Firenze, 19 novembre: protesta in strada degli studenti medi (Ph A. Bundu)
Questo articolo fa parte dell’inchiesta Aspettavamo qualche domanda
In alcune città, a cominciare da Roma, diverse scuole superiori sono state occupate da studenti e studentesse. Lunedì 22 si sono aggiunte le proteste di tre licei romani – Aristofane, Nomentano, Orazio – e nell’I.I.S. Pacinotti-Archimede. Questo l’interessante messaggio congiunto diffuso in rete da studenti e studentesse delle quattro scuole, nel quale si parla, tra l’altro, di scuole aperte.
“Il 22 novembre 2021, noi studenti e studentesse del Liceo Aristofane, del Liceo Nomentano, del Liceo Orazio e dell’I.I.S. Pacinotti-Archimede, abbiamo deciso di occupare le nostre scuole per contestare la gestione dell’istruzione pubblica italiana degli ultimi anni e per proporre una scuola a misura di studenti, aperta, sicura, accessibile ed inclusiva, che sappia ascoltarci, formarci e supportarci. Abbiamo il diritto ed il dovere di avere un ruolo nel dibattito pubblico in qualità di studenti e studentesse e futuro di questo paese.
La pandemia ha evidenziato le profonde carenze dell’istruzione pubblica, oltre ad aver alimentato il senso di incertezza sul futuro e lo stress quotidiano, e ad aver messo ulteriormente in discussione la scuola in quanto ammortizzatore sociale delle disuguaglianze. La volontà politica del governo di non dare importanza alla salute psicologica e alle differenze socio-economiche e culturali di noi studenti, ha spinto 543 mila giovani (nel solo 2020) a lasciare la scuola, portando l’Italia al terzo posto nell’UE per tasso di dispersione scolastica. Nonostante questo e tanti altri dati inquietanti veniamo tutt’ora lasciati? In fondo alla lista delle priorità, anche se da anni lottiamo per far sentire la nostra voce e per portare avanti le nostre richieste. L’ora delle richieste formali è finita, è il momento di pretendere, perché non può esistere un futuro roseo per un paese che pensa ossessivamente all’oggi senza preoccuparsi per il domani.
Foto di Csa Astra
Tratta da Rete degli Studenti Medi
Foto di Csa Astra
Cosa vogliamo? I soldi del Pnrr devono essere investiti nell’edilizia, negli spazi, nell’aumento dell’organico, nella stabilizzazione delle cattedre, nella digitalizzazione ed in un nuovo modello educativo, moderno e civico; una scuola aperta anche il pomeriggio, che metta a disposizione spazi per la socialità, lo studio, i corsi extracurriculari, lo sport e la musica, in modo che diventi un punto di riferimento sul territorio e che si combatta la dispersione scolastica con un’arma in più; la lotta alle discriminazioni e alle violenze, tramite una scuola femminista, antisessista, antirazzista e non eteronormata, dove ci insegnino a relazionionarci prenderci cura l’uni dell’altri; la rivoluzione del sistema delle valutazioni e della bocciatura, che perlopiù svaluta lo studente e lo lega ad un numero, non tenendo in considerazione il percorso, le difficoltà e i punti di partenza differenti tra studente e studente, rendendo di fatto la scuola luogo di riproduzione delle disuguaglianze sociali; il superamento della didattica frontale e verticale, dell’insegnamento nozionistico di saperi tradizionali che spesso andrebbero messi in discussione; l’istituzione di sportelli di ascolto gratuiti e supporto psicologico e una collaborazione con i centri antiviolenza del nostro territorio; la valorizzazione del sapere come forma di crescita personale non in funzione solamente delle logiche di mercato e della domanda di lavoro, cui rischia di essere soggetto anche il Pcto.
Foto di Csa Astra
Ci siamo ripresi i nostri spazi e cercheremo di costruire e mettere in atto in modo autorganizzato un’alternativa alla scuola che conosciamo, viviamo e attraversiamo ogni giorno. In queste giornate le scuole sono veramente nostre e di tutti. Continueremo a stare nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nelle università, non ci fermeremo finché non ci ascolterete”.
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