Una ricerca dell’Osservatorio #conibambini mostra come viene limitato il diritto alla scelta a ragazzi e ragazze. Commentando il report, Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini, ha parlato di dati impressionanti, del bisogno di una svolta, della scuola che da scuola non ce la fa ad affrontare problemi grandi e complessi, ma anche dei tentativi importanti sperimentati in diversi territori per cercare vie d’uscita
Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati scolastici migliori. I 2/3 dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. Nelle grandi città vi è una relazione inversa tra indicatori di benessere economico e quota di neet (i giovani che non studiano né cercano occasioni di formazione o lavoro): a Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet della zona di corso Buenos Aires, a Roma, Torre Angela ha il doppio di neet del quartiere Trieste, a Napoli, i quartieri con più neet compaiono anche nella classifica delle zone con più famiglie in disagio.
Sono alcuni dei dati del report nazionale “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”, presentati giovedì 4 febbraio on line dall’Osservatorio #conibambini (promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile).
L’emergenza Covid rischia ovviamente di limitare ancor di più il diritto alla scelta degli adolescenti. La situazione resta molto difficile prima di tutto per i ragazzi e le ragazze di origine migrante. Sono 300.000 quelli tra gli 11 e 17 anni che hanno una cittadinanza diversa da quella italiana e sono diversi i segnali che indicano come sia particolarmente forte per loro la minaccia della povertà educativa. Dalle difficoltà di inserimento nel percorso scolastico alle disuguaglianze nell’accesso agli indirizzi delle scuole superiori, fino all’abbandono precoce degli studi.
Un ulteriore aspetto critico è stato rappresentato dai divari tecnologici. Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia. Per tutti questi motivi, l’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale, con effetti che gravano soprattutto sui ragazzi e le loro famiglie.
Commentando il report, Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini, ha parlato di dati impressionanti, del bisogno di una svolta, della scuola che da scuola non ce la fa ad affrontare problemi così grandi, ma anche dei tentativi importanti sperimentati in diversi territori per cercare vie d’uscita. “Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali – osserva Rossi Doria – La povertà educativa, come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese. In questa fase di grandi difficoltà, i ragazzi dovrebbero rappresentare il fulcro di qualsiasi ripartenza. Non dovremmo criminalizzarli, come spesso accade, per alcuni comportamenti devianti o relegarli ad un ruolo passivo. Credo fortemente che siano una generazione migliore, hanno dimostrato grande senso di responsabilità, dovrebbero partecipare attivamente alle scelte che incidono sul futuro loro e, di conseguenza, del paese. Dobbiamo loro grandi opportunità”.