Il gioco libero in luoghi aperti è sempre più sacrificato. Fino ad alcuni decenni fa esistevano i cortili delle case di città e le “corti” delle cascine rurali. Per riscoprirlo, spiega Giovanni Del Bene, primo responsabile (nel 2014) dell’Ufficio Scuole Aperte del Comune di Milano, oggi una buona iniziativa è utilizzare gli spazi della città nei pressi delle scuole. A Milano, ad esempio, è nato il progetto “Piazze Aperte”

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Fammi giocare. La città e il gioco
L’infanzia e la preadolescenza sono caratterizzate da una attività continua e costante: il gioco. Per l’adulto il gioco diventa hobby, vizio, agonismo e non è parte integrante del processo di crescita. Per la fascia zero/dodici anni è invece il modo prioritario per sperimentare la realtà: il gioco è esplorazione, simulazione, socializzazione, scambio, identificazione, autoaffermazione e comprensione delle proprie conoscenze socio-ambientali.
Purtroppo il gioco libero, e soprattutto in luoghi aperti, cittadini o rurali, è sempre più sacrificato a carenze di spazi e carenza di occasioni. Anche perché gli adulti sono molto preoccupati nei confronti del gioco libero dei loro figli, perché non possono esercitare “un controllo” diretto sulle modalità, i rischi e l’eticità dei giochi stessi. In realtà “organizzare i giochi” in luoghi prestabiliti è molto spesso un’occasione per l’utilizzo di tecnologia, come le varie piattaforme informatiche, con forti risvolti economici e assenza di spontaneità. Va meglio per i parchi giochi situati in alcuni punti delle città, ma non sempre a portata di mano e dove il singolo bambino deve sperare di incontrare amici o coetanei, per avere un approccio sociale.
Appare evidente che la sfida oggi sia prima di tutto quella di uscire dalla logica degli spazi dedicati al gioco, per portare il gioco negli spazi pubblici. Un gioco deve essere lasciato alla libera iniziativa dei ragazzi e delle ragazze, dei bambini e delle bambine, che così possono sviluppare la loro creatività al massimo. E giocando simulano la realtà, la vita.
Sappiamo da tempo che il valore del gioco è anche legato all’apprendimento poiché “apprendere” è un atto volontario: se un essere umano non desidera, non apprende ma “imita”. La libertà di scegliere e condividere il gioco soddisfa il desiderio e quindi produce conoscenza e apprendimento. Intanto, ai margini del cerchio magico dell’azione ludica, gli adulti possono intessere relazioni sociali e possono costruire sinergie.
Fino ad alcuni decenni fa esistevano i cortili delle case di città e le “corti” delle cascine rurali: in questi spazi il gioco si scatenava libero e diventava un valore ambientale aggiunto tra grida, allegria e rappresentazioni di favole di vita da parte dei bambini e delle bambine. Le famiglie mononucleari e la differente organizzazione sociale richiedono oggi nuove strategie.
Una buona iniziativa oggi è utilizzare gli spazi della città, soprattutto nei pressi delle scuole, per favorire il gioco libero. Questo, in realtà, comincia a essere un progetto in molte città e paesi del territorio nazionale.
A Milano, ad esempio, il Comune ha promosso il progetto “Piazze Aperte 1 e 2” con un bando dell’Ufficio Partecipazione Direzione Servizi Civici e Municipi (il cui responsabile è Eugenio Petz). Il bando 2023 riguarda esclusivamente gli spazi esterni delle scuole e cerca di mettere a regime alcune esperienze pilota fatte nel 2021/22 con scuole che, in piena pandemia, hanno proiettato le loro attività anche oltre il loro recinto, grazie all’impulso delle associazioni di genitori e a un fecondo intreccio di alleanze con associazioni e comitati del territorio. Alcuni degli spazi sono stati rigenerati dal Comune con una attività di co-progettazione che ha visto protagoniste scuole, associazioni, cittadini sia mediante il bando sia attraverso l’iniziativa spontanea dei territori. Queste alcune delle zone/scuole coinvolte: via Monte Velino; piazza Sicilia; via Monte Piana; piazzale Bacone; piazzale Spoleto; ex piscine del Parco Trotter; via Reni; via Ravenna.
Dopo quaranta interventi già realizzati con il programma Piazze Aperte tra il 2018 e il 2022 (con oltre 25.000 metri quadrati resi pedonali e trasformati in spazi pubblici), si apre ora una nuova fase del programma. L’amministrazione ha infatti invitato le cittadine e i cittadini, le bambine e i bambini a immaginare nuove aree ricreative pedonali intorno alle scuole (primarie e secondarie). Si tratta di un programma “urbanistica tattica” (cioè che riguarda singoli progetti realizzati in breve termine e a costi contenuti), che pone al centro le comunità scolastiche, con l’obiettivo di istituire un nuovo e diverso modo di collaborare tra istituzioni di prossimità e cittadinanza, per poter dare forma e risposta ai bisogni del territorio in maniera concreta ed efficace. Le proposte possono riguardare le strade scolastiche già individuate e attivate dal Comune, oppure ulteriori luoghi, purché rispondano alle caratteristiche descritte all’interno dell’avviso pubblico. Con questo programma si invitano perciò i bambini, le bambine, i genitori e gli abitanti di zona, a diventare protagonisti della creazione delle Nuove Piazze Aperte, presentando le proprie idee e le proprie disponibilità per trasformarle, attivarle e curarle.
Questo tipo di intervento con cui creare nuovi spazi pubblici dedicati al gioco è una prassi ormai consolidata da più di dieci anni in diverse città del mondo: da Barcellona, che con il progetto Supervillas ne ha fatto uno strumento per pedonalizzare una parte importante della città, a New York e Parigi.
I tentativi di creare spazi di gioco e strade a misura di bambino nelle città si identificano anche in un progetto europeo chiamato “Streets For Kids”, promosso dalla Clean Cities Campaign, che promuove diverse iniziative per sensibilizzare le amministrazioni locali affinché favoriscano la creazione di spazi di gioco e socializzazione, intorno e fuori dalle scuole. Attualmente Londra è la città che ha creato più spazi e strade scolastiche, seguita da Parigi con il progetto “Rues aux écoles”. In queste città si è potuto osservare come gli interventi, oltre a essere poco costosi, trasformano strade o piazze, una volta diventati progetti permanenti, in spazi di mediazione fra ambiente scolastico e ambiente urbano. Del resto, se la scuola ha il compito di formare il futuro cittadino, la democratizzazione dello spazio è elemento essenziale per esperienze che vedano i bambini come protagonisti.
Giovanni Del Bene, già dirigente scolastico e primo responsabile (nel 2014) dell’Ufficio Scuole Aperte del Comune di Milano, con Angelo Rossi e Rossella Viaconzi è autore del libro Comunità educante. I patti educativi per una scuola aperta al futuro (edito da Fabbrica dei Segni).