Abbiamo partecipato all’assemblea delle organizzazioni che promuovono il Referendum Cittadinanza e abbiamo capito perché può rappresentare qualcosa di molto importante in questo momento, che riguarda anche chi si occupa di comunità educanti

Perché promuovere in questo momento il referendum sulla cittadinanza può essere qualcosa di molto importante? Alcune buone ragioni, diverse delle quali significative soprattutto per chi si occupa di comunità educanti e di partecipazione, le abbiamo trovate nell’incontro di venerdì 7 marzo organizzato a Roma dalla campagna referendaria: non tanto l’evento del pomeriggio che ha visto molti interventi, quanto l’assemblea della mattina tra le organizzazioni che fanno parte del comitato promotore, con una fortissima presenza di giovani. Insomma, il dietro le quinte.
La prima buona ragione si è respirata nel luogo in cui è stata promossa l’assemblea: Extralibera. Per cinquant’anni quel luogo è stato un cinema, poi ha ospitato una triste sala bingo prima di essere confiscato nel 2014. Oggi è la sede nazionale di Libera, ma al primo piano si trova un ampio spazio interattivo – già frequentato ogni giorno da tante scuole – che attraverso immagini e suoni racconta storie di mafia e di antimafia sociale. La parola cittadinanza, in un luogo del genere, si presenta già con un carico importante di significati.
La seconda buona ragione è ovviamente il merito della proposta e il fatto che si tratta di uno strumento di democrazia diretta: grazie a questo referendum verranno ridotti da dieci a cinque gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Questa semplice modifica migliorerebbe la vita di ogni giorno di circa 2,5 milioni di persone. Come noto, in Italia da anni si prova a riformare la legge per consentire a quasi un milione di bambini e bambine, che frequentano le scuole di ottenere la cittadinanza e avere gli stessi diritti degli altri compagni. Per altro in molti di questi casi si tratta di persone nate in Italia da genitori stranieri. Qualcuno dice che il fatto che negli Stati uniti in questo momento ci sia un presidente come Trump contribuisce indirettamente a complicare le cose: probabilmente è vero, al tempo stesso è un motivo in più per occuparsi di questa campagna.

La terza buona ragione è che questa una campagna difficile (per rendere valido il referendum è necessario il voto di 23 milioni di persone). Ma chi lo ha detto che bisogna fare soltanto le battaglie facili? Promuovere una campagna sui temi della cittadinanza non è già un lavoro culturale enorme che contribuisce a creare una nuova cultura politica?
La quarta ragione riguarda ciò che la campagna rende visibile: un pezzo di società si mette in movimento per il bene comuni di tutti e tutte. E lo fa partendo da basi solide, come gli attuali 125 partner che hanno aderito al Coordinamento nazionale (associazioni – tra cui Italiani senza cittadinanza, Movi, Arci, ASGI, Recosol, Melting pot Europa, Libera, Acmos, Ex canapificio – e cinque partiti), ma c’è da scommettere che saranno il doppio tra qualche settimana. Una campagna che si nutrirà di gruppi locali e naturalmente di attivismo digitale per coinvolgere tante persone nella promozione della campagna stessa. Tra qualche giorno il ministero degli interni farà sapere la data, potrebbe essere l’11 o il 25 maggio (nello stesso giorno si voteranno i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil e in alcune città probabilmente ci saranno le elezioni amministrative).
La quinta buona ragiona riguarda alcune proposte pratiche emerse: nelle prossime settimane, sull’esempio di quanto organizzato da diverse comunità Lgbtq in Turchia qualche anno fa per contrastare il divieto di incontrarsi, saranno promossi, probabilmente in un unico week-end, i “Caffè di cittadinanza“, momenti di incontro e informazione in strada aperti a tutti e tutte. Saranno utili anche alcune mozioni che potranno presentare le amministrazioni locali, oltre ovviamente al sempre utile passaparola nei luoghi di lavoro, nei condomini, nelle associazioni di quartiere. Al centro del racconto della campagna ci saranno soprattutto storie di persone: metterle al centro è già costruire una cittadinanza diversa. Ne abbiamo bisogno.
Il sito con tutte le informazioni sul referendum è questo: https://referendumcittadinanza.it/