Lunedì. Primo giorno di scuola a Giove (Terni). Come ogni anno, da oltre dieci anni, l’anno comincia inseguendo l’arte e la bellezza, grazie a una intuizione che ebbe Roberta Passoni, che coordina la scuola del piccolo paese umbro. Alle 9 del mattino i genitori erano stati avvisati che non dovevano portare figlie e figli a scuola, ma nel grande piazzale che si trova ai margini della zona verde del paese.
A terra, in quel parcheggio circondato da alberi, bambine e bambini di diverse età hanno trovato sessantaquattro grandi fogli su cui era stato stampato un particolare di quattro opere d’arte: la Madonna con il liocorno di Raffaello, il Davide che sconfigge Golia di Caravaggio, l’amor sacro e l’amor profano dipinto da Tiziano e una riproduzione della statua del ratto di Proserpina, scolpita da Bernini. Bambine e bambini, divisi in quattro gruppi di età miste, hanno cominciato a correre per il piazzale cercando di ricomporre i puzzle giganti che riproducevano le quattro opere nel formato di un metro e mezzo per due.
Una volta ridata forma a quei colori e a quelle immagini, si sono seduti terra, ogni gruppo attorno alla “sua” opera, e hanno ascoltato un mito o una storia legata a quella pittura o scultura, narrata da una maestra. Poi a piedi, mentre il sole asciugava la strada dalla pioggia della notte, sono entrati a scuola.
Osservandoli pensavo che bambine e bambini di prima elementare, in questo primo giorno, non stavano entrando solo nella loro classe, ma venivano accolti ed entravano fin dal primo momento nel clima che si vive nell’intera scuola. Un clima giocoso e divertente, in cui si ride molto, ma non per questo meno serio e capace di insegnare ed educare a un cauto e intenso avvicinamento alla cultura, aiutati dalla bellezza.
Fin da quel primo momento l’arte è stata loro proposta come grande gioco, come campo sconfinato capace di stimolare indagini e scoperte.
Ogni gruppo misto, attorno a quell’opera ricomposta, nelle prossime settimane parteciperà a diversi laboratori, proposti dalle diverse maestre perché una pittura e una scultura possono essere ridisegnate e ridipinte, incarnate e drammatizzate; possono essere raccontate generando innumerevoli varietà di altre storie o semplicemente osservate, scoprendo ogni giorno nuovi particolari. Possono essere luogo in cui rimbalzano sguardi e pensieri di tutte e tutti, dando la possibilità di conoscere meglio Tiziano e Caravaggio, Bernini e Raffaello, ma anche di presentarsi reciprocamente a compagni e compagne condividendo parole e ragionamenti che quelle opere suscitano in ciascuna e ciascuno. Poi a dicembre, un giorno prenderanno tutte e tutti il treno e andranno a Roma a vedere quelle opere dal vero alla Galleria Borghese.
Anni fa, quando ancora insegnavo, dedicammo l’anno a Caravaggio e, una volta entrati nella sala della Galleria Borghese dove erano esposte quattro sue grandi tele, una bambina piccolissima, che non aveva ancora compito sei anni, urlò eccitata: “Questo l’ho fatto io!”. Alcuni turisti presenti la guardarono esterrefatti e divertiti. In quella esclamazione c’era tutto il senso di una proposta didattica che ha l’ambizione di rendere l’arte non solo vicina ed amica, ma luogo per incontrare se stessi e gli altri.
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