Per il 18 dicembre le previsioni erano chiare: soffieranno venti da nord-ovest a una velocità superiore a 25 chilometri orari. Quel vento investe maggiormente il quartieri Tamburi e Paolo VI e, a seguire, l’intera città, con tutto il carico enorme di polveri inquinanti… È uno dei Wind days, le giornate in cui un’ordinanza comunale impone la chiusura delle scuole materne, elementari e medie. Per non abituarsi a questo inferno è nato Tamburi combattenti: un gruppo di abitanti si incontrano ogni settimana per portare avanti iniziative sulla chiusura delle fonti inquinanti, sulle necessarie bonifiche dei terreni e delle falde acquifere ma anche sul reimpiego dei lavoratori attualmente alle dipendenze delle industrie inquinanti. C’è anche da sostenere i percorsi dei bambini costretti a saltare altri giorni di scuola per tutelare la propria salute e non sempre altri cittadini e scuola vanno incontro alle loro esigenze…
di Tamburi combattenti
Dall’inizio dell’anno scolastico i nostri bambini e bambine hanno già perso dieci giorni di lezioni. Immaginate le difficoltà nel seguire il programma? Ciò che però non sapete sono le difficoltà per alcuni nel recuperare le lezioni perse e i compiti assegnati. A nulla servono alcune chat di classe per le comunicazioni importanti, secondo uno spirito di collaborazione e solidarietà tra i genitori. Accade invece che per alcune classi i compiti non vengono passati e per gli scolari diventa assai difficile stare al passo, rimanendo indietro con sforzi immani per seguire i compiti. Non conosciamo l’oscuro motivo di questa opposizione.
Siamo consapevoli che non mandare i propri figli e le proprie figlie a scuola durante le giornate di Wind Days li penalizza ma per noi la tutela della loro salute è altrettanto importante quanto il diritto allo studio e non è certo attribuibile a noi la colpa di una tale situazione.
Dovete sapere anche che, in previsione delle giornate di Wind Days, qualcuno del personale docente raccomanda agli studenti di andare ugualmente a scuola. Noi lo riteniamo inaccettabile secondo il principio di libera scelta. La nostra infatti non è una ripicca, le nostre preoccupazioni sono fondate e oltre a subire la negazione del diritto allo studio, subiamo anche l’omertà.
Ma non è finita. Qualche insegnante ha riferito agli studenti che, per recuperare le lezioni perse, si rischia di dover rinunciare alle gite scolastiche. Dobbiamo interpretarla come una intimidazione o una minaccia?
Noi non vogliamo fare guerra alla scuola ma a chi ci ha messo in queste condizioni, la scuola (quale luogo di educazione e preparazione alla vita) dovrebbe però sostenere i genitori, non opporsi o mettere ulteriormente in difficoltà le famiglie già osteggiate e piegate dalla volontà industriale.
Ma poi, persiste una domanda lecita: come mai le scuole restano aperte durante le giornate di Wind day (con la sola limitazione oraria di uscita) mentre le attività pomeridiane vengono annullate? Una contraddizione questa che evidenzia la noncuranza e l’abbandono che subiamo ogni giorno. Nel frattempo, il 18 dicembre verranno annullati i colloqui e nuovamente i canti natalizi.
È proprio vero che i bambini e le bambine del quartiere Tamburi non vivono una vita normale come tutti gli altri. Le loro e le nostre vite sono piegate dalla volontà industriale.
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