
“Pornostar a scuola per parlare di educazione sessuale, incontro annullato”. Hanno titolato così molti giornali in merito all’incontro formativo su educazione sessuale, bullismo e pericoli del web che gli studenti di un Istituto di Formazione Professionale di Gallarate avevano organizzato invitando un attore porno, molto conosciuto anche dai più giovani, un avvocato e un urologo. Le prime notizie questo riportavano, e tanto è bastato per una crociata ideologica, a cura di Pro Vita e Famiglia, che ha spinto l’USR Lombardia a cancellare l’incontro che il preside aveva concesso.
Lei, dottor Pellai, sabato ha scritto un post (virale) in cui condivide la decisione di annullare l’evento e che finisce con “voi cosa ne pensate?”. Tante persone che la seguono come me le hanno risposto in disaccordo con le sue riflessioni, portando molti argomenti. Il giorno dopo (domenica) ha scritto un nuovo post, un po’ sminuendo le osservazioni critiche ricevute. Lei ha circa 170mila follower (una grande responsabilità pubblica), ed è uno scrittore affermato grazie alla sua competenza e alla sua esperienza come psicoterapeuta. Nei suoi libri si occupa di genitorialità, soprattutto parlando di adolescenti e dello “Tsunami” che attraversano. Ne ho letto alcuni e li ho inseriti nei consigli di lettura che invio ai genitori e agli insegnanti, ma penso che questa volta abbia prevalso un sentire ideologico.
Lei scrive: “Personalmente, penso che la scuola non possa essere un luogo che dà un palcoscenico e offre un pubblico di minorenni ad una pornostar. Ognuno deve avere la coerenza associata al ruolo che ha deciso di rivestire nella società”. Ecco: lei è psicoterapeuta e scrittore, non prende le decisioni a scuola, quello lo fanno i dirigenti scolastici, e ne hanno la responsabilità, è proprio una questione di ruoli, e per fiducia nelle istituzioni assumo che questa decisione sia stata frutto di attenta valutazione del dirigente scolastico e degli insegnanti. Inoltre l’incontro era voluto dagli studenti, a cui credo che dobbiamo fiducia, accettando il rischio che possano commettere anche degli errori facendo scelte diverse da quelle che avremmo fatto noi. Lei stesso nel post del 2 ottobre 2024 cita un suo libro, riportando la lettera di un figlio ai genitori che finisce con “Grazie per avermi autorizzato a vivere il rischio di crescere”, e quindi in questo suo sostenere l’operazione di censura dell’USR Lombardia sembra dimenticarsi della necessità di attraversare quel rischio di crescere, necessario per gli adolescenti, che racconta così bene nei suoi libri. La vicenda di cui parliamo è tutta nella relazione (educativa) e nel dialogo costruttivo fra gli adulti della scuola e i suoi studenti. La censura dell’USR no.
Poi scrive “Ti occupi di pornografia? Si tratta di una disciplina vietata ai minori di 18 anni. Per cui a scuola non puoi entrare”. L’attore non era stato invitato per parlare di pornografia. In una intervista rilasciata al TGR Lombardia ha spiegato che ha fatto già interventi in una trentina di scuole, e, parole sue “vado a dire ai giovani di non prendere il porno come esempio, vado a spiegargli, anche con l’aiuto del mio avvocato, come tutelarsi dallo stalking, dal cyberbullismo, dal revenge porn… etc”. Ma se anche avesse parlato di pornografia e lo avesse fatto senza violare i regolamenti scolastici, cosa c’entra con il fatto che la fruizione pornografica è vietata ai minori di 18 anni, tanto da pensare che a scuola “non può entrare”? Le ricordo che in Italia abbiamo legittimamente eletto pornostar in parlamento.
Scrive ancora “Io personalmente non parlerei mai di fronte ad una platea di minorenni, sapendo di avere a fianco una pornostar. Perché non saprei che genere di valore aggiunto quella persona potrebbe portare ad un pubblico di 14enni e 15enni”. Lei ha il diritto di scegliere con chi condividere il palco, ma il punto l’ha trovato da solo, perché come scrive, ammette di non sapere, e forse, in questi casi, chi non sa deve chiedere. I ragazzi ne hanno l’umiltà, chiedono a chi ne sa di più di loro di aiutarli a capire, noi adulti meno.
Proprio lunedì 3 marzo ho incontrato una platea di circa cento studenti, e a fianco avevo una persona che ha scontato più di vent’anni di carcere per aver rapinato banche, anche a mano armata. La sua lezione è stata bellissima e commovente (arricchente e di alto valore formativo, l’hanno definita le prof presenti). Avrei potuto portare io quel tipo di contenuti? Certo che sì. Avrei ottenuto l’attenzione e il coinvolgimento che Lorenzo ha ottenuto da cento adolescenti, che fino a quel momento neanche alzavano la testa dal loro smartphone per capire dove stavano? Certo che no. A proposito di valore aggiunto: l’attenzione lo è.
E ancora: il ringraziamento che lei fa alla scuola dei suoi figli per averli invece invitati al Simposio di Platone mi fa pensare al meccanismo della selezione avversa (che Stefano Laffi mi ha recentemente ricordato). Se per parlare di amore proponiamo il Simposio di Platone “ai miei studenti” e “ai suoi figli con i loro compagni”, i primi, quasi certamente, non sapranno cogliere questa occasione di crescita culturale, perché non ne hanno gli strumenti, mentre i secondi approfitteranno di quell’occasione perché quegli strumenti ce li hanno, e questo aumenterà il divario (in termini di ricchezza culturale) fra “i miei” studenti e “i suoi figli”.
Promuovere e sostenere il protagonismo dei ragazzi che hanno invitato il pornostar, assicurandosi che tutto sia congruo con il contesto scolastico, e vigilando affinché l’incontro sia formativo, riduce invece proprio quel divario, perché fa degli studenti dell’istituto professionale, dei “sovrani” e non dei “sudditi” (per dirla con le parole di Cesare Moreno), ed è a questo che dovrebbe servire la scuola, a dare ai ragazzi gli strumenti per scegliere, per cogliere le opportunità, per appassionarsi a modelli alternativi al pornostar (qualora non lo ritenessimo una persona in grado di insegnarci qualcosa), andando incontro al bisogno che esprimono di trattare certi argomenti, che spesso vengono relegati a tabù non esprimibili.
Il principale ostacolo per portare a scuola la cultura dell’educazione socio affettiva e sentimentale, anche se a trattarla sono persone qualificate, è proprio l’ostruzionismo ideologico di certe associazioni (Pro Vita, per esempio), ed è su questo che lei potrebbe prendere una posizione ferma, autorevole e competente, perché di fronte ai tabù, e la pornografia lo è, i ragazzi si imbarazzano, si chiudono, fanno cose scomposte, agiscono tumulti, si mettono nei guai.
PS Lunedì mattina, per parlare di sudditi e sovrani, ho raccontato a una terza media come avevo dedicato diverse ore del sabato e della domenica ad approfondire questa vicenda e a scriverle una lettera aperta (che posto solo ora, incoraggiato dal bel podcast di @Luca Bizzarri)… Ecco, metà classe, in terza media, conosce il pornostar in questione. La censura tiene fuori dalle scuole molte attività di educazione sentimentale, ma non tiene Max Felicitas e il porno fuori dalla vita dei preadolescenti… neanche a 13 anni.
Loris Antonelli, educatore