“Roma scuola aperta” e “Mappa della Città educante” sono due incoraggianti iniziative del Comune di Roma. Le esperienze maturate nei territori da vent’anni a questa parte sembrerebbero cominciare a fare breccia perfino nelle istituzioni: le tracce lasciate sono tante e diverse

La scorsa settimana sono stati presentati i risultati del bando “Roma Scuola Aperta” (che finanzia un centinaio di piccoli progetti a istituti comprensivi e scuole superiori per svolgere attività sociali e culturali negli orari extrascolastici) e la “Mappa della Città Educante” (un elenco di proposte culturali gratuite per le scuole fornite da diverse istituzioni della città). Due novità incoraggianti promosse dal Comune di Roma. Le esperienze maturate nei territori da vent’anni a questa parte sembrerebbero cominciare a fare breccia perfino nelle istituzioni.
Ma fare una scuola aperta partecipata, e non solo una scuola aperta per qualche ora in più al giorno, come dimostra quanto accade in tante città, significa accogliere domande essenziali sulla ricostruzione dei legami sociali: come restituire sempre di più la città ai cittadini? chi sono sono gli attori di una città educante? come rendere partecipate, in tutte le fasi, le proposte che riguardano le scuole aperte? Milano, solo per fare un esempio, da otto anni ha un Ufficio Scuole Aperte, altre città hanno adottato un regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni (in questa direzione, finalmente, qualcosa si muove anche a Roma) o coraggiosi Patti educativi territoriali.

In realtà anche Roma ha già un patrimonio a cui attingere, quello dalle storie diverse della Rete Sap (“Scuole Aperte e Partecipate”, a cui aderiscono quaranta tra associazioni e comitati) che, tra le altre cose, hanno messo a disposizione un dettagliato Vademecum sul ruolo dei genitori nel costruire un ponte tra territorio e scuola.
Di certo, fare una scuola aperta partecipata vuol dire anche far crescere una pedagogia dell’educazione diffusa, come quella richiamata da Walter Tocci durante l’incontro romano del 27 ottobre: in fondo Roma è una città con una storia pedagogica di grande spessore, se pensiamo ad Alberto Manzi, Maria Montessori, don Roberto Sardelli, Albino Bernardini, Simonetta Salacone.
C’è bisogno di offrire esperienze vere nei territori a bambini e bambine, ragazzi e ragazzi, grazie anche a gruppi di cittadini che si autorganizzano insieme alla scuola. Scrive Vito Teti: “Siamo responsabili del tempo che viviamo, siamo responsabili dei luoghi che abitiamo”.