
Per approfondire i temi che riguardano la vita delle città, servono esplorazioni, momenti di studio, ma anche desideri. E soprattutto diverse buone domande con le quali allenare curiosità e cercare agganci interdisciplinari. Lo dimostra questa intervista a Elena Andreoni, architetto dello staff dell’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, realizzata da un gruppo di studenti di seconda media della scuola Fratelli Bandiera durante un corso di giornalismo (promosso dalla redazione di Comune, grazie a un progetto tra quattro scuole aperte e partecipate). Un’intervista per ragionare su come far partecipare i cittadini, inclusi bambini e ragazzi, alle trasformazioni più importanti della città, come recuperare gli spazi abbandonati, come rendere le scuole più belle e affrontare i problemi dei rifiuti e del traffico partendo da sé.
Cos’è la pianificazione partecipata? Come è possibile metterla in pratica?
Penso che prima di tutto sia importante chiarire cos’è la pianificazione e a cosa serve. La pianificazione è una disciplina che definisce le trasformazioni di un territorio o di una città: con la pianificazione si può stabilire quale sarà il futuro di una parte di città o di una singola area, indicando se potrà diventare un parco o una strada, una piazza o un’area privata su cui costruire case. Capite bene che si tratta di uno strumento molto potente, in grado di cambiare i nostri quartieri e, quando le città ancora crescevano molto, di trasformare un pezzo di campagna in città. Diventa partecipata quando in queste decisioni vengono coinvolti anche i cittadini e le comunità locali.
Questo significa che con un adeguato grado di conoscenza del proprio territorio, dei suoi problemi e delle sue potenzialità, tutti possono partecipare e contribuire a trasformare la città. Per metterla in pratica quindi è necessario creare le occasioni giuste per far incontrare i cittadini con coloro che prendono le decisioni di trasformazione, come ad esempio il sindaco, gli assessori, i dirigenti, i funzionari di Roma Capitale. In queste occasioni i cittadini possono esprimere i propri desideri e le proprie necessità per migliorare la città e coloro che decidono possono valutare le proposte e inserirle all’interno dei progetti. Molte città, e anche Roma Capitale, hanno inserito l’obbligo di far partecipare i cittadini alle trasformazioni più importanti. Sarebbe fondamentale coinvolgere in modo più attivo le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi.
In cosa è possibile trasformare i tanti spazi abbondanti di una città come Roma? È possibile, ad esempio, destinarne alcuni per accogliere le persone che vivono in strada?
È possibile trasformare i tanti spazi abbandonati in tutto quello che voi siete capaci di immaginare: aree giochi, spazi verdi, piazze, musei all’aperto… Purtroppo però alcune trasformazioni sono più lunghe o difficili da realizzare a causa delle molte leggi e regole che abbiamo. Ogni spazio abbandonato ha una sua storia, una motivazione per cui è diventato quello che vedete oggi: potrebbe essere uno spazio privato di qualcuno che non se ne vuole prendere cura o uno spazio pubblico su cui per qualche motivo un progetto si è bloccato. Ogni volta che abbiamo un’idea di trasformazione per un’area, al Comune, dobbiamo sempre infatti verificare chi è il proprietario, cosa è possibile realizzare secondo il piano regolatore e le altre leggi, per poter dire se ciò che abbiamo immaginato si può davvero fare e in che tempi e modi.
Lo stesso discorso vale per dare un nuovo uso agli edifici abbandonati, che però a volte sono privati e quindi non possiamo decidere liberamente di usarli. Non è possibile infatti usare un edificio privato anche se il proprietario non se ne prende cura. Se si tratta invece di spazi pubblici non utilizzati o abbandonati la questione è diversa e si possono recuperare attribuendo nuove funzioni come verrà fatto con i fondi dati dall’Europa dopo il Covid. Alcuni municipi di Roma stanno lavorando proprio per coinvolgere i cittadini in una mappatura dei beni non utilizzati o dismessi per pensare al loro possibile uso. Certamente tra i possibili usi questi potrebbero diventare punti di accoglienza per le persone fragili, magari sviluppando un progetto con gli uffici del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale; sono loro che si occupano dell’accoglienza delle persone più in difficoltà.
Come possiamo rendere le scuole più belle? Noi ragazzi e ragazze, ad esempio, non potremmo colorare e disegnare i muri delle scuole?
