L’incendio della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto a Napoli, ha riaperto – probabilmente senza una vera ragione, forse soltanto per l’eco delle rivolte nelle banlieue – una discussione sulla vita di ogni giorno di tanti ragazzi e ragazze. Si tratta di una discussione spesso molto povera, dal momento che viviamo un tempo nel quale i giovani non sono considerati, raramente sono protagonisti nelle scuole e nei territori: la quotidianità di molti loro è un limbo di inutilità, tra contesti di violenza cronica e mille buone ragioni per non avere fiducia negli adulti. Per spezzare questo orizzonte, secondo Cesare Moreno, dell’Associazione Maestri di strada, la ricerca del bello vissuta con loro resta una priorità, ma il bello va portato prima di tutto dove le persone vivono: la bellezza e l’arte sono infatti in grado di rompere le routine e gli schemi precostituiti, sono immediatamente educativi, sanno portare fuori da un destino già assegnato

Al momento l’incendio della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto in piazza Municipio, a Napoli, merita attenzioni per le reazioni che si ripetono secondo un copione ormai consolidato alla cui base ci son i sensi di colpa degli adulti e la solita contesa se quelli che fanno i disastri sono i “figli tuoi o i figli miei”. È uno spettacolo triste che non ci aiuta e ci mette ancora una volta in ridicolo con i nostri giovani.
Chiunque sia stato, fosse anche l’autocombustione, è il significato per noi che è al centro. Sappiamo che non consideriamo abbastanza i nostri giovani, sappiamo che li teniamo in un limbo di inutilità che potrebbe sfociare in ogni momento in una rivolta tipo banlieue parigine, sappiamo quanto sia debole l’autocontrollo razionale delle loro menti, sappiamo cosa vuol dire che crescono in un contesto di violenza cronica, sappiamo che hanno mille motivi per non avere fiducia in noi, nelle nostre parole, nelle nostre prediche, nelle nostre indignazioni. Allora cosa facciamo? Restiamo in agguato per cogliere l’occasione in cui la fanno grossa, così possiamo finalmente sentirci a posto o viceversa urlare con tutta la voce che abbiamo in gola il panico che ci prende se pensiamo che la violenza possa prendere il sopravvento.

La guerra ai giovani
In Francia mi pare che il gesto più significativo del presidente sia stata la vista alla caserma di polizia e quello più popolare sia stato la sottoscrizione per l’agente killer… È come se un’intera società avesse deciso che la guerra ai giovani è l’unica soluzione alle proprie colpe (leggi anche questo articolo di Salvatore Palidda Le rivolte delle banlieue francesi).
La trasmissione “La città ne parla” di Rai Radio 3 mercoledì 13 luglio mi ha posto una domanda che ha senso, anche se forse non c’entra con l’incendio: il bello può essere goduto da chi non ha cultura, non ha soddisfatto vari bisogni primari? La mia risposta e quella dei Maestri di Strada è che il bello è indispensabile. È un bene primario per chi vive in situazioni che sono “brutte, sporche e violente”, perché, a specchio, costui si sente brutto sporco e cattivo. Chi ospita il bello almeno una volta sente che è un uomo come gli altri, sa che può essere bello, buono e limpido. Per questo un artista e mecenate straordinario come Antonio Presti nel quartiere Librino di Catania ha puntato il suo lavoro su una semplice idea “Librino è bello” e sono belli i suoi abitanti.
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Il bello è un bisogno primario
Anche nel nostro quartiere di periferia, grazie anche all’impegno degli abitanti arriva qualche turista a vedere le opere di Jorit e degli altri artisti. Nel nostro progetto l’arteducazione in tutte le sue forme è considerata il perno del lavoro educativo. La bellezza e l’arte rompono le routine e gli schemi precostituiti, sono immediatamente educativi, portano subito fuori da un destino già assegnato.
Il bello è un bisogno primario, non si possono spiegare diversamente i dipinti primitivi nelle grotte di Lascaux, i concerti sotto le bombe a Sarajevo, non si spiega l’attività dei compositori di musica ebrei nei campi di sterminio. L’unica cosa che aggiungerei è che il bello va portato dove le persone vivono e non solo nei salotti buoni della città, negli spazi espositivi per turisti consumatori compulsivi di bellezza. Il bello funziona quando non viene consumato ma goduto.
Cesare Moreno, Ass. Maestri di strada di Napoli