Abbiamo bisogno di ricomporre i legami sociali. Non è facile farlo, tanti in realtà hanno cominciato in molti modi diversi, spesso – come raccontiamo su Territori Educativi – coinvolgendo bambini e bambine, ragazzi e ragazze. A Torino, ad esempio, Acmos promuove alcune coabitazioni per imparare a mettere in comune spazi e tempo: il fare comune riguarda anche i consumi e domenica scorsa ha preso la forma di una fantastica festa dei vicini
Una domenica di festa e allegria per colorare il pomeriggio delle Coabitazioni Solidali. L’11 settembre era la “Festa dei Vicini”, un momento per conoscersi e stare insieme con l’obiettivo di rafforzare il senso di comunità e mutuo aiuto. Questo tipo di esperienza nasce a Parigi nel 1999 e da allora si è diffusa in tutta Europa, portando all’istituzione della Giornata Europea dei Vicini e arrivando oggi a coinvolgere oltre venti milioni di partecipanti in trentasei paesi.
Anche noi di Acmos abbiamo dedicato a Torino una giornata alla cura delle relazioni e degli spazi, ballando, giocando e costruendo nuovi legami.
Come nascono le coabitazioni? Acmos è prima di tutto una palestra di democrazia e per questo motivo genera incessantemente comunità. La nostra associazione propone la vita comunitaria come elemento fondante della propria esperienza di vita e del gruppo, opponendosi a un contesto sociale troppo spesso schiacciato da conflitti e precarietà, dove il benessere individuale viene prima e a discapito di quello collettivo. Questa esperienza si pone l’obiettivo di rispondere alle esigenza dell’io in relazione a quelle del noi, nella convinzione che la nostra felicità dipenda da quella degli altri. Ciò si concretizza nella condivisione di spazi e tempo, luoghi ed emozioni, dando vita a percorsi che portino a diventare cittadini adulti e responsabili. L’accoglienza e la prossimità sono le fondamenta dei progetti comunitari: le coabitazioni giovanili solidali, Cascina Caccia e Casa Acmos. Queste esperienze costruiscono intorno a sé reti territoriali con i servizi, le associazioni, le istituzioni al fine di trovare risposte ai bisogni insieme e trasformare la realtà che ci circonda. Autonomia non significa indipendenza dagli altri, ma capacità di costruire relazioni con gli altri in funzione di un comune desiderio.
Acmos, inoltre, pone al centro dell’esperienza comunitaria la sobrietà e la scelta dei consumi partendo dalla messa in discussione di questi, del singolo, al fine di essere esempio per altri e contagiarli. Le diverse esperienze comunitarie portano a prendersi cura gli uni degli altri convinti che questi ci aiuteranno a trovare la nostra sovranità, rendendoci protagonismi del nostro destino. La comunità allena alla la risoluzione non violenta del conflitto, educando al dialogo, e propone la formazione permanente stimolando il dibattito, il confronto e l’approfondimento nei confronti della realtà che viviamo.
Qui un racconto fotografico della festa promossa da Acmos l’11 settembre.