Ci sono scuole nelle quali tutti i bambini e le bambine arrivano a piedi, spesso con il pedibus promosso da gruppi di volontari. Scuole nelle quali è ordinaria amministrazione l’attivazione di robuste alleanze con il territorio, i comuni, le associazioni culturali, quelle sportive (palestre e piscine), le associazioni genitori… Scuole in cui chi insegna ha anche relazioni con una diffusa rete informale fatta di singole persone e gruppi che vivono il territorio intorno alla scuola. Sono le piccole scuole dell’infanzia, cioè le scuole costituite da una monosezione e collocate per lo più in piccoli centri o in contesti isolati. Il gruppo di ricerca Indire ha realizzato un’indagine – La piccola scuola dell’infanzia. Un complesso gioco di costruzioni tra scuole e territorio – per conoscerle meglio. Sono state raccolte informazioni e testimonianze da parte delle docenti che vi lavorano, in particolare sulla gestione dei tempi e l’organizzazione degli spazi. Il paragrafo dedicato al rapporto con il territorio (la ricerca completa è leggibile qui)

L’ultimo ambito indagato dal questionario riguarda il rapporto tra le piccole scuole dell’infanzia e il territorio in cui sono collocate. La fotografia che deriva, dai dati quantitativi, è inevitabilmente parziale e sfocata in quanto sono stati considerati solo le alleanze formalizzate mentre siamo consapevoli che esiste un’ampia rete di rapporti informali attraverso cui le persone attive sul territorio, al di là delle istituzioni e dei patti formalizzati, possono supportare la scuola. A tal riguardo la maestra Cristina Squillari durante la sua intervista ha sottolineato che “Alcune insegnanti risiedono nel comune in cui insegnano quindi questo comporta una maggiore conoscenza personale del territorio… Possiamo confrontarci con i referenti del territorio anche personalmente; quindi, abbiamo facilità nel muoverci per avere informazioni e svolgere attività, è un valore aggiunto”.
Per quanto concerne i rapporti formalizzati il 60% delle insegnanti afferenti al campione afferma che le scuole in cui lavorano hanno attivato alleanze con il territorio, secondo una o più delle seguenti forme: patti educativi territoriali (70%); accordi scuola EELL (20%); Rete di scopo ATS (8%), 29 docenti pari al 15% hanno indicato altro, mentre nessuno ha indicato i “Community HUB” opzione presente tra le alternative. Le esperienze narrate durante le interviste e relative alle reti di scuole sono molte, anche per quanto concerne la formazione e l’aggiornamento delle insegnanti. Ad esempio la maestra Romina Copetti ha richiamato la rete Sbilf (Rete di scuole dell’Alto Friuli) di cui la scuola fa parte “noi siamo molto legati [a questa rete] sia per quanto riguarda la parte di formazione dei docenti che la parte di proposta di laboratori nelle scuole. È una proposta che viene fatta proprio a tutte le nostre scuole di diversi istituti. Attraverso la rete abbiamo la possibilità di confrontarci con altre colleghe di altre zone rispetto a progettualità e formazioni diverse perché la rete propone una formazione…questo sicuramente è un aspetto utile ed è un aspetto importante per le nostre zone. Quindi diciamo che la rete permette anche di far circolare quelle iniziative, ma anche quelle buone pratiche che poi vengono pubblicate sul sito”.
LEGGI ANCHE:
I soggetti territoriali con cui le scuole interagiscono sono molti e differenti, ciò indica sia l’interesse di attori diversificati per le piccole scuole dell’infanzia, sia la capacità delle scuole di muoversi nell’ambito di tavoli istituzionali che perseguono intenti molteplici. A tale proposito la maestra Angelica Cavallaro ha affermato “essendo piccola la scuola, l’amministrazione comunale ci tiene tanto, e collabora spesso con la scuola”. La maestra Giovanna Manzo sottolinea inoltre che il rapporto con
il territorio “è un grande punto di forza delle Piccola Scuola dell’Infanzia
Ci forniscono un grande sostegno. Nel piccolo paese è presente il gruppo Avis e il gruppo degli alpini tutti collaborano. Il comune e la scuola hanno una sinergia biunivoca. La scuola partecipa agli eventi del territorio.
Ogni mese ci riserva l’occasione di partecipare alla vita del paese”. Tra i soggetti e gli enti indicati dai docenti come attori attivi di alleanze territoriali vi sono: i comuni (78%); le associazioni culturali (35%); le associazioni sportive (25%); l’unione di comuni (19%); le associazioni o gli enti a scopo religioso (13%); le comunità montane (12%); le associazioni di genitori (11%); le fondazioni (8%); le aziende (8%) e i consorzi (5%). Un dato interessante, rilevato attraverso le interviste è la presenza in alcuni contesti di lasciti devoluti, soprattutto in passato, alle scuole dell’infanzia del paese e da cui ancora oggi le scuole traggono benefici. Citiamo tale aspetto in quanto sebbene, non abbiamo a nostra disposizione dati quantitativi relativi alla consistenza degli stessi riteniamo che siano sinonimo dell’importanza attribuita a tali realtà dalla comunità locale.
