Da diversi mesi è in corso a livello istituzionale un attacco con pochi precedenti contro gli adolescenti. Si moltiplicano le proposte di ridurre l’età della punibilità giudiziaria. C’è sempre meno spazio per investire nella prevenzione educativa, nel sostegno reale alle scuole e agli insegnanti, nell’aiuto anche educativo ai genitori e alle realtà sociali e culturali impegnate nei territori. Intano i costi di molti centri estivi diventano proibitivi
Continua imperterrito l’attacco contro i ragazzi e le ragazze visti come un crogiolo di delinquenza, di trasgressione, di ogni sorta di problemi psichiatrici e altre nefandezze. Io allibisco nel vedere istituzioni che decidono di non investire nella prevenzione educativa, nel sostegno reale alle scuole e agli insegnanti, nell’aiuto anche educativo ai genitori. Mentre servono centri di aggregazione, una certa politica si esercita al tiro al piccione contro i più giovani cercando di convincerci che i comportamenti negativi siano frutto del singolo, che quindi deve essere punito, e non un peso da dividere su tutta la comunità educante.
Il problema è lampante. Si preferisce mettere soldi su strade, logistica e cantieristica varia invece di puntare sulle future generazioni, dai nidi alla formazione, dalle scuole all’aggiornamento professionale degli insegnanti. Oggi è il turno di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto (notizia), con la proposta di abbassare l’età della punibilità giudiziaria. Sono frasi a effetto che sottendono una mancanza di comprensione dell’argomento.
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I ragazzi e le ragazze di quell’età, preadolescenti, non possono essere portati a processo o in carceri minorili. Per fortuna le nostre leggi danno giustamente priorità agli aspetti di crescita formativa ed educativa piuttosto che all’accanimento punitivo e giudiziario. Un ragazzo che finisce in galera, salvo rarissime eccezioni, non può che peggiorare il suo standard comportamentale imparando l’arte della violenza e della delinquenza.
Il buon senso direbbe di insistere su strumenti educativi, favorendo e finanziando le comunità e i centri di recupero. E risalendo la filiera delle necessità, magari capire le ragioni profonde che vedono i genitori in difficoltà faticare nel deserto di aiuti e nell’assenza di sostegno. Un ultimo esempio sono i centri estivi che, anche quest’anno, rappresentano una reale problema. Pagare dai 100 ai 150 euro a settimana non è da tutti, si tratta di cifre davvero significative che non andrebbero poste a carico delle famiglie. Altro che carcere per i minori di quattordici anni.
Daniele Novara è direttore del Centro Psicopedagogico con sede a Piacenza e Milano
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