Da Londra a Tirana, da Bolzano a Copenhagen, da Barcellona a Milano passando per Parma: diverse città d’Europa hanno cominciato a chiudere le strade, in primis quelle davanti alle scuole, con cadenza periodica per aprirle al gioco libero dei bambini e delle bambine. Ancora più interessante è il movimento che ha contribuito a fare sì che le “Strade scolastiche” entrassero nelle agende politiche di molte amministrazioni. Il movimento nasce da iniziative di diversi gruppi locali: Revuelta Escolar (Spagna), Mums For Lungs (Inghilterra), La rue et à nous (Francia) e Kidical Mass di Colonia (Germania), che si sono uniti con il movimento italiano Tutti giù per strada: la loro campagna d’azione #StreetsForKids in maggio e ottobre ha portato migliaia di bambini e genitori davanti alle scuole con azioni di strada in 260 città

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Fammi giocare. La città e il gioco
Spesso mi soffermo a pensare a come abbiamo fatto a rendere le nostre città luoghi così inospitali per la vita, così poco accoglienti per l’essere umano e in particolare per le persone più fragili, anziani, disabili e soprattutto bambine e bambini: è come se le città non fossero fatte per loro ma in realtà non sono proprio più a misura di nessuno e di niente, neppure delle automobili.
Penso alla sicurezza stradale – di cui ultimamente si parla su tutti i giornali – agli oltre tremila morti l’anno e alle decine di migliaia di feriti a cui nessuno fa mai troppo caso, al fatto che gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i 5 e i 29 anni o che, secondo l’OMS, l’81 per cento della popolazione tra gli 11 e i 17 anni non fa abbastanza attività fisica come dovrebbe. Poi penso a quanto sia dannoso semplicemente respirare per i nostri bambini in città: a tre anni i loro piccoli polmoni in crescita respirano e assorbono il doppio dell’aria degli adulti rispetto al peso e giocano più vicino al suolo, dove l’inquinamento è molto più concentrato.
Per non parlare di quanto sono diventati poco autonomi i nostri bambini nell’andare a scuola e nel gioco. Quando avevo 6 anni andavo a scuola a piedi da sola a Genova e a 9 prendevo due autobus a Firenze, mentre oggi pochissimi bambini (il 7 per cento in Italia) si muovono in autonomia nel percorso casa-scuola e certo non nelle grandi città. I libri di Francesco Tonucci e le esperienze de “la Città dei bambini” e dei percorsi “A scuola ci andiamo da soli” da molti anni hanno lanciato l’allarme ricordandoci quanto sia dannosa la perdita di autonomia negli spostamenti e nel gioco libero in età evolutiva e invitando le amministrazioni cittadine, le famiglie e la scuola ad occuparsene.

Se da una parte il quadro sembra del tutto desolante va detto che ci sono molti spiragli di apertura e iniziative progettuali che danno ispirazione e speranza.
Per primo citerei l’esempio estero delle altre città e paesi che da tempo hanno cambiato rotta (eh sì prima di noi, nonostante Tonucci sia italiano) e hanno avviato approcci sperimentali e innovativi come l’urbanismo tattico, le open streets, le slow streets e soprattutto le play streets.
A Londra il Comune incoraggia le comunità di vicinato a organizzare iniziative di Play Streets nelle strade e i singoli Municipi (Borroughs) forniscono tutte le informazioni su come organizzarle e alcuni materiali (come coni o altri ostacoli blocca traffico) per chiudere le strade temporaneamente e con cadenza periodica e aprirle al gioco libero dei bambini.

A Tirana, un’iniziativa pilota di successo, condotta nel 2020 da Qendra Marrëdhënie, ha portato allo sviluppo di Gjon Buzuku Play Street, un’area parco giochi e di mobilità sicura e accessibile per i più piccoli, costruita in collaborazione con la scuola e la comunità del quartiere. La stessa associazione organizza anche Festa N’ Rrugë, feste di strada itineranti organizzate periodicamente insieme al Comune di Tirana, che aprono le strade al pubblico per far sì che le persone possano immaginare e sperimentare direttamente una versione migliore della città.
Queste e altre iniziative analoghe hanno contribuito a far nascere in molte città d’Europa quelle che oggi chiamiamo Strade e Zone scolastiche, cioè misure di mobilità urbana relativamente semplici che rientrano in modelli più ampi di ridisegno e umanizzazione dello spazio pubblico come le Città dei 15 minuti e le Città 30 (km orari). Le Strade scolastiche hanno lo scopo di salvaguardare dal traffico motorizzato gli spazi intorno alle scuole per renderli più sicuri, migliorare l’aria, incentivare gli spostamenti cosiddetti attivi casa-scuola, ovvero a piedi, in bici e monopattino e last but not least, promuovere il gioco libero, la socializzazione e l’utilizzo dello spazio pubblico aperto per la didattica.
Bolzano è stata la prima città a lanciare la sperimentazione negli anni novanta, ma solo negli ultimi anni, anche grazie al Covid, c’è stato un vero e proprio boom, soprattutto al nord Europa con Londra, Parigi e Copenhagen in testa, con moltissime nuove Strade scolastiche che stanno spuntando come funghi anche in altri paesi – Barcellona, Bruxelles, Lione – e ultimamente anche in Italia, dove i Comuni di Milano e Roma si sono impegnati a moltiplicare le sperimentazioni, anche in seguito agli esempi virtuosi di Parma, Olbia e Catania, tra le altre.
Molte di queste esperienze sono riassunte nel manuale “Strade scolastiche per costruire città a misura di bambino”, una raccolta di testimonianze, spunti, consigli e una nutrita bibliografia sulle Strade scolastiche in Europa, curata da Bycs e Clean Cities.

Ancora più interessante è il movimento dal basso che sta letteralmente montando nell’ultimo anno in parallelo in moltissime città d’Europa e che ha sicuramente contribuito a fare sì che le Strade scolastiche entrassero nelle agende programmatiche di molti politici che prima ne ignoravano l’esistenza. Il movimento nasce da iniziative e gruppi locali molto sensibili al tema, in particolare gli amici spagnoli di Revuelta Escolar, le inglesi Mums For Lungs, La rue et à nous di Parigi e Kidical Mass di Colonia, che si sono uniti con il movimento italiano Tutti giù per strada (con i nostrani gruppi Bike to school e Massa Marmocchi tra gli altri) e hanno – sotto al cappello di Clean Cities – creato la campagna d’azione europea #StreetsForKids che ha portato nel corso del 2022 in strada, in due principali occasioni (6 maggio e 21 ottobre), migliaia di bambini e genitori davanti alle scuole con oltre 500 azioni di strada, in 260 città di 18 paesi. Il movimento chiede che venga realizzata una strada scolastica davanti a ogni scuola entro il 2030 e contribuisce a fare formazione, informazione e soprattutto a fare rete tra queste formidabili realtà creative e propositive che vogliono riempire di colore, di gioco, di partecipazione e speranza le nostre città.