Sono cresciuto come musicista nella Roma degli anni ’90. Quella de Il Locale, il Classico e il Caffè Latino. Come tutti i giovani armati di chitarra avevo la mia band, i miei progetti di carriera discografica e le energie dei vent’anni. All’epoca prendevamo la 500 di un amico (quella vera, non la sua evoluzione fighettaradicalcostosa) e giravamo seminando cassette. Audio, non della frutta. E devo ammettere che bastava avere un buon progetto e il numero di telefono del direttore artistico per rimediare la data. E poi se piacevi ti richiamavano pure. Bei tempi.
Oggi si straparla della crisi del mercato discografico, io posso orgogliosamente dire di averla vista nascere, visto che le avvisaglie iniziarono di li a poco, nel post-grunge. Quello che di cui si parla poco è invece la sovrabbondanza di proposta musicale che si è sviluppata grazie alle nuove tecnologie. Hanno reso accessibile una montagna di informazioni che fino a dieci anni fa passavano per lo spartito di un amico, il fratello maggiore, una scuola prestigiosa. Oggi c’è il web. E hanno anche reso meno necessario un certo livello di apprendimento, fatto di studio e di strada. Oggi c’è il pc, Autotune, l’editing. Farsi una registrazione decente è alla portata di tutti, davvero, mentre all’epoca bisognava saper eseguire esattamente ciò che finiva sulla cassetta, non si poteva aggiustare più di tanto. E bisognava risparmiare per pagare uno studio, quindi non volevi andarci impreparato e studiavi, provavi.
Quindi la situazione è la seguente: tanti artisti con demo più o meno aggiustati, tanti contatti di locali grazie ai network. Come si combinano questi due elementi? I gestori dei locali dove si fa musica dal vivo, che sono parecchi a Roma per fortuna, ricevono letteralmente una valanga di mail e demo, tutti quantomeno mediocri. Risultato? I direttori artistici non ascoltano i demo, non rispondono alle mail e quasi sempre manco al telefono.
Quindi che deve fare un musicista che voglia suonare la propria musica? Tadaaaa (e qui parte il jingle).
Come quando eravamo piccoli: crescere il più possibile, sviluppare una reputazione tra i musicisti più grandi, frequentare i loro concerti e dulcis in fundo… ma solo in fundo, farsi presentare il direttore artistico e proporre la propria arte. Poi tentare di essere piacevoli, telefonare, richiamare, richiamare, richiamare finché non rispondono… In sostanza, fare della sana relazione diretta costruita sul guardarsi in faccia, sulla raccomandazione per merito, sulla garbata insistenza.
* compositore
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