Il punto di svolta di ogni esperienza di scuola aperta e partecipate resta il coinvolgimento dei genitori. Una breve conversazione con Chiara Passarelli, una mamma del quartiere Sant’Elia di Brindisi
Questo articolo fa parte dell’inchiesta Brindisi alla scuola aperta
Foto di Legami di comunità
Come descriveresti un quartiere come Sant’Elia?
È un quartiere complesso, con oltre ventimila abitanti, ricco di tutte le generazioni. Ci sono nuclei familiari che lo vivono soltanto come dormitorio, altri che invece lo abitano tutta la giornata. Famiglie che vivono nelle case popolari, ma anche famiglie residenti in case grandi, nelle villette, ci sono perfino case piccole nate pensando alle esigenze degli anziani. Si tratta dunque di un quartiere molto vasto non solo per l’estensione ma per le fasce di età e per i ceti sociali che mette insieme.
Quali trasformazioni ha vissuto questo pezzo di periferia?
Io sono cresciuta a Sant’Elia da piccolissima, quando ci siamo trasferiti con la mia famiglia. Ho cominciato con la scuola di infanzia che all’inizio si faceva in alcuni garage… Quando mi sono sposata ho vissuto per alcuni anni nel vicino quartiere Cappuccini ma la mia vita si è sempre svolta a Sant’Elia, tanto più quando sono diventata mamma e i miei genitori mi hanno aiutato con il bambino. Nel tempo il quartiere è cambiato molto: per anni è stato preso di mira dalla microcriminalità organizzata: era pieno di persone che non avevano la possibilità di un reddito e facevano la vita del contrabbando. Era pericoloso camminare da soli per le strade, soprattutto al buio, era pericoloso gestire qualsiasi piccola attività commerciale. Le case di Sant’Elia costavano pochissimo… Nel tempo però le cose sono cambiate, tante persone hanno creduto nella possibilità di vivere in modo diverso e sono rimaste. Io personalmente non ha mai avuto paura del mio quartiere, anche quando mia madre mi diceva ‘Ma sei pazza, dalla parrocchia torni a casa a piedi da sola…?!’. Io ho sempre avuto fiducia nella gente, anche perché tutti mi conoscevano.
Oggi il quartiere ha la possibilità di crescere con la proposta della scuola aperta e partecipata. Come favorire il coinvolgimento dei genitori?
Domanda difficile, intorno alla quale ci dobbiamo interrogare in tanti e tante, a cominciare dai genitori che sono vicini alla cooperativa Legami di Comunità e all’Istituto comprensivo Sant’Elia/Commenda. Sinceramente, non lo so, non abbiamo risposte certe. Di sicuro ci sono molte mamme che la mattina lasciano i bambini a scuola e vorrebbero lavorare, ma non sanno cosa fare e dove trovare un lavoro dignitoso. Forse si potrebbe pensare anche di attivare alcune esperienze di lavoro, per quanto limitate, che favoriscano la gestione di spazi negli orari extrascolastici e avvicinino altri genitori, non solo, come accade adesso, nel partecipare a qualche incontro occasionale tematico. Tra le tante mamme che frequento c’è molta generosità ma ancora poca abitudine a donare un pezzo del proprio tempo. Dobbiamo cominciare dai piccoli gruppi, come quello che promuove momenti di lettura per i bambini ogni settimana oppure quello del rinforzo scolastico: chissà per alcuni potrebbe essere un incentivo il rimborso economico, per altri la voglia di mettersi ai disposizione per il territorio, per altri ancora contribuire in modo diverso alla crescita di bambini e ragazzi.