I segnali che indicano la parabola discendente sono visibili ormai da parecchi anni, ma è molto probabile che l’erosione del ruolo egemone di una valuta come il dollaro si continui a manifestare ancora per un periodo non breve, non esiste una valuta alternativa pronta a sostituirlo. Il numero di aprile del bollettino del Laboratorio europeo di Anticipazione politica, dopo aver elencato le numerose crisi in corso, la pone ancora al centro di un capovolgimento di tendenza di violenza inaudita al quale i BRICS – Cina, Russia, India, Brasile e Sudafrica – “si stanno preparando già da 15 anni senza che gli erratici sforzi dell’Europa e degli Stati Uniti di seguire la tendenza portino a granché”. Eppure, secondo Raúl Zibechi, non ci sono leggi economiche che spieghino la sostituzione delle valute di riserva; c’è solo la forza armata come ragione ultima dell’ascesa e del declino delle nazioni dominanti. I popoli sono sempre stati carne da cannone nelle guerre tra potenze. Hanno versato sangue perché emergesse una nuova classe dirigente, che non sarà necessariamente meno oppressiva di quella che è stata messa da parte. L’orribile imperialismo statunitense potrebbe anche essere sostituito da qualcosa di ancora peggiore, a meno che i popoli non prendano decisioni da sé, puntando sull’autonomia e resistendo sia agli imperi in declino che a quelli in ascesa
Anche la segretaria al tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha ammesso che l’egemonia del dollaro è in pericolo, poiché le sanzioni a paesi come Cina, Russia e Iran possono pregiudicare il ruolo del biglietto verde e, quindi, di chi detiene il potere di stamparlo (“Dólar, en riesgo por sanciones económicas que aplicó EU”).
Da più di un anno, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si proclama la fine del mondo unipolare dominato da Washington, e si è diffusa la voce che il dollaro verrebbe sostituito da valute locali, come lo yuan o un paniere di valute alternative.
Tuttavia, se ci atteniamo a ciò che è accaduto nel corso della storia, l’erosione del ruolo di una valuta come il dollaro non avverrà in breve tempo, poiché non esiste una valuta alternativa pronta a sostituirlo. In passato, questo è stato possibile dopo guerre devastanti che hanno affondato il sistema economico e detronizzato il sistema aureo o la sterlina, per limitarci a ciò che è accaduto nel secolo scorso.
Dai tempi di Atene e di Roma ai giorni nostri si sono succedute varie valute egemoniche negli scambi commerciali e come riserva globale o regionale, che sono durate sino alla fine dell’egemonia della nazione a cui appartenevano. A quanto sembra, sono state le monete spagnole a ricoprire più a lungo il ruolo di valute di riserva e di scambio commerciale, dal 1530 al 1641.
Le grandi crisi sistemiche hanno provocato la sostituzione delle valute di riserva, mentre le guerre hanno svolto un ruolo molto importante nel collasso delle nazioni egemoniche. In breve, non ci sono leggi economiche che spieghino la sostituzione delle valute di riserva; c’è solo la forza armata come ragione ultima dell’ascesa e del declino delle nazioni dominanti. L’esistenza di armi nucleari non cambia questa realtà.
Nel numero di aprile del bollettino del Laboratorio europeo di Anticipazione politica (European Global Anticipation Bulletin – GEAB) si afferma, dopo aver elencato le numerose crisi in corso: “Al centro di questo terremoto, c’è la fine dell’egemonia mondiale del dollaro, (…) la quale costituisce un capovolgimento di tendenza di una violenza inaudita al quale i BRICS si stanno preparando già da quindici anni senza che gli erratici sforzi dell’Europa e degli Stati Uniti di seguire la tendenza portino a granché” (“Crisi sistemica globale: il nuovo mondo lascia quello vecchio”).
Ma la questione centrale, per quelli di noi che non sono solo anti-imperalisti, ma anche anti-capitalisti (e quindi rifiutano il colonialismo e il patriarcato), è ciò che accade ai popoli nelle transizioni egemoniche.
In primo luogo, i popoli sono sempre stati carne da cannone nelle guerre tra potenze. Hanno versato sangue perché emergesse una nuova classe dirigente.
In secondo luogo, la nuova classe non è meno oppressiva di quella che è stata messa da parte. Ne è prova ciò che è accaduto a popoli come i Mapuche nella Repubblica del Cile, che è stata più aggressiva e più violenta della corona spagnola. Lo stesso si può dire per quanto riguarda i popoli indigeni in generale, così come gli oppressi del nostro continente: sebbene i popoli neri siano stati liberati dalla schiavitù, sono stati creati corpi di polizia militare molto violenti per tenerli a bada.
In terzo luogo, qualcosa di simile sta accadendo ora: l’obbrobrioso imperialismo statunitense può essere sostituito da qualcosa di ancora peggiore. Sì, peggiore. Tra 15 anni avremo nostalgia dei gringos, ha detto José Mujica al quotidiano El País quando gli è stata fatta una domanda sull’avanzata della Cina (“Extrañar a los gringos”). Cito l’ex presidente uruguaiano solo perché i ‘progressisti’ lo stimano molto.
È quindi molto probabile che la storia si ripeta nell’immediato futuro. A meno che i popoli, in particolare i nativi e i neri, e le donne ribelli, non prendano decisioni da sé, puntando sull’autonomia e resistendo sia agli imperi in declino che a quelli in ascesa, alle vecchie borghesie e a quelle che si stanno formando.
A proposito di queste ultime, è necessario capire che si stanno intrecciando con il narcotraffico e con le forze armate, dando origine a classi dirigenti mafiose narco-militari, perché il modo di produzione ha quelle caratteristiche. L’esportazione di oro illegale, con la sua terribile logica distruttiva a livello sociale e ambientale, sostituisce la droga come principale voce di esportazione in diversi paesi del continente.
È possibile pensare che da un’alleanza con queste mafie possa derivare qualcosa di positivo per i popoli? Da esse possiamo solo aspettarci più femminicidi e genocidi, non solo per l’atteggiamento dei governanti ma anche perché, strutturalmente, il sistema funziona così.
Infine, è difficile che il ricambio di egemonie e di valute apra una finestra di opportunità per coloro che stanno in basso. Al massimo può aprire un pertugio che non garantisce nessun passo in avanti e può essere la ripetizione di genocidi come l’occupazione dell’Araucanía in Cile o la conquista del deserto in Argentina per mano delle nuove borghesie. Ciò che può offrire contenuti emancipatori non è più la logica destra-sinistra, ma quella in cui si contrappongono chi sta in alto e chi sta in basso.
Fonte: “Los pueblos y el fin de la hegemonía del dólar”, in La Jornada, 21/04/2023.
Traduzione a cura di Camminardomandando.
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