L’albicocco e due cachi, il rosmarino e l’aloe, il topinambur e l’oleandro, le rose e le belle di notte… Prendersi di cura di orto apre percorsi didattici di ogni tipo. Ma se a farlo è un gruppo di genitori e di cittadini del territorio accade qualcosa in più, racconta l’associazione Anita di Roma: si impara a cambiare lo sguardo sul mondo che ci circonda, si guarda in modo diverso ai ragni e al fango, ai rami spogli e al tempo lento. Naturalmente l’orto è anche una piazzetta profumata nella quale incontrare qualcuno o ascoltare della musica. Si tratta di avvicinarsi alla dimensione comunitaria della vita e di farlo modificando la realtà con passione e umiltà. Già, umiltà, cioè humus, terra…
Cosa significa avere la possibilità di aprire un orto didattico di pochi metri quadrati in orario extra-scolastico? Non serve solo per piantare fiori e carote. È vero, lo abbiamo riempito di piante da frutto (un albicocco, due cachi, un ciliegio, un pesco, un mandarino cinese, un limone, un ulivo, un avocado, un nespolo), di piante aromatiche e medicinali (salvia, rosmarino, aloe, menta, alloro). È vero, ci prendiamo cura di fiori (rose, plumbago, belle di notte), di piante che raccontano storie e che insegnano a fare attenzione (papiro, topinambur, yucca, palme, robinia, oleandro). Tuttavia l’obiettivo principale dell’Orto Aperto è che le attività che possiamo fare insieme ci aiutino a crescere, a cambiare il punto di vista, ad aprire la mente e il cuore.
Non ci serve un orto ordinato e per produrre. Già si produce troppo a questo mondo! Crediamo invece che sia importante avere un orto privo di plastica (e per questo prima di iniziare le attività lo puliamo) ma ricco di naturale caos, capace di consentirci di osservare in modo umile e attento anche e soprattutto ciò che purtroppo la cultura dominante ci insegna a vedere come brutto… i ragni, le lumache, i millepiedi, le foglie secche, i rami marci, il fango… Crediamo che si possa imparare anche dall’autunno; che sia possibile amare anche i rami spogli che ci sono in inverno; che si possa stare all’aperto anche con un maglione in più e una mantellina, per zappettare sotto la pioggia, e sognare il futuro rifiorito; crediamo che sia imprescindibile imparare, soprattutto per noi adulti, a godere della frugalità, del tempo “perso” a chiacchierare, del tempo lento, senza dover correre per portare i figli in una palestra lontana.
In realtà all’orto c’è anche chi è venuto da lontano con tutta la famiglia, per ballare e chiacchierare. Cristiano, dell’Associazione Genitori Appio Claudio, dopo aver letto la nostra storia sulla strada scolastica pubblicata su Territori Educativi (Poi una mattina arrivano le fioriere che chiudono la strada al traffico), ha sentito che non possono arrendersi e che anzi devono insistere e trovare strategie per smuovere le acque per fare anche da loro una strada scolastica. E c’è anche Street for Kids che è venuta a intervistarci, per celebrare e contagiare altre realtà. Insomma, un gran movimento. Del resto, anche quando puliamo la nostra strada scolastica (nuova di zecca!), facciamo ginnastica, e ci alleniamo a guardare avanti, oltre gli ostacoli.
L’altro giorno poi, grazie ad Alessandro e Angelica di RoBaFolk, abbiamo portato all’orto anche le danze, la musica, la possibilità di stare in cerchio. Tante persone, diverse per età, cultura, storia, tante persone preziose per la voglia di partecipare, hanno creato la bellezza dello stare insieme, la magia dell’incontro. Quel giorno all’orto, abbiamo coltivato relazioni e fatto fiorire sorrisi. O forse lo facciamo tutti i giorni?
Valentina Pescetti, socia ANITA Garibaldi APS