di Domenico Finiguerra*
«Nous allons mener le combat, il sera impitoyable». «Saremo spietati». A parte il significato della parola spietato (sinonimi: malvagio, duro, crudele, feroce, violento, disumano, inumano, sanguinario, brutale, bestiale, barbaro, efferato, implacabile, inesorabile, senza pietà), mi domando: la reazione spietata sarà rivolta solo all’Isis? Oppure anche a tutti coloro che finanziano l’Isis e che acquistano il petrolio dall’Isis? O anche a tutti coloro che hanno creato l’Isis? O anche a tutti i mercanti di armi che fanno affari con l’Isis e prosperano grazie al caos creato dall’Isis?
Il terrorismo va combattuto. Naturale. Ma con esso anche l’ipocrisia. Perché il terrorismo pare essere più un effetto calcolato e (probabilmente?) incontrollato, che la causa fatale di questa barbarie permanente. Una barbarie per affrontare la quale ci si prepara a modificare costituzioni democratiche, a limitare libertà, a passare a uno stato di polizia (come spiega Italo Di Sabato in “Stato di emergenza”).
Analisti e militari lo scrivono apertamente da tempo. Non è una guerra tra civiltà, nella quale ci sarebbe una cultura, quella islamica, che vorrebbe invadere e soppiantarne un’altra, quella occidentale e/o cristiana. Ma è (come sempre) una guerra tutta economica, legata al potere e all’avidità dell’uomo, agli interessi degli stati. Quindi sono davvero fuori luogo e distoniche rispetto alla realtà (a meno che non si faccia appunto un bel bagno di ipocrisia per mettersi la maschera della faccia contrita) le reazioni all’insegna della minaccia ai nostri valori e alle nostre identità, ispirate da invasioni di milioni di musulmani che vorrebbero staccare i crocifissi dai muri e togliere i bambinielli dai presepi. Sono parole buone solo per tenere il palcoscenico della politica coltivata ad odio, a paura ed ad intolleranza.
«Nous allons mener le combat, il sera impitoyable». «Saremo spietati». Con tutti? Proprio con tutti coloro i quali sono responsabili di questa situazione infiammata e vomitevole? Vomitevole. Perché ad un occhio mediamente attento alle dinamiche internazionali tutto appare come un freddo tiro di dadi sul tavolo da gioco del Risiko. Un tiro che provoca e provocherà, come sempre, morti, orfani, devastazione, disperazione. Effetti collaterali, da una parte e dall’altra, di una lotta per il potere e per i soldi. Con tanti affari per i signori della guerra che governano il mondo. Un mondo in cui siamo solo dei numeri.
Un mondo che i bambini, i nostri bambini, tutti i bambini, faticano a comprendere. Ed è difficile trovare le parole per spiegare loro che gli stiamo lasciando un mondo schifoso. Ed è difficile trovare gli argomenti per allontanare da noi la responsabilità di aver modellato questo mondo schifoso.
DA LEGGERE
FILI DI PACE RETE DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
DETESTO I POTENTI CON TUTTO IL CUORE [FIORELLA MANNOIA]
NON SI SPEGNE UN FUOCO CON LA BENZINA [TONIO DELL’OLIO]
NOI, GLI ALTRI, LA PAURA. LA FOBIA DELL’ISLAM [SANTIAGO ALBA RICO]
IL DEMONIO, IL SUICIDIO E LA GUERRA [FRANCO BERARDI BIFO]
L’ISIS E LA RISORSA PETROLIO [MARIA RITA D’ORSOGNA]
COMINCIAMO DAL RIFIUTO [ASCANIO CELESTINI]
Dopo l’attacco alle torri gemelle mi sono detto: il più grosso problema adesso è Bush. Avevo ragione.
Dopo gli attentati di Parigi della scorsa settimana mi sono detto: per fortuna Hollande non è Bush. Avevo torto.