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Il cielo sotto l’Esquilino

Mario Casari e Gianluca Cantisani
05 Aprile 2021

Diciotto anni fa, un gruppo di genitori, con un mazzo di scope, secchi, stracci e qualche scalpello si è addentrato nei sotterranei della scuola Di Donato, cuore educativo del quartiere Esquilino di Roma. Da allora, la magia delle scuole aperte e partecipate non ha smesso di diffondersi e reinventarsi

  • Aprile 2021: bambini e bambine giocano su via Bixio, strada chiusa al traffico dopo una lunga battaglia dell’Associazione genitori Di Donato, all’ingresso della scuola Di Donato/Manin

Proprio una primavera di diciotto anni fa a Roma una scuola abbandonata nel cuore multietnico del rione Esquilino diventa il motore di un riscatto di una comunità del territorio degradato attraverso la nascita di una associazione di genitori che ha aperto i cancelli della scuola alla città il pomeriggio, il sabato, la domenica, d’estate e ha aperto la scuola alla sua identità futura che è oggi diventata realtà e bellezza presente e diffusa nella città.

La Di Donato/Manin era la “scuola degli stranieri” e un preside lungimirante e coraggioso ebbe l’idea di valorizzare la ricchezza di una comunità dove erano presenti famiglie di quarantacinque paesi diversi del mondo (e di venti regioni italiane) e la trasformò in una scuola “internazionale”, un luogo dove i nostri figli viaggiano per il mondo andando a scuola al centro di Roma. Ma il preside Bruno Cacco affidò questo compito ai genitori della scuola come naturali mediatori tra l’istituzione scolastica e il suo territorio, ebbe fiducia nella generatività di un dialogo possibile estendendo l’idea stessa di scuola. E spinse quei genitori ad essere più cittadini che sudditi prendendo per mano la propria comunità e conducendola verso una città a misura di bambini e, quindi, di tutti.

Ripubblichiamo l’articolo uscito sul giornalino del rione Il cielo Sopra l’Esquilino nel gennaio 2004; è bene sapere che anche una esperienza pilota a livello nazionale come quella dell’associazione dei genitori della scuola Di Donato di Roma è partita da un dialogo generativo tra scuola e territorio che ha liberato le risorse presenti nella comunità tutta dandogli fiducia e, soprattutto, condividendo le chiavi della scuola con la città e contribuendo a farci comprendere le potenzialità di una scuola aperta partecipata.


“Che con le scope si possano fare magie è cosa risaputa. Dalla Befana fino a Harry Potter, è una verità che vale per i bambini di oggi come per quelli di ieri, divenuti oggi magari genitori, Ma non è necessario farle volare per compiere una magia.

Quello che è successo alla Scuola Di Donato, cuore educativo del quartiere Esquilino [a Roma], è che un gruppo di genitori, con un mazzo di scope, dei secchi, stracci e qualche scalpello, si è addentrato nei sotterranei dell’edificio scolastico: un susseguirsi di corridoi ed enormi stanze (un tempo laboratori e sale conferenze) che solo pochi anni di abbandono e incuria avevano resto un polveroso e sudicio ricovero di scarti e scartoffie.

Erano, quei genitori, semplicemente quelli che per primi avevano saputo raccogliere l’intenzione espressa dalle autorità scolastiche di ripristinare quegli spazi. Come alla ricerca di un tesoro nascosto in quel sottoterra, hanno cominciato a smuovere scatoloni e rottami marciti, a sfregare banconi e mobiletti incrostati dalla polvere, a scavare e re-intonacare muri sgretolati dall’umidità.

Passavano le settimane, e il gruppo di persone cresceva: ci si incontrava quando si poteva, chi poteva, come poteva. Gli avvisi attaccati all’ingresso della scuola incuriosivano, portavano il sabato mattina persone sempre nuove, attratte dalla possibilità di sporcarsi le mani per qualcosa di immediatamente visibile, di talmente utile da essere quasi insperato: spazio per i propri figli.

Ci si è accorti presto che con un impegno congruo ma non eccessivo – e soprattutto da subito distribuito e condiviso – il recupero di quello spazio procedeva più velocemente di quanto ci si potesse aspettare: prima una stanzetta, dove cominciare ad appoggiare con serenità le giacche e la pizza per la pausa; poi il grande salone, che i bimbi attraversavano di corsa ridendo, quasi fosse una radura di bosco; poi i bagni (finalmente…), i corridoi che cominciavano a dare la sensazione che anche il ‘sotto’ potesse aspirare alla dignità del ‘sopra’, e ancora altre stanze…

Con gli spazi liberati dal febbraio 2003 e con l’energia che intorno a essi si è formata si sono già fatte parecchie cose: una sezione di Intermundia nel mese di maggio, la festa di fine anno scolastico in giugno, il centro estivo, il mercatino e la cena di Natale. E adesso sono partiti la ludoteca (aperta il martedì e il giovedì pomeriggio), i laboratori di manualità (il venerdì), arriveranno i lavori di teatro, i tornei sportivi… Spazi e tempi che si aprono ai bambini, e alle loro famiglie.

