Imparare in tanti modi diversi a pensare insieme, cioè imparare ad ascoltare ma anche a dare e a ricevere attenzioni e fiducia, è complicatissimo: i bambini e le bambine, le maestre e i maestri lo sanno molto bene. Ma quando scopriamo la ricchezza di questa azione collettiva, dice Franco Lorenzoni, possiamo contribuire a creare una società più democratica, una società più aperta, più intelligente e meno ingiusta, perché capace di offrire maggiori possibilità a tutte e tutti. “Dare respiro alle ipotesi e ai pensieri di bambine e bambini fin dalla primissima infanzia è fondamentale per affrontare e cercare di attenuare i danni delle povertà educative…”
Dare respiro alle ipotesi e ai pensieri di bambine e bambini fin dalla primissima infanzia è fondamentale per affrontare e cercare di attenuare i danni delle povertà educative. Ciascuno ha bisogno di essere presentato a se stesso perché, per capire le proprie qualità, c’è bisogno che qualcun altro faccia da specchio.
Il mestiere dell’educare molto delicato perché dovremmo essere in grado di individuare qualità e inclinazioni di ciascuna e ciascun bambino dandogli spazio e fiducia.
Nemici di questa attitudine all’ascolto attento spesso sono gli schemi in cui, più o meno inconsapevolmente, ingabbiamo le tante diversità che popolano le nostre classi. Lo sguardo che noi insegnanti abbiamo verso ogni bambina e bambino condizionano potentemente la loro crescita e il loro sviluppo. Condizionano il loro stare bene e la loro fiducia nella possibilità di apprendere e confrontarsi con l’ignoto. Definizioni rigide rischiano sovente di tramutarsi in profezie che si autoavverano. Se da un bambino ti aspetti poco è facile che lui ti darà poco e questo è terribile, è una grande ingiustizia.
Non è facile, ma noi dobbiamo continuamente aggiustare il tiro e lavorare sul contesto. Da soli non ce la possiamo fare e dunque, perché si riesca a costruire in ogni scuola, in ogni classe, un contesto inclusivo, è necessario che noi si impari a pensare insieme. La capacità di pensare insieme è una delle qualità umane più importanti. È una esperienza decisiva da far sperimentare a bambine e bambini, a cui ci dobbiamo allenare imparando a pensare insieme anche tra insegnanti.
La nostra Costituzione è un testo collettivo, un testo costruito con una tecnica non troppo diversa da quella che Mario Lodi apprese nel Movimento di Cooperazione Educativa e che insegnò a Don Milani. Tante persone con idee diverse le accostano e le mettono vicine, affrontano le contraddizioni e cercano di risolverle al meglio. Io penso che la Costituzione italiana sia così bella non solo per la qualità umana di chi faceva parte dell’assemblea che la redasse, ma anche e soprattutto per il momento in cui venne scritta, per la tensione che animava le donne e gli uomini chiamati a quel compito. Si trattava di reagire all’orrore di una guerra che aveva visto oltre sessanta milioni di morti.
Anche la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, anche la Dichiarazione dei diritti del fanciullo sono testi collettivi di grande valore e nostri necessari punti di riferimento.
In ogni classe, giorno dopo giorno, siamo chiamati in un certo modo a scrivere la nostra piccola costituzione e in questo lavoro collettivo possiamo scoprire che insieme si pensa meglio. Ecco, io credo che se scopriamo questa verità già da molto piccoli, possiamo nutrire l’idea che vivere in una società democratica vuol dire vivere in una società più aperta, più intelligente e meno ingiusta, perché capace di offrire maggiori possibilità a tutte e tutti.
In classe posso avere una compagna o compagno che sento più distante, con cui mi intendo meno, ma se poi mi accorgo che ascoltando le sue idee e le sue proposte scopro cose nuove e mi diverto di più, quella distanza può essere accorciata.
Sperimentare tutto ciò ci permette un altro passaggio: lo scoprire che la cultura, tutta la cultura è sempre relazione, solo relazione. Un libro non conta nulla se non c’è qualcuno che lo legge. E se siamo in venti a leggerlo o a sentirlo leggere e abbiamo lo spazio e il tempo per confrontarci ascoltando cosa ciascuna e ciascuno ha scoperto in quelle pagine avremo più finestre da cui guardare a quell’opera.
Di tutto ciò e di altro Franco Lorenzoni e altri discuteranno mercoledì 15 maggio (ore 17) a San Basilio, a Roma, nell’ambito del Festival STEAM promosso dall’Istituto Morricone (in via Belforte del Chienti 24)