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La cultura della società educante

Redazione di Territori Educativi
28 Aprile 2022
Tratta da unsplash.com

“Dici: è faticoso frequentare i bambini. Hai ragione.
Aggiungi: perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli.
Ti sbagli. Non è questo l’aspetto più faticoso.
È piuttosto il fatto di essere costretti a elevarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Di stiracchiarsi, allungarsi sollevarsi.
sulle punte dei piedi. Per non ferirli”

(Janusz Korczac)

Per mettere al centro della vita di ogni giorno nelle città l’universo dell’infanzia e dell’adolescenza non occorre partire da nuove leggi né da finanziamenti, servono prima di tutto voglia di sperimentarsi insieme, visioni, capacità di mettersi in discussione. In quali direzioni è orientata la voglia di sperimentarsi di Arce (Alleanza Reti Comunità Educanti, che al momento raccoglie già nove reti nazionali malgrado sia nata da pochi mesi e resti informale), è emerso nel corso di un convegno dedicato alla presentazione del documento di indirizzo, frutto di un percorso di confronto per nulla scontato, dal titolo Infanzia e adolescenza: note per un’educazione diffusa. Verso un patrimonio di comunità. Curato da Elisabetta Borgia, Marina Di Berardo e Susanna Occorsio (forti della loro esperienza nella scuola) della Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali (Dg-eric) interna al ministero della Cultura, il documento potrebbe avere incoraggianti ricadute a livello territoriale.

Consapevoli delle diverse e robuste esperienze maturate dalle realtà sociali che costituiscono le sue diverse reti, Arce ha scelto di contrastare l’enorme crescita della povertà educativa puntando sulla capacità di cooperare dei territori e sull’idea che bambini e bambine, ragazzi e ragazze possono essere agenti di cambiamento.

Del resto i dati e le analisi sulla povertà educativa, diffusi da importanti ricerche di Save the children e Openpolis, per quanto ancora noti soprattutto agli “addetti ai lavori”, sono numerosi e preoccupanti. Quei dati, ha ricordato durante il convegno Guido Benvenuto, docente di Psicologia sociale alla Sapienza, mostrano il bisogno di superare in differenti modi la società competitiva, la società dell’individualismo, la società delle disuguaglianze, nella quale siamo tutti immersi. Per questo secondo Benvenuto sono utili i concetti di “società educante” e di “città educativa”: non si tratta di caricare la scuola di nuovi compiti, l’educazione che scava in profondità prende forma infatti nell’insieme delle esperienze e degli incontri che possono avvenire nella vita sociale e culturale, soprattutto se orientati e se si comincia a pensare a bambini, ragazzi, adulti come fruitori attivi (risuonano le consistenti riflessioni nate intorno al Manifesto dell’educazione diffusa, leggi ad esempio Educazione diffusa e società educante di Paolo Mottana, che invitano a non limitare l’educazione diffusa ai luoghi di cultura tradizionali).

La prima novità interessante proposta da Arce è stata di porre il dibattito della povertà educativa sul piano culturale e non solo su quello pedagogico. A leggere il documento della Dg-eric, a cui fa riferimento il Centro nazionale per i servizi educativi, quella proposta ha trovato un primo approdo: “Il sistema culturale nel suo insieme – archivi, biblioteche, istituti, luoghi della cultura, siti rappresentativi del patrimonio immateriale e della memoria storica, soprintendenze e altri presidi territoriali – è chiamato a concorrere al miglioramento dell’ambiente di vita, a sostenere la formazione dell’individuo e a promuovere un programma educativo condiviso, generando occasioni di conoscenza, partecipazione democratica e inclusione sociale, in funzione del consolidamento di una responsabilità civica verso il patrimonio comune”.

Il sistema culturale, dunque, è in grado di giocare un ruolo fondamentale per contribuire a creare comunità educanti, ma occorre costruire le condizioni perché tutti si sentano legittimati a partecipare a quella creazione, servono approcci innovativi sul piano del welfare di comunità, c’è bisogno di inventare forme nuove per intrecciare il patrimonio culturale e l’educazione diffusa.

Foto di Antonio Citti

“I valori e le culture universali di cui sono portatori bambini e adolescenti – ha spiegato Ambra Pastore che per Arce ha contribuito alla scrittura del documento -, possono ri/orientarci non solo verso il riconoscimento e la difesa di questo bene comune, perché infanzia e adolescenza rappresentano un nostro bene comune, anche se non percepibile e visibile, ma verso la possibilità di rimettere al centro le loro originali identità umanitarie, fatte di affetti, ricerca, stupore, vitalità, creatività, arte, intelligenze sensibili, spesso mortificate. Si devono abbattere quegli argini, quei confini, sociali e istituzionali, che impoveriscono e sviliscono quel loro patrimonio culturale, evolutivo, come specie millenaria, da poter ancora trasmettere in ogni tempo storico”.

Per Paolo Piacentini, consigliere del ministro della Cultura, restano fondamentali il ruolo del territorio, la ricerca di risposte al bisogno di ragazzi e adulti di riconnettersi con il mondo reale, ma anche la capacità, per dirla con Ernesto Balducci, di pensare un futuro inedito.

Foto di A.C.

In realtà, il percorso avviato da Arce dice anche che non mancano esperienze – che ad esempio coinvolgono “musei sensibili”, biblioteche, cammini, scuole aperte -, da cui prendere ispirazione. Secondo Loredana Poli dell’Anci si tratta di individuare quelle esperienze, rafforzarle, raccontarle.

La strada aperta da Arce è ora guardata con interesse da Dg-eric, disponibile a proseguirla con attività di formazione, facilitando le relazioni tra società civile ed enti locali, promuovendo accordi di rete tra servizi educativi e comunità civile e attivando progetti che valorizzano ogni forma di apprendimento e di partecipazione culturale. Ma quella strada ha bisogno prima di tutto di pensare e vivere in modo collettivo le azioni di trasformazione sociale che nascono dal basso ogni giorno, come hanno ricordato i rappresentanti delle reti di Arce presenti al convegno, utilizzando alcuni significativi verbi-chiave per raccontare il proprio contributo in questo percorso: condividere (Associazione italiana biblioteche), includere (Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete), accompagnare (Forum permanente per il sostegno a distanza), rammendare (Coordinamento genitori democratici), legare (Movimento di volontariato italiano), responsabilizzare (Coordinamento di nuove generazioni italiane), fare esperienza (Federazione di associazioni di escursionismo e ambiente), trasformare (Organizzazione per l’educazione allo sport), curare (Organizzazione mondiale per l’educazione prescolare), a cui si sono spontaneamente affiancati amare e cooperare, rispettivamente di Pgs e Forum del Terzo Settore, intervenuti dopo Arce. Verbi da coniugare ovunque al presente.


Il sito di Arce

Il documento Infanzia e adolescenza: note per un’educazione diffusa. Verso un patrimonio di comunità


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Email:
Per info sul progetto:
Telefono: 06 6538261
Indirizzo: Via Del Casaletto 400, ROMA

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Un progetto selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il progetto è coordinato da Mo.V.I. - Movimento di Volontariato Italiano
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