Una ludoteca può essere oggi uno spazio importante di incontro, gioco e cultura? Può favorire il contrasto alla povertà educativa? Le esperienze maturate con il progetto E se diventi farfalla dimostrano che è possibile superare la concezione classica di ludoteca. Il gioco è stato pensato prima di tutto come momento di creatività che, attraverso approcci pluridisciplinari, può realizzarsi in tanti luoghi: piazze, giardini, musei, scuole, luoghi pubblici con destinazione d’uso diversa.
Il progetto ha avuto a Rimini e a Torino, a Mazara e Trieste, a Mantova e Bari dei luoghi dedicati che hanno funzionato grazie a atelier curati, a mostre gioco, a kit realizzati ad hoc. Sino ad arrivare a Fondazione PinAC (Rezzato – BS) e al Comune di Codogné (Treviso) dove rispettivamente un museo è diventato “ludoteca” per utenze fragili e dove la biblioteca si è arricchita con diverse azioni.
Questa idea di ludoteca e il progetto E se diventi farfalla – portato avanti negli ultimi cinque anni, malgrado la pandemia – sono raccontati in uno dei preziosi quaderni web gratuitamente scaricabili. Il progetto ha coinvolto venti partner di diverse regioni, ha avuto come capofila la cooperativa sociale Zaffiria di Rimini e ha messo in rete artisti, educatori, insegnanti, operatori sociali ma soprattutto bambini e bambine. Il primo quaderno si intitola A regola d’arte: luoghi, strategie, azioni per ridurre le povertà educative grazie all’arte e contiene sette interviste. Il secondo quaderno, a cura di Andrea Mori della cooperativa sociale Progetto Città di Bari, si intitola invece Rigenerazione urbana e micro interventi possibili. Il terzo quaderno, curato a più mani, è Se non hai libri, raccontami una storia: mille Sherazade per ridurre le povertà educative. Il quarto quaderno è quello curato da Alessandra Falconi di Zaffiria e ha il titolo Linee guida per le ludoteche contro le povertà educative͚. Un ultimo quaderno è stato scritto da Antonia Chiara Scardicchio dell’Università di Bari che nel progetto (insieme a Diego di Masi, Università di Torino), ha cercato le parole per restituire il senso complessivo del percorso vissuto.
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