Rileggere un testo intramontabile come Favole al telefono ricorda che chiunque può inventare storie e chiunque può ascoltarle, non è una questione di età. Non è certo un caso, inoltre, che i racconti di Rodari parlano di persone comuni attente a ciò che accade attorno a loro. Condividere storie e fare esercizio di fantasia restano sentieri fondamentali non solo per creare mondi a misura di bambina e bambino ma anche per favorire la ricomposizione delle relazioni sociali, altro che tempo perso. Le favole di Rodari continuano ad aprire il cuore e la testa e a suggerire mondi nuovi perché anche l’impossibile si può realizzare se ci si prova insieme, ad esempio imparando a inventare e ascoltare storie
Uno strumento prioritario come passatempo per l’infanzia rimangono le storie, il racconto e la fantasia, nonostante oggi siano i tempi dei giochi elettronici, dei video e dei telefonini. Gianni Rodari l’aveva capito ed espresso molto tempo fa, forse da quando iniziò la sua carriera pedagogica come giovane diplomato maestro, insegnante privato anche per una famiglia ebrea scappata dalla Germania nazista, o quando lavorava nelle scuole del tardo fascismo, promuovendo anche allora la libertà di pensiero alle giovanissime generazioni a cui insegnava.
Fatto sta che le storie hanno sempre una grande attrattiva, danno comunque un grande piacere a chi le ascolta e a chi le racconta. Attraverso la sua grammatica della fantasia fatta da grandi fiabe per giovani e meno giovani, Rodari ci ha regalato, tra le altre, le sue Favole al telefono: storie brevi e brevissime, spiega l’autore, perché il protagonista ragionier Bianchi, in giro per l’Italia per lavoro ma originario di Varese, aveva poco tempo per fare le antiche interurbane telefoniche alla sua bambina, che aspettava una storia dal suo papà prima di andare a dormire.
Le Favole al telefono sono tutte molto veloci, ma esprimono un mondo fantastico a partire dalla realtà: ci sono i paesi fatti di gelato, dove bambini e bambine leccano le strade al cioccolato fino a farle sparire; ci sono i numeri, che non seguono la logica matematica e si combinano con le invenzioni della fantasia e delle parole rinnovate; su tutto, rimane il mondo dei bambini e delle bambine, che bisogna rimboccarsi le maniche e prenderlo. Attraverso le fiabe, Rodari ha sempre insegnato che immaginare qualcosa di migliore, di più bello e soddisfacente non è mai tempo perso: a Piombino, ad esempio, lo scrittore narra che cadde una pioggia di confetti colorati, più grossi dei chicchi di grandine, e tutta la cittadina si preoccupò di farne incetta, e purtroppo non cadde più niente di simile né lì né in altre parti d’Italia. Nei racconti brevi che Rodari ci ha lasciato, non è coinvolta solo l’infanzia, ma ciascuna persona che entri in contatto con questi fenomeni particolari e strani: a Busto Arsizio fu costruito un palazzo perché i bambini lo distruggessero, dato che rompevano sempre tutto con grave danno economico per la popolazione; quando i piccoli si stancarono di demolire i muri e le suppellettili della costruzione, rimase abbastanza anche per le persone adulte, che sfogarono la loro fatica e le tante frustrazioni smantellando una parete o una scala del palazzo. Alla fine della storia, i conti pubblici avevano avuto vantaggio da questa operazione apparentemente senza senso, e c’era grande soddisfazione generale.
È proprio questo l’obiettivo di Rodari: chiunque può inventare storie e chiunque può ascoltarle, non è una questione di età, perché la fantasia non si esaurisce con l’ingresso nell’età adulta. Proprio lui stesso è stato testimone di come la pedagogia aiuta la persona a crescere e migliorare, soprattutto quando si accompagna l’intelligenza verso nuovi stimoli, non quando si rinchiudono bisogni e desideri nei cassetti dell’età, della vita responsabile, dei sogni non realizzabili. Non a caso, i racconti che Rodari scriveva parlano di persone comuni, a volte non rispettose dell’autorità ma sempre attente a ciò che accade attorno a loro, come il vecchio che perde il bastone, che nelle mani del bambino Claudio diventa fonte di giochi infiniti; oppure la storia di Apollonia, che viene difesa da tutto il paese perché l’imperatore voleva tagliarle le mani, e la donna faceva ottime marmellate per chiunque e con qualsiasi cosa. Sono favole, quelle di Rodari, che aprono il cuore oltre che la testa, suggeriscono mondi possibili perché anche l’impossibile si può realizzare se ci si prova, magari insieme ad altre persone come noi. Sono fiabe, quelle del grande scrittore, che possono vivere bambini e bambine di ogni provenienza, di ogni posto, di ogni ceto sociale; anzi, forse no, non essere ricchi permette forse di godere di maggiore fantasia, di maggiori possibilità per costruire l’impossibile. Troviamo perciò il protagonismo dell’infanzia delle borgate popolari romane, oppure quella dei piccoli paesi, delle tante periferie dove sembra non succeda mai niente di bello, ed invece queste storie li rendono luoghi fantastici, unici e felici.
Chissà che favole avrebbe inventato Rodari rispetto al mondo globale, con i bambini e le bambine che superano il deserto, le carceri libiche e il mar Mediterraneo; chissà come avrebbe saputo riconciliarci con l’umanità che oggi appare perduta, come se arricchendoci abbiamo perso i nostri sentimenti, i nostri veri bisogni, che le tante cose di cui ci circondiamo non riescono a soddisfare. Non è un caso che Gianni Rodari abbia scritto tante storie e poesie, diventate poi anche canzoni, contro la guerra e a favore della pace: lui, che aveva visto morire i suoi amici e aveva fatto la resistenza durante la seconda guerra mondiale, sapeva che il bene più grande dell’umanità era la pace, e non perdeva occasione per scriverlo e raccontarlo. Magari ancora ci fosse chi, per far avanzare la fine dei conflitti, racconti che i cannoni fatti con le campane non sparano, ma fanno din don dan come quando finisce la guerra e scoppia la pace.
Magari ci fosse chi usa ancora la fantasia per contagiare grandi e piccoli, nel costruire un mondo armonioso e gioioso: ci sono ancora tanti errori da riparare, come diceva Rodari, c’è lavoro per tutti quanti.
GIANNI RODARI E BRUNO MUNARI – FAVOLE AL TELEFONO
EINAUDI RAGAZZI, TORINO, 2010. 13,50 €
Le storie di Gianni Rodari, compreso questa, si trovano usate in molte edizioni precedenti, a partire da quella originaria del 1962.
In tutte le biblioteche italiane si possono prendere in prestito i tanti e fantastici libri di questo autore.
Questo articolo fa parte di Granai per la mente, uno spazio dedicato ai libri a cura di Cristina Formica (sociologa femminista, da sempre attenta ai temi dell’antifascismo e dell’antirazzismo, è autrice di È capitato anche a me. Diario delle molestie nella vita di una donna, edito da Red Star Press). Cristina Formica ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura.