Le ultime circolari del Miur sul ritorno in classe il 26 Aprile e sul Piano Scuola Estate sembrano, per alcuni aspetti, ricche di senso, ma nello stesso tempo rischiano di schiantarsi contro il muro della impraticabilità, dei problemi logistici, delle aule calde, dei tempi brevi. E della tanta stanchezza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze e, naturalmente, degli adulti. C’è bisogno di soluzioni molto semplici nell’immediato e di una visione nuova, pratica per il futuro: lo dimostrano anche le parole di Lorenzo, dodici anni, che racconta, dopo averla assaporata in questi mesi in un angolo della periferia romana, la sua splendida idea di scuola aperta

Scrive Lorenzo, dodici anni:
“Le attività all’aperto sono proprio una scuola aperta, aperta anche a chi non vuole imparare, e a qualsiasi bambino con delle difficoltà, perché riesce a spiegare argomenti che non si spiegano nella scuola normale, a meno che non ci sia qualche insegnante volenteroso. Questi argomenti vengono spiegati attraverso i pensieri e la mentalità degli alunni, e anche attraverso i loro problemi, che sono la chiave per conoscere gli alunni, ma nella scuola normale vengono considerati ostacoli. Più pressione gli alunni subiscono, più si chiudono dentro di loro, e la scuola aperta invece li apre, anche i ragazzi più timidi. Questo è il mio unico pensiero, ed è il vero potere della didattica aperta, cioè quello di “aprire” a tutti i tipi di didattiche, e soprattutto alla vita in mezzo agli altri”.
Caro ministro, siamo quasi alla fine del progetto “Prima le prime”, che ci accompagna ormai da fine ottobre e stiamo raccogliendo dalle classi con le quali abbiamo lavorato i loro pensieri sul senso di questo percorso (leggi anche Scoprire il territorio). Lorenzo, nome di fantasia, ha scritto in poche righe tutto quello in cui abbiamo investito in questi mesi, o forse in questi anni. Usa parole che noi non abbiamo utilizzato, e lo fa rivolgendosi ai tanti livelli di interlocutori possibili, e parla di sé, ma anche dei suoi compagni, con una visione e una lucidità che ci hanno lasciati senza parole.
La scorsa estate abbiamo dedicato tantissimo tempo a chiederci cosa avrebbe avuto senso nell’anno scolastico che stava per iniziare: ci siamo messi in gioco provando a immaginare qualcosa che fosse utile e bello per tutti, per gli alunni, gli insegnanti, le famiglie, noi… mentre increduli assistevamo alle misurazioni fra i banchi a rotelle, a protocolli insostenibili, alla Didattica a distanza per mezzo anno, e tanti altri tentativi di cambiare tutto per non cambiare nulla. Siamo stati fortunati: abbiamo incontrato una intera comunità scolastica che si è fidata di noi e abbiamo messo in campo quella che Lorenzo chiama “la scuola aperta”.


Lorenzo non è certo l’unico che ha scritto cose importanti sul senso del nostro impegno, abbiamo lavorato con duecento ragazzi e ragazze (tutte le prime medie dell’Istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Roma) e “la libertà” vince fra tutte le parole che ci hanno restituito. Nei prossimi giorni raccoglieremo le parole anche dalle terze medie e da tutte le prime superiori dell’IIS E. Ferrari (altri quattrocento studenti circa).
Ecco, le ultime due circolari del Miur sul ritorno in classe il 26 Aprile e su “La scuola d’estate“, sono ricche di senso e significato come non si vedeva da tanto, ma rischiano di schiantarsi contro il muro della impraticabilità, dei problemi logistici, delle aule calde, dei tempi brevi. Le Comunità scolastiche sono stanchissime, tutti, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, adulti. C’è bisogno di soluzioni semplici nell’immediato e di una visione nuova, pratica e sostenibile per il futuro, prima di trovarci davanti un altro anno scolastico insostenibile.
Forse è il caso di parlare con Lorenzo.
Prima le prime, Progetto di Educazione all’aperto (storia, educazione civica, sport, apprendimento esperienziale, narrazione, scoperta del territorio, rapporto con la natura), promosso da Associazione daSud – ÀP, Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti in collaborazione con diverse realtà sociali di Roma
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