Ci sono molti modi per rendere le scuole più belle: potrebbe essere utile, ad esempio, cercare alcuni esempi di scuole in altre parti d’Europa o del mondo e vedere come sono arredate, usate e decorate. Ci sono scuole che hanno spazi per la lettura o per il gioco e l’incontro, scuole in cui si trovano piante nelle classi, scuole che hanno grandi spazi per lo sport o nelle quali gli arredi non sono organizzati come da noi a Roma. Gli esempi sono tanti e tutti da scoprire e riguardano sia gli spazi interni che quelli esterni.
Per colorare e disegnare i muri della scuola dovete pensare che si tratta di un edificio che voi usate ma non è vostro, quindi è come se qualcuno venisse a colorare o a disegnare sui muri della vostra stanza. Prima dovrebbe chiedervi il permesso di farlo. Nello stesso modo voi, se volete colorare o disegnare, dovete avere il permesso del dirigente scolastico e dei professori che potranno verificare la fattibilità del progetto che avete in mente. Ci sono scuole che ospitano sui loro muri disegni bellissimi o mattonelle dipinte dai bambini, quindi è certamente possibile farlo.
Cosa dovrebbe fare il Comune per la pulizia della città? Cosa dovrebbero fare i cittadini? E noi ragazzi?
Il comune ha una responsabilità molto grande: quella di garantire la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade e di tutti gli spazi pubblici, tipo i parchi e le piazze. Per poterlo fare ha un contratto con Ama nel quale sono specificate tutte le azioni che questa società deve fare per tenere pulita la città, come ad esempio svuotare i cassonetti, pulire le strade e fare la raccolta dei rifiuti porta a porta dove è prevista. Il comune deve verificare che Ama svolga bene il suo lavoro. I cittadini e voi ragazzi dovete sicuramente impegnarvi per fare la raccolta differenziata, non gettare nulla a terra e rispettare il più possibile la nostra città.
Come possiamo affrontare invece il problema del traffico? È giusto dire che il traffico siamo noi?
Il problema del traffico è un problema estremamente complesso. Dipende da molti fattori: dagli spostamenti che ci sono in un certo momento della giornata, ad esempio quando tutti vanno a scuola, dalla tipologia della strada, insomma la larghezza, gli incroci presenti, i semafori, infine dalla rete in cui è inserita e dalla possibilità offerta di usare altri mezzi di trasporto che non siano l’automobile, dal trasporto pubblico alle piste ciclabili. Per poter affrontare il problema è quindi necessario considerare tutti questi elementi contemporaneamente e lavorare su di essi. Ci sono uffici che si occupano proprio di simulare situazioni di traffico e di valutare le conseguenze di trasformazioni sulla viabilità.
Il traffico è certamente generato dagli abitanti di una città quindi è corretto dire che il traffico siamo noi perché dipende dalle nostre scelte di tutti i giorni. Andare al lavoro o a scuola in bicicletta o a piedi, evitare di parcheggiare in seconda fila, utilizzare i mezzi pubblici sono tutte scelte che aiutano a ridurre il traffico. Voi, ragazze e ragazzi, avete un ruolo importantissimo in questo, perché potete avere e proporre anche alle vostre famiglie abitudini diverse, più salutari e più ecologiche, con ritmi più lenti e attenti all’ambiente.
Quali possono essere altri provvedimenti importanti per ridurre l’inquinamento?
Ci sono molti provvedimenti che è necessario mettere in campo per ridurre l’inquinamento perché le città sono i luoghi che inquinano di più e che hanno le maggiori fragilità rispetto al cambiamento climatico, basta pensare ai numerosi allagamenti e al caldo estremo degli ultimi anni. Dobbiamo ricordarci infatti che le temperature elevate degli ultimi anni dipendono anche dalla presenza di fattori inquinanti nell’aria. È necessario quindi cercare non solo di ridurre l’inquinamento ma combattere i cambiamenti climatici. L’inquinamento si può ridurre lavorando sul traffico, sui rifiuti, ma anche con altre tipologie di interventi, ad esempio inserendo nuove aree verdi come micro foreste in grado di filtrare le polveri sottili o de-pavimentando e rendendo permeabili più aree possibili. Il tema della lotta al cambiamento climatico è un tema fondamentale nella pianificazione delle città e la qualità della nostra vita dipende da quanto saremo bravi nel cambiare le nostre abitudini come cittadini e nel programmare interventi in modo consapevole come amministrazioni.
Elena Andreoni, urbanista del direttivo INU Lazio, fa parte dell’associazione Biennale dello Spazio Pubblico e dello staff dell’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma
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