La pandemia ha moltiplicato e mostrato i disagi psicologici di tanti giovani, il tasso dei suicidi è aumentato. Ansia, rabbia, panico, depressione, rapporto problematico con il corpo accompagnano la vita di ogni giorno di molti ragazzi e ragazze. Abbiamo bisogno di proteggere il diritto alla fragilità ma anche di raccontare in modo diverso il malessere mentale. Per questo Acmos – che collabora con le scuole da vent’anni e ha aderito al progetto nazionale Scuole Aperte Partecipate in rete – vuole organizzare “Tu mi hai capito?”, un festival da realizzarsi a Torino nella primavera del 2023, per promuovere spazi di confronto e approfondimento sul tema del benessere mentale. In queste settimane è stata avviata una campagna per sostenere il festival. A proposito della campagna, scrive Acmos: “Lucia ha deciso di farci un grande dono, raccontando la sua storia. Il figlio, Salvatore, si è tolto la vita, a 17 anni. Lucia si racconta e racconta Salvatore, un adolescente con tante passioni e altrettante paure… Lucia ha trasformato il dolore e il vuoto in energia… Oggi fa parte de La Tazza Blu, associazione che promuove attività di prevenzione e post intervento-traumatico per le vittime di suicidio in adolescenza. Vogliamo dare spazio alle fragilità, rivendicando il diritto di parlarne pubblicamente…”

Con l’arrivo della pandemia e relative restrizioni il livello di stress sia di giovani che di adulti si è esacerbato, tanto che anche il tasso di tentativi di suicidio è aumentato. Da settembre 2020, racconta Acmos che collabora con le scuole di Torino da vent’anni, la richiesta di sostegno educativo da parte delle scuole è fortemente cresciuta: numerosi sono i casi di fragilità psicologica o relazionale per i quali i docenti hanno bisogno di saper far fronte in maniera adeguata.
Da un sondaggio diffuso dal servizio comunale “Aria” nelle scuole superiori del territorio torinese, emergono numerose tematiche percepite come influenti nel benessere mentale dei e delle giovani e che si rende necessario approfondire con incontri appositi, tra cui il rapporto problematico con il corpo (78,5 per cento degli intervistati), la difficile gestione delle emozioni come ansia, rabbia, panico (75 per cento), la depressione (68,5 per cento) e la sfiducia nel futuro (67,5 per cento).
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Il tema del disagio psicologico, nella società della performance, viene spesso vissuto come uno stigma da nascondere agli altri. In un mondo segnato dall’ipervelocità, spiega Acmos, non sembra esserci spazio per la fragilità emotiva, che costringe a prendersi tempo, rallentare, trovare le parole per descriversi.
C’è bisogno di proteggere il diritto alla fragilità ma anche di una narrazione diversa del malessere mentale. Per questo Acmos vuole organizzare la prima edizione di “Tu mi hai capito?”, un festival della durata di tre giorni, da realizzarsi a Torino durante la primavera del 2023, per promuovere spazi di confronto, incontro e dialogo rispetto al tema benessere mentale. Il festival coinvolgerà numerose realtà sociali impegnate su questi temi. In queste settimane è stata avviata una campagna per sostenere il festival (spese tecniche, affitto sale, viaggi per gli ospiti, gadget per i partecipanti, organizzazione delle attività). Il programma dell’iniziativa sarà reso noto man mano che la campagna progredisce: ci saranno incontri, workshop, spazi espositivi, concerti, attività di approfondimento.
A proposito della campagna e del festival, scrive Acmos: “Lucia ha deciso di farci un grande dono, raccontando la sua storia. Il figlio, Salvatore, ha deciso di togliersi la vita, a soli diciassette anni. Lucia si racconta e racconta Salvatore, un adolescente con tante passioni e altrettante paure. Le siamo profondamente gratɜ per essersi aperta con noi, trovando la forza di dare la sua testimonianza. Lucia ha trasformato il dolore e il vuoto in energia e impegno, aprendo una breccia in quel muro di giudizio e stigmatizzazione. Ora si batte per prevenire questi gesti, tragicamente diffusi tra lɜ giovanɜ. Oggi fa parte de La Tazza Blu, associazione che promuove attività di prevenzione e post intervento-traumatico per le vittime di suicidio in adolescenza. Vogliamo dare spazio alle fragilità, rivendicando il diritto di parlarne pubblicamente”.