra, a seguito di una ricostruzione palesemente allusiva, che i giudici della Corte di Strasburgo sui diritti umani, i professori di svariate università italiane, i magistrati di sorveglianza (questi ultimi in quanto incompetenti), la ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, siano tutti più o meno manovrati, taluni inconsapevolmente, dalla mafia. Una tesi che ha dell’incredibile. Non c’è lo spazio per smontare e confutare buona parte delle cose dette o evocate nel servizio. Mi soffermo su una delle questioni sollevate: l’ergastolo ostativo.
Invito i lettori di questo articolo a guardare la parte del servizio di Report sul caso di Marcello Viola. La tesi preconfezionata è la seguente. I giudici di Strasburgo, in quanto colpevolmente ignari di cosa è la mafia, con la complicità di governi silenti (e dunque forse collusi), senza sentire gli investigatori, avrebbero costretto il legislatore italiano a togliere di mezzo l’ergastolo ostativo (ossia senza speranza di uscita salvo che per i pentiti) tanto voluto da Falcone. Nella trasmissione non si dice che la Corte europea dei diritti umani si era già espressa in un caso analogo (che non riguardava l’Italia), e che ha sollevato un tema con ancora più nettezza oggetto di una sentenza recente della Corte Costituzionale italiana (e non francese). Nella trasmissione non si cita l’articolo 27 della Costituzione che affida alle pene una finalità rieducativa.
Nella trasmissione nessuno ha ricordato che non tutti possono pentirsi e così guadagnarsi la libertà: c’è chi ha poco da dire e chi può avere paura delle ritorsioni. Nella trasmissione è stato ridicolizzato il diritto al silenzio. Esso è invece un diritto processuale fondamentale. Essere silenti non significa necessariamente essere omertosi: può significare essere, ad esempio, terrorizzati dal rischio che vengano ammazzati figli, fratelli, mogli.
Nella tesi di Report sembra che i giudici di Strasburgo, superficiali e poco affini a una logica di polizia investigativa, abbiano fatto un favore a chi aveva scritto il famoso papiello. E lo abbiano fatto al pari di quei professori e di quelle università che provano a costruire un modello di detenzione dove all’ozio forzato si contrapponga lo studio. Studiare, cari amici di Report, fa bene alla sicurezza collettiva. È il più grande fattore anti-recidivante in quanto emancipa dalla cultura della illegalità.
Infine Report tratta i giudici di sorveglianza al pari di ignari notai che potrebbero far uscire i mafiosi dal carcere senza troppe indagini e sulla base di qualche esame universitario sostenuto.
Dunque, quale è il danno politico e culturale prodotto dalla trasmissione? Dopo che per anni le destre sovraniste hanno, in giro per l’Europa, attaccato le ingerenze dei giudici di Strasburgo, anche Report ha provato a dare il suo contributo alla delegittimazione della Corte europea dei diritti umani.
Fonte: Antigone e il manifesto
Articolo molto interessante. Grazie per averlo postato
Gran bella riflessione. Grazie alla Comune per la pubblicazione. Non è la prima volta che purtroppo Report usa argomenti complicati e complessi per semplificarli brutalmente e darli in pasto ad un’audience in cerca di morali facili e digeribili.
Rimango basito a leggere questo articolo. Sono agli antipodi del pensiero di destra ma fui meravigliato e contestai l’attacco della corte europea al 41 bis e all’ergastolo ostativo. Sarebbero tante le cose da dire in risposta a Gonnella, vedo se ci riesco.
Innanzitutto questa pretesa che Report avrebbe fatto un servizio accomodante a persone “ignare” della storia del paese e delle sue carceri. Stronzate.
Sappiamo tutti come sono le carceri italiane e le condizioni in cui versano i reclusi. Sappiamo tutti che il 41bis e il carcere ostativo è per chi si è macchiato di gravi delitti mafiosi o per terrorismo. Non è certo per responsabili di femminicidio, rapine con morti, o comunque altri reati anche gravi.
E infatti il caso Cospito non dovrebbe entrare per niente in questo discorso ma c’era bisogno di “UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA” da dare in pasto al popolino per non fargli accorgere che tutto ciò che era stato promesso in campagna elettorale era stato buttato nel secchio.
Mi meraviglia che Gonnella non l’abbia percepito!! Ma cosa ancora più grave, cambia le carte in tavola dicendo che le destre sovraniste, quelle più legate e/o colluse agli ambienti mafiosi, hanno attaccato le ingerenze dei giudici di Strasburgo!!!
Gonnella pretende per chi non collabora lo stesso trattamento degli altri carcerati, tra cui PERMESSI PREMIO. Si appella al diritto del silenzio per evitare ritorsioni ai famigliari.
Falcone e Borsellino (consci di camminare tutti i giorni con la morte al fianco) sono stati uccisi proprio perché avevano capito che il regime carcerario normale non avrebbe impedito ai mafiosi di continuare a comandare da dentro il carcere.
Sebbene la legge sulla “collaborazione” (usiamo i termini giusti) che trovo anche troppo permissiva visto che riserva pochi anni di carcere anche a chi si è macchiato di GRAVISSIMI delitti, Gonnella si preoccupa del “dolore” di chi deve scontare il carcere. E il dolore di chi ha avuto congiunti uccisi??
Ma io mi chiedo, come si può pensare che persone le quali vorrebbero schiavizzare (perché questo è il senso della mafia) altre persone, e per il raggiungimento del quale si rendono responsabili di stragi o di efferati delitti (lo scioglimento del piccolo Di Matteo) nell’acido dovrebbero avere diritto a un regime carcerario normale, con permessi premi (di cosa, Gonnella dovrebbe spiegarlo) e quant’altro.
Gonnella ma che droghe usi??