
Il nuovo ministro “dell’Istruzione e del merito” qualche anno fa ha scritto un libro intitolato L’impero romano distrutto dagli immigrati. Non l’ho letto, ma il titolo evoca un modo di piegare la storia all’ideologia che si vuole sostenere. Tema delicato, intorno a cui credo valga la pena discutere con grande attenzione.
Cinque anni fa*, in quinta elementare, ragionammo a lungo sui modi diversi in cui l’impero romano si relazionò alle tante differenze culturali che lo popolavano e allora mi è venuto il desiderio di riproporre i ragionamenti fatti da bambine e bambini.

(…) In corrispondenza con Ipazia sono Emilia, Elisa, Mario e Michele. Insieme abbiamo ricostruito la sua vita, il suo drammatico assassinio e il primo tentativo di distruzione della biblioteca di Alessandria, aiutati anche dalla visione di alcune scene del film Agorà. Ciò che ha colpito maggiormente i bambini è stato scoprire che a guidare quella furia distruttiva e omicida ci fosse un vescovo di nome Cirillo. Abbiamo dunque scoperto che il fanatismo è una deviazione integralista e intollerante che appartiene a tutte le religioni.
Dalila, che sceglie di indirizzare a Ipazia la sua ultima lettera alla fine dell’anno, ricorda che la sua scuola neoplatonica era aperta alle donne, ed Elisa confessa all’amica scienziata di Alessandria il suo dispiacere, scrivendo: «Ipazia, ti devo dare una brutta notizia. Non ci potremo più sentire perché il prossimo anno io e i miei compagni andremo in prima media».
In classe abbiamo discusso a lungo su cosa volesse dire essere eclettici, e la definizione più bella l’ha data Aurora, scrivendole: «So che eri eclettica, cioè non odiavi nessun tipo di religione». Trovo particolarmente puntuale e precisa la conclusione a cui è arrivata Aurora, perché aiuta a comprendere qualcosa di fondamentale su ciò che è accaduto nel corso del quarto secolo dentro ai confini dell’impero romano, riguardo ai rapporti tra il potere e le religioni. Stiamo infatti cercando di capire com’è che i cristiani, perseguitati per tre secoli, siano poi divenuti a loro volta persecutori di altri credi e filosofie, una volta conquistato il potere. Per comprendere meglio questo passaggio cruciale, che influenzerà la storia del mondo occidentale per oltre un millennio, leggiamo con attenzione in classe l’editto di Costantino e quello di Teodosio.
Nel 313 l’imperatore Costantino emana a Milano un editto di straordinaria apertura e lungimiranza, che proclama piena libertà per ogni culto e credenza. Incolliamo dunque sulla nostra linea del tempo questa frase che rende la portata di quella svolta storica. “Ritenemmo pertanto, con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi la più adatta a se stesso. Così che la somma divinità, il cui culto osserviamo in piena libertà, possa darci completamente il suo favore e la sua benevolenza”. Queste le parole di Costantino.
Ma solo 67 anni dopo ecco come l’imperatore Teodosio, nel 380, abolisce ogni libertà con l’editto di Tessalonica, che afferma in modo perentorio: “Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto il nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo. […] Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste”. Quando finiamo di incollare poco più a destra, alla fine della colonna del quarto secolo, queste nuove disposizioni imperiali, Maia riflette ad alta voce costernata: «La libertà di religione è durata meno di settant’anni».
La lettura dei due editti permette un confronto straordinariamente chiaro e significativo su un tema attuale e scottante, come quello della libertà di culto, permettendo ai bambini di fare molte considerazioni. Riusciamo così piano piano a ricostruire com’è che nel 415 la nostra amica Ipazia, libera scienziata e astronoma che guidava la scuola filosofica neoplatonica di Alessandria, fu catturata, lapidata e uccisa da fanatici cristiani che seguivano alla lettera gli editti imperiali, negli anni sempre più estremi e feroci contro qualsiasi religione e culto non si confacesse ai dettami della Chiesa. «Mi è dispiaciuto quello che è successo ad Alessandria, che la biblioteca l’hanno bruciata. So che sei una donna gentile, osservatrice, e hai una grande libertà di pensiero. So che per voi la biblioteca era un luogo sacro. So che ti hanno lapidata e uccisa dei fanatici cristiani», scrive ancora Aurora a Ipazia, e in classe per diversi giorni ragioniamo sulla differenza tra chi crede in un solo libro, pensando che contenga tutta la verità, e chi invece si prende cura di una biblioteca, perché pensa che la ricerca della verità debba essere continua in ogni campo e abbia bisogno del libero confronto tra idee diverse e di una molteplicità di scritti e di volumi. Scopriamo poi che la biblioteca di Alessandria, il più grande archivio di volumi dell’antichità, è stata ciclicamente attaccata e incendiata, prima da fanatici integralisti cristiani e poi, due secoli dopo, da fanatici integralisti islamici guidati dal califfo Omar. Perfetto esempio di contrapposizione tra assolutismo integralista distruttivo, che ciclicamente infetta ogni religione, e libertà di ricerca filosofica e scientifica. (…)”
*Il brano è tratto da I bambini ci guardano edito da Sellerio nel 2019
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