Se tutto questo sta accadendo con una sequenza che appare davvero magica, è forse proprio per la natura del quartiere dove si trova la Scuola Di Donato, quell’Esquilino tristemente noto per la mancanza di luoghi adatti alla vita dei bambini e dei ragazzi, quell’Esquilino così spesso nominato soltanto per segnalare i numeri e i rischi dell’immigrazione. Un quartiere che forse proprio per questo offre ai suoi abitanti, tutti, una prospettiva diversa, assai concreta e per molti inusuale, su cosa sia essenziale e cosa no, l’occasione di una speciale identità. Non è un caso che italiani e stranieri abbiano lavorato e lavorino quotidianamente insieme a questo progetto: la comunità bengalese, presente con una sessantina di famiglie nella scuola, ha persino inviato dei propri operai specializzati per i lavori di muratura più impegnativi. Del resto le scope, s’è detto, non si muovevano da sole: attaccate ci stavano delle mani, che di tanto in tanto si straccavano per stringere quelle dei nuovi arrivati, e bocche a chiacchierare, occhi a riconoscersi e sorridere.

Se tutto questo dura da un anno, e non ha fatto che crescere, è perché lì sotto si gioca qualcosa di più grosso di un’operazione di pulizia. Adulti che imparano a conoscersi partendo da un piccolo progetto comune, e finiscono per passare insieme gran parte del loro tempo, bambini sempre vogliosi di esplorare e vivere ogni metro guadagnato alla loro curiosità, idee e progetti che si accavallano, si superano, si realizzano passando da una mano all’altra, seguendo un percorso di condivisione fatto di riunioni, chiacchierate al bar, telefonate, e-mail, che non dà nulla per scontato, se non che si sta facendo qualcosa di pubblico, e di gratuito. Sembra quasi che le energie migliori dei cittadini non aspettino altro che uno spazio dove convogliarsi e potersi manifestare, fosse anche un polveroso sotterraneo. Di solito questo non è possibile, perché le istituzioni restano sorde, imbrigliate dalla loro burocrazia, e allora anche il volonteroso è sopraffatto dallo scoramento.

Ma alla Di Donato si è avuta una fortuna senza la quale – bisogna dirlo – il percorso non sarebbe nemmeno iniziato: quella di un preside che ha subito intuito la possibilità di queste energie, e si è preso la responsabilità di dar loro fiducia. E così, passo dopo passo, ci si è incontrati con gli insegnanti, con il corpo non docente, talora con il supporto logistico del Municipio I, con una fiducia reciproca e una collaborazione sempre maggiori che fanno sentire la scuola davvero un bene comune.

Da poco, da questo groviglio di desideri e occasioni, di lavori manuali e legami personali, è nata ufficialmente l’Associazione Genitori ‘Scuola Di Donato’, che ha in gestione dal Consiglio d’Istituto i locali seminterrati: si continua sulla stessa strada, fatta di pratica e scambio quotidiano, ma i progetti sono tanti, così come la voglia di aprirsi al quartiere e alla città. E proprio in quest’ottica nel prossimo marzo in quei locali si ospiterà la mostra interattiva sui pregiudizi “Gli Altri Siamo Noi”, cui saranno invitate tutte le scuole del Municipio I, e tutti i cittadini curiosi. “Chissà cos’altro si potrebbe sognare: la scuola, quell’oscuro oggetto sempre ignorato dalle riflessioni sulla dimensione del quartiere Esquilino, che diventa una nuova chiave di lettura della vita di quel quartiere? …

Ma in fondo è inutile sognare. Ci pensano i bambini con la loro concretezza riportarti a terra. Forse il tesoro scovato è già lì: nel fatto che i bambini della scuola Di Donato sentono ogni giorno di più che la scuola è una cosa loro, è nelle pitture con cui hanno rallegrato le pareti di quell’appendice sotterranea, è nelle loro risa che rimbombano in quei lunghi corridoi che da “sopra” portano a “sotto”.


Mario Casari e Gianluca Cantisani, Associazione Genitori Scuola Di Donato


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Telefono: 06 6538261
Indirizzo: Via Del Casaletto 400, ROMA

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Un progetto selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il progetto è coordinato da Mo.V.I. - Movimento di Volontariato Italiano