Sebbene con modalità e contributi differenti la pluralità di attori coinvolti non può che rappresentare una risorsa importante per le piccole scuole dell’infanzia, a cui viene esplicitamente riconosciuto un ruolo culturale e sociale oltre che educativo. All’interno del questionario somministrato alle docenti sono state definite alcune macro-azioni che possono essere perseguite attraverso la stipula di accordi tra le realtà scolastiche e le realtà territoriali. La promozione di “azioni tese all’educazione ambientale più specificatamente volte al cambiamento dei modelli di comportamento necessari a perseguire uno sviluppo sostenibile” è stato l’aspetto maggiormente indicato (56%). Un numero parimenti cospicuo di scelte è stato raccolto in relazione a due importanti ambiti d’azione finalizzati: a sollecitare la comunità territoriale a prendersi “cura” della propria scuola, a riconoscerla come proprio “bene” (51,5%) e ad arricchire percorsi di istruzione, avvalendosi dei molteplici contesti presenti nella specifica realtà territoriale/“scuola all’aperto” (51,5%). Questi primi tre ambiti d’azione evidenziano un sistema intrecciato di relazioni tra scuola, abitanti attivi e territorio inteso come spazio naturale e culturale.
La macro-azione “Erogare servizi di integrazione e inclusione scolastica rivolti alle famiglie del territorio” è stata scelta dal 24% dei rispondenti. In questo caso si individuano spazi di collaborazione atti a sostenere i bambini provenienti da realtà culturali complesse. L’aspetto meno selezionato riguarda infine la “promozione di percorsi di didattica domiciliare e DDI”.
Un ulteriore aspetto indagato riguarda la possibilità delle scuole di utilizzare regolarmente spazi messi a disposizione da enti territoriali.
Il 53,5% delle docenti ha dichiarato di poter fruire di tali spazi per le attività didattiche. È stato quindi proposto un breve elenco di strutture chiedendo alle insegnanti di indicare quali luoghi vengono maggiormente utilizzati. Gli spazi del Comune per la realizzazione di attività laboratoriali è il luogo maggiormente citato (52% delle insegnanti che hanno precedentemente dichiarato di utilizzare regolarmente spazi messi a disposizione da enti territoriali). Di seguito vengono prescelti spazi adatti
alle attività sportive e di movimento, ossia palestre (36,8%) spazi delle associazioni territoriali (29,3%), spazi parrocchiali (24,1%) e infine il 21,1% indica altro.
L’ultimo aspetto indagato riguarda i tempi e le modalità funzionali ai bambini per raggiungere la scuola. L’interesse per tale ambito è connesso alla volontà di comprendere se le scuole sono limitrofe alle abitazioni dei bambini (quindi raggiungibili a piedi) e se vi è un’azione di supporto da parte delle realtà territoriali per raggiungere le scuole. Rispetto al campione totale di insegnanti, l’81,3% dei rispondenti dichiara che i propri allievi raggiungono la scuola al massimo in trenta minuti, solo il 4,6% sostiene che le famiglie impiegano più tempo (entro il limite massimo di un’ora) mentre il 14,1% dichiara di non conoscere tale dato.

L’87,6% delle insegnanti dichiarano che la maggior parte dei bambini possono raggiungere la scuola a piedi. Tra i servizi a disposizione dei bambini per raggiungere la scuola ed elencati nel questionario, il pulmino scolastico è stato indicato dal 64,2% delle insegnanti, il pedibus dal 5,2% e il pullman di linea dal 2,8%. La presenza dei pulmini scolastici (spesso totalmente o parzialmente a carico delle realtà territoriali) possono considerarsi indicatori dell’impegno delle istituzioni territoriali mentre i pedibus sono perlopiù organizzati da realtà di volontariato.
Gli scuolabus dei Comuni vengono inoltre messi a disposizione della scuola per molteplici attività. “Grazie al comune possiamo usufruire dello scuolabus…. È sei anni che portiamo i bambini in piscina in un paese vicino una volta alla settimana per una quindicina di incontri. In tre quarti d’ora di attività c’è chi ha il primo incontro con l’acqua e chi invece svolge l’attività motoria con gli esperti della palestra” (Ins. Cristina Squillari). La possibilità di proporre attività similari è il risultato di un sistema di supporto strutturato in cui il territorio svolge un ruolo importante, che le insegnanti delle piccole scuole dell’infanzia sanno cogliere e valorizzare.