La libertà delle donne continua a far paura. Non è certo una novità, una lunga e nefasta teoria di episodi ci conferma, giorno dopo giorno, che mette in discussione troppo in profondità le certezze di un potere maschile vissuto come dominio e facoltà di appropriazione e sopraffazione del corpo femminile. Quella libertà è una minaccia, e in quanto tale va “ridotta alla ragione” subito, senza esitazioni, fin dall’adolescenza. A Spazio Donna di Cosenza lo sanno e avviano con le scuole, in particolare con il Progetto delle scuole aperte e partecipate, diverse attività utili a favorire tra le ragazze l’incremento dell’auto-stima e dell’auto-determinazione. Di recente, poi, con le dieci lezioni organizzate nella palestra dell’ICC “Spirito Santo”, si è pensato anche alla concretezza dell’autodifesa, un aspetto spesso indispensabile a fermare le aggressioni sul nascere, per potersi poi allontanare rapidamente e sfuggire ai campioni della violenza misogina. Non è raro che l’esito di un’aggressione si determini in pochi secondi. Il significato del corso di Krav Maga, “combattimento difensivo a corta distanza”, viene spiegato – e collocato nei contesti più ampi della violenza sulle donne di ogni tipo – nel breve video realizzato da Gianluca Palma, sia dagli istruttori che da chi ha pensato di realizzarlo come intervento essenziale, ma anche molto concreto, della relazione tra scuola e territorio
Avvertenza: le immagini che seguono non devono turbare al vostra sensibilità. Infatti, anche se si vedono schiaffi, calci nei genitali e si parla di strangolamenti, non si tratta in alcun modo di violenza, ma di autodifesa personale contro eventuali aggressioni, per strada o in luoghi chiusi.
Questo è il corso Krav Maga, “combattimento a corta distanza”, o più semplicemente, come spiegano i due istruttori Katia Fata e Ferdinando Bartolomeo: “Noi insegniamo a bloccare gli aggressori colpendoli nei punti di pressione del corpo umano. Sono poche e semplici mosse che se si conoscono possono aiutare una donna a immobilizzare l’uomo, anche se molto alto e corpulento, e scappare subito via”. Si tratta di una tecnica di origine israeliana, adottata dunque anche probabilmente nelle azioni spesso più che discutibili dall’esercito di Tel Aviv, ma qui viene di certo usata con valore positivo, di esclusiva consapevolezza nelle proprie possibilità di auto-difesa per le donne e le ragazze che potrebbero subire violenza.
Dieci lezioni organizzate nella palestra dell’ICC “Spirito Santo” di Cosenza, dal Team Bartolomeo Martial Arts in collaborazione con le operatrici di Spazio Donna, antenna territoriale della ong WeWorld, per il progetto Scuole Aperte e Partecipate nella città dei Bruzi.
“Noi siamo un centro per l’empowerment femminile – spiega Mariagrazia Martire, coordinatrice di Spazio Donna – e abbiamo subito colto l’opportunità di organizzare questa iniziativa nel progetto Scuole Aperte. Perché siamo attive anche noi in questo territorio ed era importante avvicinarci a tutte le donne della scuola, madri o insegnanti, e in generale aprirci ancora di più alla città”.
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