Alla Casa del Gioco di Soave ci si va per tante buone ragioni: per immergersi in laboratori creativi e giochi all’aperto, per piantare alberi oppure per scoprire uno dei borghi più belli d’Italia. Qui anche nonni e nonne fanno la loro parte e sono dei veri maestri: giocano e insegnano giochi, quelli che non si imparano da nessun’altra parte e che si fanno saltando, intrecciando mani, costruendo percorsi, recitando conte, mettendosi alla prova con indovinelli od ostacoli

C’è una casa che ci ospita tutti, bambini, bambine e grandi, anziani compresi. Non è fatta di paglia o di mattoni eppure, come canta una canzone “è una casa bella davvero”. Qui abitiamo dalla nascita fino a quando la nostra vita si fa lunga di anni: è la casa del gioco. A giocare impariamo con le prime luci che si accendono nei nostri occhi e cresciamo col gioco, cresciamo giocando. Un po’ alla volta il gioco si lega strettamente a noi nella socialità, nello stare e fare con gli altri, nella gioia e nell’allegria che ci fanno vivere sereni. Anche nonni e nonne fanno la loro parte e sono dei veri maestri: giocano e insegnano giochi, quelli che non si imparano da nessun’altra parte e che si fanno saltando, intrecciando mani, costruendo percorsi, recitando conte, mettendosi alla prova con indovinelli od ostacoli.
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A Soave (Verona) è stata rimessa in ordine una importante collezione di giocattoli donata al Comune da Marco Fittà, studioso ed esperto di giochi e giocattoli. Ora lo spazio concesso dal Comune a un’associazione si chiama proprio “Casa del Gioco” e qui si fanno laboratori creativi e giochi all’aperto e ci vengono classi scolastiche a conoscere la collezione e a giocare. Un gruppo di persone di varie età e professioni, soprattutto donne, gestisce e coordina le attività.


Alla Casa del Gioco si viene anche per conoscere il borgo di Soave, perfino i luoghi nascosti, con le storie che essi raccontano, i miti, le vicende, e come si scoprono certi spazi o certi angoli, si impara a frequentarli, a fermarsi a parlare, a stare insieme. Il paese è conquistato e conosciuto. “Se qui posso giocare, allora ci posso vivere bene”, si potrebbe scrivere nella nostra Costituzione.


La Casa del Gioco ha tanti amici, fra questi gli alberi. I bambini e le bambine ne hanno messi a dimora in un prato attorno al paese varie decine con una bella festa, dediche, musiche e poesie. Chi ha piantato un albero poi non l’ha abbandonato, è venuto spesso a trovarlo, ci ha accompagnato genitori e nonni. Soprattutto è venuto a portare acqua durante l’estate calda e siccitosa, altrimenti le piante avrebbero sofferto molto. I nostri piccoli giardinieri hanno fatto turni per questo lavoro, hanno imparato come fare, chi passa li vede e chiede spiegazioni, i vicini del quartiere si lasciano coinvolgere e collaborano.
Presto arriveranno altri alberi e attorno a loro ci si incontrerà per giochi e attività di conoscenza e ci piacerà misurare, anno dopo anno, la crescita di tutti, alberi e bambini e bambine, come tra fratelli. Si chiama “Bosco Eva Mameli Calvino” questo luogo meraviglioso di verde speranza ed è lo spazio dove la Casa del Gioco porta chi ama godere la gioia della natura.
Pierluigi Perosini è presidente dell’associazione “Perosini editore aps”